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L’intelligenza artificiale sta completamente cambiando i motori di ricerca

Microsoft sta già facendo buon uso dei suoi investimenti in OpenAI integrando ChatGPT in Bing. Intanto il tentativo di Google di recuperare terreno inciampa in un errore fattuale. E nel prossimo futuro si potrebbero creare serie frizioni con chiunque pubblica contenuti sul web.

Microsoft ha rivelato una nuova versione del suo motore di ricerca Bing, con nuove funzionalità basate sulla tecnologia che alimenta l’intelligenza artificiale alla base di chatGPT, il modello linguistico di grandi dimensioni che ha conquistato il mondo dal suo lancio alla fine del 2022. L’azienda sta inoltre apportando miglioramenti basati sull’intelligenza artificiale al suo browser Edge: l’integrazione dell’intelligenza artificiale con la ricerca online e la navigazione, almeno nelle intenzioni di Microsoft, inaugurerà una nuova era per il Web.

“È un nuovo giorno per la ricerca web. La competizione inizia oggi e noi ci muoveremo velocemente”, ha dichiarato Satya Nadella, CEO di Microsoft, presentando le nuove funzionalità. “Soprattutto, vogliamo divertirci a innovare di nuovo nel campo della web search, perché è giunto il momento”.

Microsoft ha mostrato alcune demo del “nuovo Bing”. Durante una ricerca, il modello AI può fornire annotazioni o chattare e interagire con gli utenti in maniera simile a ChatGPT. La differenza più importante tra il modello utilizzato da Microsoft (GPT 3.5) e ChatGPT (GPT3) è che ora il “BingGPT” alimentato dall’intelligenza artificiale può raccogliere informazioni sull’attualità e sugli eventi più recenti e utilizzarle per rispondere alle domande degli utenti. Il chatbot di OpenAI, invece, è stato addestrato con dati raccolti prima dell’estate del 2021. Il nuovo Bing dotato di intelligenza artificiale è già disponibile in anteprima per gli utenti desktop previa iscrizione a una lista d’attesa.

Microsoft negli anni passati è rimasta sempre indietro rispetto a Google nella ricerca. A Bing mancano la trazione e la massa critica di utenti di Google Search. Tuttavia, quanto a integrazione dell’intelligenza artificiale nel motore di ricerca, oggi Microsoft gode di un vantaggio competitivo non da poco. L’azienda ha investito in tempi non sospetti su OpenAI, la startup che sta dietro a ChatGPT, e di recente ha annunciato un ulteriore round di finanziamenti per una somma che fonti del settore collocano a circa 10 miliardi di dollari. 

Pressata dagli investimenti e dai nuovi prodotti di Microsoft, Google ha sentito la necessità di mostrare i risultati dei suoi team interni che lavorano sui modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) e di spiegare come intende contrastare la minaccia rappresentata da LLM come ChatGPT al suo predominio nel campo della ricerca Web. La risposta di Big G si chiama “Bard”, una nuova IA conversazionale che l’azienda prevede di integrare in Google Search in tempi relativamente brevi e che, per ora, è disponibile solo per una piccola coorte di tester selezionati.

Google ha definito Bard un “servizio sperimentale di IA conversazionale” basato su LaMDA, il modello made in Google concorrente diretto di GPT-3. Secondo il CEO di Google, Sundar Pichai, “Bard può essere una valvola di sfogo per la creatività e un trampolino di lancio per la curiosità, aiutandovi a spiegare le nuove scoperte del Telescopio Spaziale James Webb della NASA a un bambino di 9 anni, o a saperne di più sui migliori attaccanti del calcio in questo momento, e poi a fare esercitazioni per migliorare le vostre abilità”.

Sebbene sia lecito supporre che Google stesse lavorando a Bard da tempo, il rilascio pubblico inaspettato di ChatGPT lo scorso novembre ha costretto lazienda a preparare una versione del prodotto rivolta ai clienti con pochissimo preavviso. Forse proprio a causa di questa pressione, una delle demo utilizzate da Google per mostrare le funzionalità di Bard conteneva un errore abbastanza marchiano: in una risposta al prompt suggerito da Pichai, Bard sostiene che il telescopio spaziale James Webb abbia scattato la prima foto di un esopianeta. Non è così, e molti astronomi si sono affrettati a sottolinearlo su Twitter e altri social.

L’errore è la prova di una preoccupante tendenza di tutti i LLM a presentare le proprie “allucinazioni informative” come verità assolute. Gli errori di ChatGPT, ampiamente commentati sui social media, almeno non sono finiti nella presentazione di Microsoft. L’errore pubblico di Google, invece, è stato visto come un segno della presunta impreparazione dell’azienda ad affrontare la concorrenza di Microsoft. Le conseguenze non si sono fatte attendere: Alphabet ha perso il 7% in borsa, bruciando circa 100 miliardi di dollari in poche ore.

Sebbene desiderose di dimostrare ciò che l’intelligenza artificiale può fare per cambiare la ricerca web, Microsoft e Google devono però ancora rispondere a una serie di domande fondamentali sull’integrazione delle LLM nei loro search engine. In particolare: se il futuro della ricerca passerà attraverso IA conversazionali che forniranno agli utenti risposte senza mai lasciare la pagina di ricerca, cosa accadrà all’economia del Web?

Se Bing e Google Search smetteranno di inviare utenti e visite dai loro motori di ricerca ai siti web da cui provengono le informazioni, come potranno questi siti continuare a essere pubblicati? E come conseguenza finale, se la pubblicazione di un sito web non sarà più un’attività redditizia in futuro per colpa delle IA, dove pescheranno Bing e Google Search le informazioni di cui hanno bisogno per presentare i risultati e addestrare i loro Large Language Models?

Visto che né Google ne Microsoft hanno fornito risposte esaustive a queste domande, noi le abbiamo poste a chatGPT. Ecco che cosa ha da dire l’IA in propria difesa: 

Queste sono domande importanti che affrontano le implicazioni dell’integrazione dell’IA nei motori di ricerca. Il futuro della ricerca web potrebbe effettivamente essere influenzato dall’utilizzo di AI conversazionali che forniscono risposte direttamente ai loro utenti, ma questo potrebbe anche avere un impatto sull’economia del web.

Se i motori di ricerca smettessero di inviare utenti e visite ai siti web da cui provengono le informazioni, questi siti potrebbero non essere più in grado di continuare a essere pubblicati e l’attività di pubblicazione potrebbe diventare meno redditizia. Tuttavia, è importante notare che questo scenario potrebbe non essere probabile o, se accadesse, potrebbe non accadere in modo rapido.

Per quanto riguarda le informazioni che Bing e Google Search utilizzerebbero per presentare i loro risultati e addestrare i loro modelli linguistici, questi motori di ricerca potrebbero continuare a utilizzare diverse fonti di informazioni, come database pubblici, informazioni fornite dalle aziende, e fonti di informazioni online. Potrebbe anche essere possibile che si sviluppi un modello economico diverso che permetta ai siti web di essere pubblicati e monetizzati in modo diverso.

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