À ciel ouvert, Open-Air

Con tre opere gialle e rosse che creano altrettanti punti di vista, l’artista franco-svizzero Felice Varini si confronta con il tetto-terrazza della Cité Radieuse di Le Corbusier a Marsiglia.

Dopo Xavier Veilhan, Daniel Buren e Dan Graham, Felice Varini si confronta, fino al 2 ottobre, con l’architettura di Le Corbusier al MAMO, il centro d’arte creato da Ora Ito sulla terrazza sul tetto della Cité Radieuse di Marsiglia (Francia).
Felice Varini, Triangles percés, Marseille 2016 “A ciel ouvert”, MAMO – Centre d’Art de la Cité Radieuse, Marseille. Photo André Morin
L’artista franco-svizzero che vive a Parigi si trova in una situazione unica, “È la prima volta che mi capita di esporre sopra e nell’architettura progettata da Le Corbusier. Questo posto è un punto di riferimento, ha sempre avuto su di me una grande influenza. Si tratta di un vero e proprio microcosmo, concepito come una piccola città con la sua gamma di volumi complessi, una piccola città con una vista sulla grande città di Marsiglia. Ed è estremamente eccitante!”
Felice Varini, Triangles percés, Marseille 2016 “A ciel ouvert”, MAMO – Centre d’Art de la Cité Radieuse, Marseille. Photo André Morin
Felice Varini ha occupato l’intera terrazza con tre pezzi (rossi e gialli) che offrono tre diversi punti di vista. La scelta fatta da Ora Ito in favore di Felice Varini è stata logica: considerandolo uno dei pochi grandi artisti contemporanei “in grado di utilizzare, sottolineare ed evidenziare una singola architettura alla pari di una città intera. Lo spazio è il suo mezzo naturale, sono molto orgoglioso di avergli fatto conoscere questa terrazza che in precedenza aveva visto solo in fotografia.
Felice Varini, Triangles percés, Marseille 2016 “A ciel ouvert”, MAMO – Centre d’Art de la Cité Radieuse, Marseille. Photo André Morin
Il punto di vista funziona come un punto d’interpretazione, un potenziale punto di partenza per avvicinarsi alla pittura e allo spazio. La forma dipinta acquista sginificato quando lo spettatore si trova in questo preciso luogo. Quando lo spettatore abbandona il punto di vista, il lavoro incontra lo spazio generando un numero infinito di vista. Quindi, non vedo il lavoro attraverso questo primo punto di osservazione; l’opera è racchiusa in tutti i punti di vista che lo spettatore può creare”.
Felice Varini, Triangles percés, Marseille 2016 “A ciel ouvert”, MAMO – Centre d’Art de la Cité Radieuse, Marseille. Photo André Morin
Felice Varini è nato nel 1952 a Locarno, Svizzera. Ora vive a Parigi. Lavora in situ in luoghi diversi di volta in volta e, di conseguenza, il suo lavoro evolve in relazione a un posto. “Generalmente, setaccio un luogo prendendo spunto dalla sua architettura, dai materiali, dalla storia e dalla funzione. Sulla base delle sue doti spaziali diverse, definisco un punto di vista attorno al quale la mia opera prende forma. Per me un punto di vista è un punto nello spazio che ho scelto con cura: di solito, è situato al livello del mio sguardo e, preferibilmente, in un passaggio chiave; per esempio quando una stanza conduce a un’altra, un punto di arrivo, e così via; non decido regole a priori, poiché non tutti i luoghi hanno un percorso ovvio. La scelta è spesso arbitraria”.

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