Dal cucchiaio al mondo

Al MAXXI una mostra che racconta con oltre 50 opere come il cibo attraversa, cambia e influenza il corpo, la casa, le strade, le città, il paesaggio di tutto il mondo.

WFP (World Food Programme) - The Family Meal The Family Meal è un progetto fotografico realizzato dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) e il Dipartimento di Aiuti Umanitari e protezione civile della Commissione Europea (ECHO) con foto di Chris Terry scattate in Ciad, Birmania, Ecuador, Niger e Giordania, visitando le famiglie assistite dal WFP  con il sostegno di ECHO, su un tema: cosa significa un pasto in famiglia?
Ogni anno in tutto il mondo un terzo del cibo prodotto va sprecato o perso (1.3 miliardi di tonnellate!); le perdite e gli sprechi equivalgono a 680 miliardi di dollari nei paesi industrializzati e 310 miliardi nei paesi in via di sviluppo.
Ogni giorno a Mumbai 4.000 persone chiamate dabbawala consegnano 160.000 pranzi cucinati in casa da mogli e madri per i lavoratori della città. Ci sono architetti che hanno progettato arnie per la città e artisti che hanno fatto della condivisione del cibo una forma di arte; maestri dell’architettura del Novecento che hanno progettato città ideali dove urbanità e agricoltura si integrano e studi contemporanei che hanno disegnato mercati ortofrutticoli che si trasformano in spazi per eventi.
orri di gradazione salina, Stanis Ław Staszic 1824-1827, Ciechocinek, Polonia. Photo Andrea Jemolo
In apertura: WFP (World Food Programme), The Family Meal. The Family Meal è un progetto fotografico realizzato dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) e il Dipartimento di Aiuti Umanitari e protezione civile della Commissione Europea (ECHO) con foto di Chris Terry scattate in Ciad, Birmania, Ecuador, Niger e Giordania, visitando le famiglie assistite dal WFP con il sostegno di ECHO, su un tema: cosa significa un pasto in famiglia? Sopra: Torri di gradazione salina, Stanis Ław Staszic 1824-1827, Ciechocinek, Polonia. Photo Andrea Jemolo
Ogni giorno le questioni legate al cibo e alla nutrizione hanno un impatto sullo “spazio vitale” delle persone, a partire dall’ambito domestico fino a influenzare l’equilibrio del pianeta. Questi temi vengono affrontati dalla mostra “Food dal cucchiaio al mondo”, a cura di Pippo Ciorra insieme allo staff curatoriale del MAXXI Architettura e del MAXXI Arte.
“Food dal cucchiaio al mondo” racconta visioni, tradizioni ed esperienze diverse presentando progetti architettonici, storie e opere d’arte. Si passa dalla Chashitsu, la camera per la cerimonia giapponese del tè ricostruita in dimensioni reali, alle immagini della celebre performance Pig Roast realizzata a New York nel 1971 da Gordon Matta-Clark e quelle di Honigpumpe am Arbeitsplatz di Joseph Beuys, esposta nel 1977 a Documenta; dai progetti di città ideali di Le Corbusier, Frank Lloyd Wright e Ignazio Gardella alla surreale installazione Giant Mushroom di CarstenHoller; dalla prima cucina moderna progettata nel 1926 a Francoforte e a quella ipercontemporanea dello studio Snøhetta per lo chef americano Thomas Keller; dalla ricostruzione della White Limousine, il ristorante mobile dei giapponesi Atelier Bow-Wow al cibo degli astronauti. E ancora: la fattoria del futuro di Van Bergen Kolpa Architecten, il video Alphabet dell’artista Mohamed Allam e la grande pittura a parete Del Montte di Minerva Cuevas (2013); una perfomance ad hoc per la mostra del collettivo cinese Yangjiang Group e una di Pedro Reyes.
Winecenter Kaltern, Italy 2006 Foto © Hertha Hurnaus
feld 72, Winecenter, Kaltern, Italia, 2006. Photo © Hertha Hurnaus

Dice Pippo Ciorra, curatore della mostra: “Con questa mostra il MAXXI si assegna il compito di esplorare in profondità, far esplodere le contraddizioni legate allo spazio del cibo, croce e delizia, glamour e miseria dell’umanità. Cerchiamo di farlo mettendo a confronto, senza filtri, le molte visioni del mondo e dello spazio del cibo, che si accompagnano a un tema che mette insieme profitto, moda e lusso con questioni di etica globale, biopolitica planetaria, emergenze sociali e umane che tolgono il respiro.

Quella che presentiamo non è una mostra sul cibo né una rassegna su come il cibo abbia ‘ispirato’ architetti e artisti. Cerchiamo piuttosto di indagare quell’area vasta nella quale cibo e progetto – architettonico, urbanistico, artistico – si incontrano per contribuire insieme a definire lo spazio fisico e concettuale in cui viviamo”.

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