La Fondazione Florens, dopo il successo ottenuto con la prima edizione della Settimana Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali nel novembre 2010, continua il suo percorso di approfondimento, presentando a Firenze la lezione di un grande intellettuale del nostro tempo. Gli argomenti trattati da Clément sono identificabili con i principali obiettivi di Florens: intercettare nuove visioni, creare una discussione sui temi inerenti la cultura del paesaggio e analizzare lo scontro tra civiltà e ambiente naturale. Sembra essere questo il momento più opportuno, anche dal punto di vista politico, dal momento che in questi mesi si stanno discutendo le regole per stabilire un rapporto equilibrato tra sviluppo delle città, incremento delle infrastrutture e tutela del paesaggio. Ecco allora che la visione poeticamente narrata di Clément penetra anche nella discussione politica di questi tempi e apre una terza via su scala planetaria.

Indispensabile per il giardiniere, come Clément stesso ama definirsi, è innanzi tutto l'educazione dello sguardo, allo scopo di acquisire la facoltà di rinvenire ciò che nel mondo vegetale è al contempo invisibile e fondamentale. in tal senso il suo ultimo libro, Il giardino in movimento (Quodlibet 2011) – che a Firenze viene presentato in anteprima – fa da complemento al Manifesto del Terzo paesaggio, integrandone e arricchendone le idee in forma più estesa e narrativa.

A Firenze, Clément illustrerà minuziosamente diversi casi per rendere trasparente cosa significhi dare corpo a un'idea paradossale come quella di "giardino in movimento", spazio in cui la natura non è assoggettata e soffocata dalle briglie di un progetto, di uno schema preconfezionato, e dove spesso è più prezioso sapere cosa non fare anziché intervenire e aggredire. Si apprenderà allora l'arte di agevolare, favorire, incoraggiare, e mentre «il gioco delle trasformazioni sconvolge costantemente il disegno del giardino», sia il giardiniere, inteso come il «guardiano dell'imprevedibile», sia il visitatore, potranno nutrirsi delle immancabili dosi di sorpresa che la natura riserva loro quando si esprime finalmente nella sua pienezza.

Ecco allora che non parrà strano leggere nel suo manifesto (che come tutti i manifesti annuncia un'avanguardia non solo di linguaggio ma anche di comportamento) frasi come: " Elevare l'indecisione fino a conferirle dignità politica. Porla in equilibrio col potere. "Considerare la non organizzazione come un principio vitale grazie al quale ogni organizzazione si lascia attraversare dai lampi della vita. Avvicinarsi alla diversità con stupore. Considerare la mescolanza planetaria – meccanica inerente al terzo paesaggio – come un motore dell'evoluzione. Presentare il terzo paesaggio, frammento indeciso del Giardino planetario, non come un bene patrimoniale, ma come uno spazio comune dl futuro. Elevare l'improduttività fino a conferirle dignità politica. Proteggere i siti toccati da credenze come un territorio indispensabile per l'errare dello spirito. Confrontare l'ipotesi con altre culture del pianeta, specialmente quelle culture i cui fondamenti poggiano su un legame di fusione tra l'uomo e la natura".

Lunedì 4 aprile 2011, ore 17.00
Aula Magna del Rettorato
Piazza San Marco 4, Firenze
A cura di Pino Brugellis e Sergio Risaliti