Flessibile ed economico: un micro appartamento nella Milano contemporanea

Nella città italiana, come in tutte le grandi metropoli del mondo, i modi dell’abitare sono in rapida trasformazione: in un contesto tanto complesso il progetto di Tenet ha ripensato, con un budget contenuto, uno spazio di 45 mq. 

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1082, settembre 2023.

Mentre monta il dibattito sugli effetti che le piattaforme per affitti brevi hanno su città e territori, l’abitare si trasforma sotto i nostri occhi. In Italia, dove si stima che il tasso di proprietà immobiliare superi il 70 per cento, le crisi degli ultimi anni hanno reso questo mercato una fonte di reddito privato importante. Il progetto di Casa Celeste, ultimato nel 2023 a Milano, non è solo un adeguamento a questo nuovo uso, ma è una ricerca sulla forma architettonica di quella che sta (forse inevitabilmente) diventando una nuova tipologia.

Pochissimi elementi fissi, flessibilità e finiture allo stesso tempo artigianali e contemporanee: l’intervento di Tenet ripensa 45 mq seguendo questi cardini e un budget contenuto. L’unità si trova in corrispondenza della piegatura di una delle stecche che definiscono la cortina edilizia del complesso dell’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari al quartiere San Siro Baracca (1942), disegnato da Vincenzo Columbo. In una pianta, che è “un geode” che evoca “la forma urbis di Milano”, come raccontano i progettisti, l’impianto dei servizi è ruotato e trasformato in un volume che si sporge verso l’ambiente principale.

Casa Celeste, Milano, Italia, 2023

Il bagno è interamente rivestito con piastrelle 5 x 15 cm, lucide e dalle superfici irregolari, disposte a creare continuità fra i due ambienti. La superficie s’interrompe nella zona giorno-notte, dove sono mantenute le graniglie bianche e nere originali, per poi riprendere nella cucina. Qui, le piastrelle rivestono i due ripiani principali, che si distendono paralleli alla pianta marcatamente allungata del locale. Dove insistono fuochi e lavello, il rivestimento sale a fare da paraschizzi e scende sul bordo per citare liberamente Franco Albini nell’appartamento di Caterina Marcenaro a Palazzo Rosso, Genova (1961).

Le piastrelle servono anche a definire i tre arredi fissi principali: il letto incassato in un’alcova e schermato da una tenda azzurra, il divano-contenitore, e il tavolo. Le pareti sono finite con un tonachino bianco caldo e materico normalmente utilizzato per gli esterni, a eccezione del volume dei servizi, caratterizzato da un rasante base cemento. Entrambi questi materiali, usati per lo studio, realizzano un effetto “non finito”, parte dell’identità che si è cercata per l’alloggio. 

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