Un archivio di scuole per la 4. Istanbul Design Biennial

Casi studio, teorie, edifici e sperimentazioni. In occasione della manifestazione curata da Jan Boelen, Domusweb presenta una serie di approfondimenti sul tema dell’educazione.

Riccardo Dalisi, Animazione al Rione Traiano, 1971-1975. © Archivio Dalisi

“An archive of schools” è un progetto editoriale di Domusweb, a cura di Salvatore Peluso, che in occasione della 4. Istanbul Design Biennale (IDB) crea un archivio digitale in perpetuo movimento. Articoli storici della rivista e del sito di Domus saranno affiancati ad approfondimenti contemporanei, per dar vita a un flusso sinergico di accumulazione (archivio) e distribuzione di sapere (scuola). Un momento di dibattito sarà inoltre organizzato in occasione della biennale, per cui discuteremo la nostra ricerca con alcuni ospiti internazionali e i curatori della manifestazione.

Cos’è una scuola? È un luogo – fisico o ideale – dove il sapere viene prodotto o trasmesso, è un luogo di scambio e di transizione. È anche un insieme di individui che partecipano a questi processi, spesso anche involontariamente, palsmando un particolare indirizzo di pensiero o un metodo di lavoro. Cos’è un archivio? È una raccolta di atti, testi, immagini o oggetti di vario tipo. Un insieme di dati aggiornato costantemente o periodicamente e organizzato secondo un criterio ben preciso. Un archivio più essere un luogo fisico, una collezione personale, un sito web o una rivista.

Intitolata “A school of schools”, la manifestazione curata da Jan Boelen prova a ridefinire il significato di scuola; è una piattaforma aperta che sperimenta e rivisita tutta una serie di strategie educative che riflettono sul ruolo del design, del sapere e della connettività globale contemporanea.  Con “An archive of schools”, Domusweb approfondisce i temi affrontati dalla Istanbul Design Biennale e crea uno spazio digitale che continua anche dopo la fine della manifestazione.

La biennale stessa si può considerare un archivio di pratiche. La scelta curatoriale dell’open call ha infatti prediletto il metodo dell’accumulazione di idee, progetti ed esperienze, piuttosto che quello assertivo della selezione diretta dei partecipanti. La biennale è un dispositivo di ascolto di quali sono le urgenze contemporanee, e da queste struttura un discorso articolato. Secondo l’architetto e teorico Markus Miessen “non ha senso considerare un archivio come qualcosa di statico, come un generico contenitore di conoscenze. L’archivio può invece essere pensato come una serie di materiali che comunicano tra loro, essere costantemente ri-animati e generare conversazioni, in modo da produrre nuovi significati e relazioni. [...] I materiali d’archivio inoltre, non solo possono essere ricontestualizzati, ma possono anche essere motivo di incontro e diventare quindi stimolo di nuove forme di dibattito.” (The Archive As a Productive Space Of Conflict, 2015)

The Global School, Pechino
The Global School, foto di un workshop a Pechino, 2018. Immagine Foukography

Una parte rilevante della ricerca è sviluppata in collaborazione con gli studenti del corso Stigmergy Family Studio, tenuto dalla designer e ricercatrice Martina Muzi al Social Design Master della DAE (Design Academy di Eindhoven). Il corso guarda agli ecosistemi produttivi globali e ai sistemi sociali che li supportano. Studia le infrastrutture visibili e invisibili di prodotti, materiali, idee, informazioni, tecnologie… Questo esperimento pedagogico è stato impostato da Muzi come un archivio in perenne mutazione: un set iniziale di riferimenti, testi e casi studio è stato rimodulato dagli studenti del corso per immaginare dei prototipi, che, archiviati in una piattaforma digitale (che sarà presentata alla 4. Istanbul Design Biennial), diventeranno i materiali di partenza dei corsi successivi.

“An archive of schools” è il modo con cui continuiamo ad imparare: dai grandi maestri del passato, pubblicati sulle pagine della rivista, ai progetti di designer contemporanei, che esporranno le loro sperimentazioni a Istanbul, e agli studenti che con entusiasmo immaginano prototipi e processi del futuro.

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