The Shard

L’edificio più alto d’Europa è una torre a forma di scheggia, parte di una genealogia di grattacieli eterei e ipertecnologici progettati negli ultimi vent’anni da Renzo Piano.

Renzo Piano Building Workshop, architects, in collaborazione con Adamson Associates, The Shard, London Bridge Tower, Londra, Regno Unito, 2000-2012. Foto © Michel Denancé

“The Shard”, la denominazione con cui viene comunemente chiamata la London Bridge Tower di RPBW Renzo Piano Building Workshop, è uno degli edifici simbolo della Londra degli anni 2000. Frutto di un’iniziativa privata, la sua realizzazione s’inquadra più largamente nell’ambito della visione urbana per la capitale inglese promossa dall’allora sindaco laburista Ken Livingstone. “The Shard” ne rappresenta l’esito più clamoroso e più consistente sul piano volumetrico, ma ne incarna anche gli aspetti più controversi.

Da un lato, la localizzazione dell’edificio, immediatamente adiacente alla stazione ferroviaria di London Bridge, è coerente con il programma di Livingstone di densificazione attorno ai nodi del trasporto pubblico. Per altro, la stessa stazione è stata riqualificata contestualmente alla costruzione di “The Shard”, e a spese del suo promotore. Al tempo stesso, la sua realizzazione è il punto nodale e il volano di una più estesa operazione di urban regeneration e valorizzazione immobiliare del quartiere di Southwark, i cui esiti contraddittori sul piano architettonico, urbanistico e sociale, simili a quelli verificatisi in molte parti di East London, sono emersi con evidenza nell’ultimo decennio.

Nella carriera di Renzo Piano “The Shard” è il primo ad avviarsi di una sequenza di progetti per grattacieli che lo hanno impegnato a partire dagli anni 2000. È stato seguito a breve distanza temporale dalla sede del New York Times a New York (2004-2007), da quella d’Intesa Sanpaolo a Torino (2011-2015), e dal più recente edificio alto per il Palazzo di giustizia di Parigi (2011-2017). Tutte queste architetture hanno in comune la loro concezione non tanto come solidi compatti e massivi, ma piuttosto come vuoti, scanditi dalla sovrapposizione delle solette, e racchiusi dagli schermi bidimensionali delle loro facciate.

Se a New York, Torino e Parigi Piano ripropone la forma elementare del parallelepipedo, singolo nei primi due casi, combinato con altri parallelepipedi in Francia, “The Shard” segna un punto di discontinuità nella sua ricerca sulle geometrie del grattacielo. In questo caso il vuoto è racchiuso da otto schegge (“shards” in inglese), che sono superfici diversamente inclinate e convergenti verso l’alto. Ne risulta una silhouette multisfaccettata e particolarmente affusolata, che diminuisce l’impatto visuale del complesso e, grazie al suo progressivo arretramento, permette di sfruttare al meglio la volumetria concessa dal regolamento edilizio. In questo senso, l’esperimento di Piano ricorda da vicino le leggendarie visioni per Manhattan elaborate da Hugh Ferris negli anni ’20, e raccolte nel volume The Metropolis of Tomorrow (1929).

L’estensione diversa delle solette, decrescente verso l’altro, guida la distribuzione dei diversi programmi all’interno dell’edificio. “The Shard” è un complesso multifunzionale che ospita uffici ai piani inferiori, un hotel e un sistema di spazi pubblici ad altezza multipla ai piani intermedi, e alloggi privati ai piani superiori. La sua guglia è occupata da un belvedere aperto al pubblico, affacciato su Londra da un’altezza di 240 metri. La varietà dei suoi programmi garantisce, almeno in teoria, il funzionamento dell’edificio 24 ore su 24.

Come negli altri grattacieli di Piano, anche nel caso di “The Shard” la facciata è una superficie complessa e altamente tecnologica, che si tridimensionalizza per ospitare i dispositivi utili a migliorare il comfort interno e il rendimento energetico dell’edificio. Qui è configurata come una doppia pelle vetrata ventilata naturalmente, in cui sono inserite sequenze di frangisole che si orientano automaticamente in base alla quantità di luce naturale che ricevono. A questi elementi si aggiungono le così dette “fratture” tra le schegge, che garantiscono la ventilazione naturale degli spazi comuni.

Con i suoi 310 metri, “The Shard” è attualmente l’edificio più alto di Londra, del Regno Unito e di tutto il continente europeo. È un’architettura certamente riconoscibile ma fondamentalmente aniconica, che aspira a scomparire nello skyline piuttosto che ad emergere da esso. Una delle sue immagini più celebri, e utilizzate più spesso per la sua promozione, è proprio quella della sua guglia che “svanisce” nelle nuvole o nella nebbia del cielo londinese. La sua asciuttezza linguistica e la sua sostanziale evanescenza lo allineano nuovamente agli altri grattacieli di Piano, lontani dalle bizzarrie e dalle vistosità tipiche di molti edifici alti contemporanei. Quelle di Piano sono torri eteree, che attraverso le loro trasparenze enfatizzate, e talvolta con le loro tonalità candide, tentano di compensare l’ingombro fisico e visuale che impongono ai paesaggi urbani in cui s’inseriscono.

Renzo Piano Building Workshop, architects, in collaborazione con Adamson Associates, The Shard, London Bridge Tower, Londra, Regno Unito, 2000-2012. Foto © Michel Denancé
Renzo Piano Building Workshop, architects, in collaborazione con Adamson Associates, The Shard, London Bridge Tower, Londra, Regno Unito, 2000-2012. Foto © Michel Denancé
Progetto:
The Shard
Programma:
residenze, uffici, spazi commerciali
Luogo:
Londra, Regno Unito
Architetti:
Renzo Piano Building Workshop, architects, in collaborazione con Adamson Associates
Completamento:
2012

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