OK
DOMUS: Scopri la Storica Rivista di Architettura, Design e Arte DOMUS: Scopri la Storica Rivista di Architettura, Design e Arte
edicola
ABBONAMENTI
  • Rivista
  • Digital Edition
  • Archivio Digitale
LINGUA
  • it
  • en
Ciao Logout
Sign up / Log in
  • News
  • Architettura
  • Interni
  • Design
  • Arte
  • Archivio
  • Prodotti
  • Assoluti del Design
  • Design Stories
  • Invia il tuo progetto
Sezioni
  • News
  • Architettura
  • Interni
  • Design
  • Arte
  • Archivio
  • Prodotti
  • Covers
  • Progettisti
  • Studi di architettura
  • Città Sostenibili
  • Gallery
  • Design Stories
  • Domus for Design
Magazine
  • Abbonamenti
  • Digital Edition
  • Questo Mese
  • Guest Editor
  • Archivio digitale
Speciali
  • Assoluti del design
  • Modern Work
  • DomusAir
  • Milano Design Week
  • Design nordico
Questo mese

Domus 1107 è in edicola

Seguici
LINGUA
  • it
  • en
Ciao Logout
Sign up / Log in
newsletter Icon
Risultati Nessun elemento trovato Ricerca troppo corta

      Disegnare l’aria: dal salvagente all’abitare, 22 microstorie di progetti gonfiabili

      Disegnare l’aria: dal salvagente all’abitare, 22 microstorie di progetti gonfiabili

      Prossima gallery

      BIG firmerà la sede di Siviglia del Centro comune di ricerca della Commissione europea

      Denis Santachiara Pisolò, Campeggi, 1997

      Con la sua visione tecnologica ma leggera del design, Santachiara propone da subito soluzioni innovative e audaci per l’ospitalità nell’abitare temporaneo e contemporaneo. Dentro un contenitore un po’ sgabello e un po’ tavolino di servizio si trova un involucro e un motorino elettrico che gonfia e, invertendo il flusso, sgonfia un materassino per un amico che fa tardi e non sa dove andare. 

      Courtesy Campeggi

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Jan Dranger, divano Innerling, Ikea, 1997

      Sviluppato da Ikea con un brand all'epoca nuovo, SoftAir, questa idea di sedute gonfiabili, sperimentate dalla metà degli anni '90 fu un insuccesso clamoroso anche se oggi è celebrato nell’ideale museo dei “grandi errori” che Ikea stessa pubblica nella sua storia. Gli oggetti, risultavano sì leggeri, ma instabili, elettrostatici (attiravano la polvere) e con un odore poco piacevole. Va dato merito al coraggio imprenditoriale e al pensiero innovativo del sistema di gonfiaggio, ottenibile anche con un asciugacapelli o un’aspirapolvere e non più con accessori dedicati.

      Courtesy Ikea

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Jan Dranger, sedia Rolig, Ikea, 1997

      Courtesy Ikea

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Blow, Zanotta, 1967

      La più citata e copiata innovazione del design pneumatico per la domesticità allargata (da usare dentro casa ma soprattutto fuori, all’aperto, su un prato, sull’acqua) come le visioni di quei giovani progettisti negli anni ’60 che invitavano già tutti a vivere il pianeta con un’altra vicinanza e un’alta sensibilità.

      Courtesy Zanotta

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Matali Crasset, chaise decompression, 2000

      Un esercizio di gran stile, condotto da una delle designer più innovative e raffinate di inizio millennio. Disegnare una semplice e asciutta sedia di legno o un invitante oggetto morbido e confortevole? Perché limitarsi quando la fantasia, insieme alla tecnologia, ci possono dare entrambe le soluzioni: il sedile per la seduta rimane immobile ma tutto intorno è uno spettacolo d’aria d’artificio.

      Courtesy Rendez-Vous Dèco

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Nick Crosbie, Egg Cup, Inflate Design, 1995

      Tanto è delicato un uovo, quanto ha bisogno di protezione. E cosa meglio di un piccolo e pratico salva-porta-uovo, accessorio funzionale e sorridente per iniziare la giornata “senza paura” e con il gusto giusto.

      Courtesy Inflate

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Nick Crosbie, Jar Stopper, Inflate Design, 1997

      Il detto popolare “il diavolo fa le pentole ma non fa i coperchi” – anche se la morale è un po’ diversa – ci torna utile per pensare a quando abbiamo un contenitore ma non la sua chiusura. E quindi se il diavolo non fa le chiusure, un bravo designer come Crosbie invece, ne fa una che va bene (quasi) per tutto. Gonfiare per credere.

      Courtesy Inflate

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Moreno Ferrari, Armchair Jacket, C.P. Company, 2000

      In un lavoro più ampio dedicato agli abiti “Trasformabili”, dove diverse giacche impermeabili (o parti di esse) diventano di volta in volta un aquilone, uno zaino, una tenda, con l’evoluzione della collezione e l’uso della tecnica gonfiabile, altri impermeabili diventano materassini e una seduta. Ogni cucitura, ogni piega, ogni tasca, ogni elemento di chiusura non è mai pensato fine a sé stesso e l’abito non è un semplice capo di moda, ma l’abito come l’abitare, è pensato come la prima casa del corpo.

      Courtesy Archivio C.P. Company

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Moreno Ferrari, Armchair Jacket, C.P. Company, 2000

      Courtesy Archivio C.P. Company

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Anna Haupt and Terese Alstin, Hövding/Invisible Bike Helmet, 2010

      Un casco serve soprattutto quando si “casca” e quindi: perché portare sempre, sperando di non cascare, un oggetto ingombrante sulla testa? Come progetto di laurea, che coincideva con una nuova legge sull’obbligatorietà dell’uso del casco per bambini, si aprì il dibattito anche per la sicurezza degli adulti e così le due designer “inventarono” questo airbag da indossare come un collare e che in una frazione di secondo, solo se serve, diventa un casco semi-integrale che protegge il capo dagli urti. Quando non serve protegge comunque il collo dagli sbalzi termici, nell’uso quotidiano della bicicletta.

      Courtesy Hövding

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Anna Haupt and Terese Alstin, Hövding/Invisible Bike Helmet, 2010

      Courtesy Hövding

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      University of Tokyo, PoIMo, 2020

      Un mezzo di trasporto trasportabile. Al di là del gioco di parole, questo prototipo a metà tra monopattino e scooter ha un corpo gonfiabile da cavalcare che si installa su un minitelaio motorizzato elettrico. Non ha bisogno di parcheggio, perché si sgonfia, si ripiega e si ripone in uno zaino, vicino alla scrivania.

      Courtesy The University of Tokyo & mercari R4D

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      University of Tokyo, PoIMo, 2020

      University of Tokyo, PoIMo, 2020

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Fredrik Tjærandsen, Balloon Dress, 2019

      È il progetto di tesi del giovanissimo e già acclamato Tjærandsen, in cui l’abito è letteralmente come una prima pelle, aderente lungo un corpo un po’ costretto. Pieghe piatte o appena accennate, ad un certo punto acquisiscono volume e un altro valore, gonfiandosi all’inverosimile fino a diventare un pallone che contiene lo stesso corpo, che ora può muoversi in uno spazio prossemico ideale, protetto come in una bolla colorata.

      Courtesy Fredrik Tjærandsen

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Snowcrash, Glowblow, 1997

      Una lampada il cui paralume gonfiabile cambia volume e, quindi, flusso luminoso. Nata da un collettivo scandinavo che alla fine dello scorso millennio sperimentava tutte le tecnologie possibili per il mondo del design, rimane uno dei primi esempi in cui l’aria ha un effetto positivo sulla luce di una lampada da terra.

      Courtesy Bukowskis

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Front, Surface Tension Lamp, 2012

      Una minimale fonte luminosa sospesa crea piccole e grandi bolle di sapone cangianti che fanno vibrare l'ambiente e lo riempiono di sorpresa oltre che di luminosa poesia. E anche quando scoppia la sorpresa, rimane una luce puntuale al servizio dello spazio, in attesa che la sorpresa si riaccenda.

      Courtesy Front Design

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Uto Balmoral, Wonder, Seletti, 2021

      È pura ironia mista a design, come Seletti ci ha ormai allegramente abituato: dalla smorfia sul viso al palloncino rigido, dalla lampadina che si accende colorando l’ambiente fino al designer che è una invenzione, e si definisce “un personaggio provocatoriamente creato per essere lui stesso prodotto”.

      Courtesy Seletti

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Michael Rakowitz, paraSITE, 1998

      Una ricerca tra arte e design che porta a un progetto sociale. Un parassita buono che propone mini alloggi d’emergenza per persone senza tetto. L’involucro è fatto con sacchetti di plastica da riciclare che disegnano un rifugio che si gonfia grazie agli scarichi di aria calda dei vari impianti cittadini. L’aria da così volume e struttura all’involucro e contemporaneamente lo riscalda, per sonni più o meno tranquilli di persone nella tormenta.

      Courtesy Michael Rakowitz

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Basic house, Martín Ruiz Azúa, 2001

      Chiusa sta in una tasca, aperta e piena d’aria disegna un ambiente minimo, una “casa basica”. Utilizzando le coperte isotermiche d’emergenza, che hanno due superfici diverse - argentate e dorate - per due funzioni differenti, e che sono facilmente ripiegabili perché spesse pochi decimi di millimetro, il designer disegna una pelle cubica di circa due metri per due con un foro circolare che sventolato cattura l’aria e non la lascia uscire, mantenendo per un certo tempo, pur effimero, un volume che protegge le azioni all’interno. 

      Courtesy Martín Azúa

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Tilo Ahmels, Wickelfisch, Basel, 2002

      Un oggetto per lo svago e per la promozione dell’uso acquatico della città di Basilea, dove d’estate migliaia di residenti e turisti si tuffano nel Reno e si lasciano cullare dalla dolce corrente, lungo i ponti della città storica. Un esempio di come il design è un ottimo strumento per la società, che può produrre un oggetto tanto simbolico quanto pratico che tutti i cittadini posseggono ed estraggono appena il sole scalda le rive del grande fiume. È una borsa colorata a tenuta stagna e a forma di pesce, in cui riporre i propri indumenti e che richiusa crea un “cuscinetto d’aria” natante che galleggia e sostiene il nuotatore fino all’uscita dall’acqua.

      Courtesy Tilo Ahmels

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Livialein, Threebaloon, 2010

      I palloncini sono giochi semplicissimi ma tanto magici per tutti i bambini, quindi Livia Rossi pensa bene di progettarne uno che non si gonfia mai da soli ma in compagnia. Anche perché spesso la forza fiato necessaria non è sufficiente e deve passare per gli adulti, così invece l’unione fa la forza e fa anche il divertimento.

      Courtesy The Index Project

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Lorenzo Damiani, Arianell’aria, 2016

      Un puro oggetto estetico che può anche concedersi una funzione, una presenza che invita al gioco e strizza l’occhio all’arte contemporanea. Nella scatoletta si trova un palloncino sgonfio munito di magnete che ferma su una base il volume gonfiato ad aria, a misura variabile. È un elemento d’arredo permanente per una azione temporanea, per giocare in libertà, anche solo con l’immaginazione. 

      Courtesy Subalterno1

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Junya Ishigami, Balloon, Museum of Contemporary Art, Tokyo, 2007

      Un oggetto architettonico teorico, puro e flottante, una struttura leggerissima d’alluminio che occupa lo spazio espositivo a mezz’aria e si sposta oscillando secondo le presenze dei visitatori, rendendo omaggio all’autore, giovane genio creativo della scuola giapponese dell’architettura contemporanea. 

      Courtesy © junya.ishigami+associates. Foto Yasushi Ichikawa

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      MAIO, Floating, Biennale Architettura di Chicago, 2017

      Sono colonne d’aria, galleggianti e staccate da terra, che attivano lo spazio e la discussione intorno alle ricerche di architettura, come elementi di allestimento anticonvenzionale, che continuamente riconfigurano gli spazi e si relazionano con le altre presenze più tradizionali, normalmente statiche, dell’architettura.

      Courtesy MAIO Architects

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      MAIO, Floating, Biennale Architettura di Chicago, 2017

      Courtesy MAIO Architects

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Matteo Ghidoni – Salottobuono, Teatrino, Triennale di Milano, 2018

      Un grande pallone aerostatico, alto come il Palazzo dell’Arte, segnala la presenza sul fronte del museo di un piccolo teatrino, contenuto e concentrato, coperto con un telo colorato che ombreggia e oscilla dolcemente mosso dal vento insieme ai rami degli alberi intorno. Dentro, una cavea gradonata intima ospita pubblico selezionato e attento alle interviste dei grandi protagonisti della Milano Design Week 2018. Oppure, sempre aperto, diventa luogo si sosta o di dibattito informale sempre a disposizione del pubblico dell’evento.

      Courtesy Salottobuono

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Leonardo da Vinci, “Salvagente”, 1487-1490

      In alcuni disegni dei Codici di Leonardo si trovano rappresentazioni di strumenti per “navigare” a corpo libero o, come in questo caso, quale “modo di salvarsi dalla tempesta”. Non è dato sapere se Leonardo lo pensasse rigido (in essenze lignee o fibre vegetali intrecciate) o gonfiabile (con pelli o budelli animali), ma è la prima rappresentazione nota della storia dell’arte e della tecnica che ci riporta questo oggetto nella sua forma più archetipica.

      Courtesy leonardodavinci-italy

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT

      Vai all'articolo
      Vai all'articolo
      • SHARE
      • PIN IT
      Loading
      Share
      • Sections
        • Design
      • Keywords
      • News
      • Architettura
      • Design
      • Arte
      • Opinion
      • Archivio
      • Prodotti
      • Progettisti
      • Correnti architettoniche
      • Edifici
      • Studi di architettura
      • Assoluti del design
      • Speciale Gio Ponti
      • Redazione & contatti

      • Seguici
      Note Legali

      Editorial DomusEditoriale Domus Spa
      Via G. Mazzocchi, 1/3
      20089 Rozzano (Mi) -
      Codice fiscale, partita IVA e iscrizione al Registro delle Imprese di Milano
      n. 07835550158
      R.E.A. di Milano n. 1186124
      Capitale sociale versato € 5.000.000,00 - All rights reserved - Privacy - Informativa cookie completa - Gestione Cookies

      China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon--mobile-logo icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram