Freak Andò, caccia al tesoro nel bazar del design

La mostra “Ombre, strappi e presenze. Il magazzino di Freak Andò attraverso l’obiettivo di sei autori” curata da Valerio Borgonuovo mette in mostra 60 scatti che interpretano il negozio-atelier più eclettico di Bologna.

In attesa di tornare a vivere appieno i musei, gallerie e spazi dedicati alle arti contemporanee, le cui programmazioni riaprono lentamente al pubblico, si registra con piacere la comparsa qua e là a macchia di leopardo di interessanti esperimenti espositivi ibridi, tanto nei contenuti (interdisciplinari), quanto nei formati: fisico, visita in presenza seppure contingentata; cartaceo nella veste di un portfolio in edizione limitata, e digitale con un sito web dedicato. Uno di questi è senz’altro la mostra fotografica “Ombre, strappi e presenze. Il magazzino di Freak Andò attraverso l’obiettivo di sei autori” curata da Valerio Borgonuovo e ospitata, per l’appunto, sia nei suggestivi ambienti dell’omonimo negozio-atelier di design, antiquariato e modernariato di Bologna, che nello spazio virtuale del web. I 60 scatti in mostra di differenti formati sono innanzitutto il risultato delle personali incursioni compiute da sei autori “variamente” emiliani, e lontani tra loro per formazione, esperienza, e attitudine, all’interno dello storico magazzino Freak Andò nella campagna bolognese, nel tentativo di fornire un’interpretazione della sua unicità ma anche di descrivere l’irriducibilità in immagini fotografiche di questo luogo così particolare.

Gino Bosa, artista, Ennio D’Altri, fotografo, Corrado Fanti, docente di filosofia, Andrea Maioli, giornalista, Joe Nemeth, mercante e Maurizio Marzadori, collezionista nonché padrone di casa, si misurano difatti con un “bazar” di 2.000 mq croce e delizia di ricercatori, mercanti, scenografi, architetti dove albergano oltre cento autori tra cui Hoffmann, Wagner, Basile, Mucchi, Zanuso, Albini, Sottsass, e tanti altri, in “una quotidiana caccia al tesoro, per ritrovare, attraverso pubblicità, marchi, analisi geografiche e memorie orali, l’identità di fabbriche e designer finora anonimi che hanno attinto con la propria creatività alla cultura e al gusto del proprio tempo”, come spiega Marzadori. Su queste premesse la mostra, allestita all’interno dell’ex chiostro cinquecentesco, opera di Giovanni Brensa da Como, in via delle Moline nel centro di Bologna, e dal 1996 sede del negozio Freak Andò in seguito a un attento restauro conservativo promosso dallo stesso Marzadori, si presenta secondo le parole di Valerio Borgonuovo “come una scatola cinese disorientante”.

Servizio posate di Giò Ponti, Ditta Krupp, Milano VI Triennale del 1936 (sinistra); Gastone Rinaldi, poltrone da cinema Ditta Rima, Padova anni ‘50 (in primo piano); Tappeto Art Deco "olandese"; Achille Castiglioni, lampada Arco, Ditta Floss 1962 originale dell’epoca; fotografie di Corrado Fanti (sullo sfondo); servizi da te in metallo cromato e alpacca, e vetri soffiati inizio ‘900; Freak Andò, Antiquariato Modernariato Arte Design, Bologna.

Si innesca un cortocircuito produttivo tra rappresentazione fotografica del magazzino, architettura storica del chiostro che la ospita, e arredi e oggetti con cui le fotografie sono poste in un dialogo talvolta stravagante. Si asseconda, così, lo straordinario eclettismo di questo negozio-spazio espositivo: è possibile passare da una credenza rinascimentale con cariatidi del ‘500 a un trono di Mario Ceroli della serie Mobili nella valle, dalla lampada umidificatore di Denis Santachiara alle poltrone cinema di Gastone Rinaldi, dalla Libreria Lips Vago a una consolle di Giovanni Michelucci, per giungere a oggetti rari o non in vendita come ombrellini futuristi, giocattoli e mobili da bambino appartenenti alla collezione privata di design per l’infanzia di Maurizio Marzadori. Una collezione innanzitutto di mobili da bambino per la casa e per la scuola, e poi di giochi, materiali didattici, riviste, complementi d’arredo e vestiti dalla fine dell’800 agli anni ‘70 del secolo scorso, che insieme disegnano la storia del design per l’infanzia e raccontano i mutamenti sociali, culturali e pedagogici di un secolo d’Italia.

Una collezione privata unica che vanta alcune migliaia di pezzi di autori e aziende come: Giò Ponti, Giuseppe Terragni, Bruno Munari, Antonio Rubino, Giuseppe Pagano (nato Pogatschanig), Alessandro Marcucci, Cova, Helen Konig-Lenci, l’Opera Nazionale Balilla, e Maria Montessori, per citarne alcuni. Ospitata in prestigiose istituzioni italiane e internazionali come il MoMA di New York e la Triennale di Milano, questa collezione è oggi in cerca di una sede permanente dove poter essere curata, esposta, fruita, e divulgata secondo un percorso di formazione, ricerca e sperimentazione sul children design e l’infanzia. “Ombre, strappi e presenze. Il magazzino di Freak Andò attraverso l’obiettivo di sei autori” si propone, dunque, di contribuire a far conoscere in maniera inedita uno straordinario patrimonio che connette cultura materiale, architettura, design e sapiente collezionismo.

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