Gli assoluti: 20 scrivanie imperdibili

Una carrellata tra grandi classici e battitori liberi del tavolo da lavoro. Un oggetto che continua a mutare forma seguendo tanto l’innovazione e la tecnica quanto i nostri stili di vita.

Tavolo, scrivania, tavolo da pranzo: quanto è netto il confine tra queste tipologie di arredo? Se è vero che la crescente fluidità tra vita lavorativa e sfera privata rendono sempre più porosa una distinzione che prima ci appariva scontata, è altrettanto vero che la scrivania continua a mantenere salda una vocazione legata ad una funzione specifica: la scrittura e la vita in ufficio.

Come tutti gli altri arredi, ha attraversato la storia del design facendosi ibridare dalle innovazioni di stili e materiali. Nata come mobile in legno ben presto dotato di cassetti, troverà nel movimento Bauhaus una rivoluzione formale che, liberandola da ogni orpello, esalterà il valore della sua linearità. Con la produzione seriale, in primis quella americana, farà nella modularità un dispositivo tanto pratico quanto gioioso. Nei tanti progetti felici del dopoguerra italiano, poi, si affaccerà negli interni borghesi come una struttura architettonica, marcata da una spiccata aerodinamica o da una tensione tra contrappesi. Mentre nella successiva stagione pop non esiterà a sdrammatizzarsi, scherzando con la plastica e con volumi iperbolici.

Da ufficio o domestica, condivisa o strettamente individuale, la scrivania è un arredo che si declina in funzione della sua natura pubblica o privata, plurale o singolare. Eppure, gli ultimi anni ci hanno sorprendentemente abituato a riconsiderare questi assunti. In tutti quegli ambienti in cui l’organizzazione del lavoro si fa orizzontale, la scrivania dirigenziale sembra avere perso la sua aura: mostrare attraverso l’arredo e in maniera plateale una struttura gerarchica appare a molti superato. L’epoca d’oro dell’open space ha per lungo tempo privilegiato scrivanie da ufficio modulari, con o senza partizioni. Oggi, all’era del cloud computing, la scrivania sembra essere tentata da una smaterializzazione, che la rende in alcuni casi prossima a reincarnarsi in un leggio destinato al solo computer portatile. A meno che, e solo l’esperienza dell’home working protratto nel tempo potrà confermato, lo scrittoio sia destinato a riaffermarsi come spazio personale, angolo di calma e raccoglimento nuovamente irrinunciabile.

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