Design, dieci lezioni che abbiamo imparato da James Dyson

Dobbiamo accettare i fallimenti, dice il fondatore di Dyson, ricordando gli oltre 5.000 prototipi che sono serviti per realizzare il suo rivoluzionario aspirapolvere: senza fallimenti, spiega a Domus, non c’è successo.

Inventore, designer, ingegnere.
“Ma non chiamatemi uomo d’affari”, ammonisce James Dyson, fondatore dell’azienda che si è fatta un nome con i suoi aspirapolvere senza sacco (e poi senza filo), altamente innovativi e piuttosto futuristici, e che ora è celebre per una serie di prodotti beauty per la cura del capello (basti pensare a quanto è diventato iconico l’asciugacapelli Dyson), per gli onnipresenti asciugamani Airblade, per i purificatori d’aria ad alta tecnologia, per i dispositivi indossabili in arrivo. E per il progetto di una auto elettrica ambiziosa, che non è stata lanciata sul mercato non per motivi di design, ma per questioni economiche.

Numerosi prodotti Dyson sono stati esposti nei musei. Il DC02, lanciato nel 1994, fa parte della collezione permanente del MoMA; e il primo aspirapolvere di James Dyson, il G-Force, è stato uno dei 12 oggetti che il London Design Museum ha incluso nel suo programma di raccolta fondi “adotta un oggetto” del 2016. 

L'aspirapolvere DC03 Clear su Domus 811, gennaio 1999

Lo stesso James Dyson è stato trustee del museo fin dai suoi primi anni di vita, andandosene nel 2004 per divergenze con la nuova direttrice, la critica e giornalista Alice Rawsthorne, di cui criticava l’approccio curatoriale che privilegiava “lo stile alla sostanza”. Il Guardian, riferendo dell’accaduto, presentava James Dyson come “l’inventore dei coloratissimi e vendutissimi aspirapolvere senza sacco”. Curiosità: per questi aspirapolvere colorati, lanciati ben prima dei nuovi iMac di Apple, Dyson è stato accusato di aver copiato il design di Jonathan Ive. 

L'aspirapolvere DC02 (1995) e l'iMac originale (1998), progettato da Jonathan Ive e lanciato da Apple

Laureatosi come designer industriale a Londra, presso il Royal College of Art, dopo una formazione tra i classici della letteratura greca e arti visive – il giovane James aspirava a diventare pittore –, l’intera carriera di Sir Dyson è una testimonianza di quanto di buono possa venire da un approccio al design basato sull’ingegneria. Non solo in termini di funzionalità, ma anche di definizione di nuove forme e look. 

Siate pronti a fallire, siate pronti a sperimentare

I design Dyson sono famosi per essere ridotti all’essenziale e per esporre, attraverso le trasparenze, elementi high tech, come la tecnologia a ciclone che è simbolo del brand. Trasformando aspirapolvere e purificatori d’aria in un elemento distintivo all’arredamento della casa, James Dyson li ha elevati a un’ode al potere creativo dell’ingegneria nel forgiare la bellezza per il mondo moderno. 

James Dyson mostra alcuni dei suoi primi progetti al Palais de Tokyo

James Dyson ha un’autobiografia in libreria di fresca pubblicazione (Invention: a life, del 2021) e di recente ha raccontato la sua carriera in un discorso, brillante e ironico, tenuto davanti a un pubblico selezionato riunito a Parigi per l’occasione. Negli spazi crudi e brutali del Palais de Tokyo, il più grande centro europeo per il design contemporaneo, ha mostrato alcuni dei suoi primi progetti, tra cui proposte radicali come la Ballbarrow, una carriola che utilizzava una palla al posto delle ruote, e poi una sedia a rotelle con ruote angolate, un motoscafo superveloce e altro ancora. Ha anche mostrato al pubblico un’architettura da lui progettata, un edificio teatrale il cui design era basato sulle strutture triangolari in alluminio di Buckminster Fuller.

Introdotto da Guillaume Désanges, direttore del Palais De Tokyo, Sir Dyson ha parlato del suo rapporto personale con l’arte e dei suoi primi tentativi di progettare aspirapolvere senza sacchetto, che hanno portato a più di 5.000 fallimenti prima che il G-Force, basato sull’innovativa tecnologia Cyclone, fosse lanciato in Giappone nel 1987. Non riuscendo a trovare fiducia in Europa, cercò opportunità nel Sud-Est asiatico. La regione è cruciale nella storia della sua azienda, fondata nel 1993. Oggi ci sono strutture di ingegneria, ricerca, sviluppo, produzione e collaudo a Singapore (dove Dyson ha la sede ufficiale), in Malesia e nelle Filippine.

L’arte e l’ingegneria sono entrambi atti creativi

La Saint James Power Station di Singapore, recentemente inaugurata, è un monumento nazionale di 10mila metri quadri completamente restaurato per diventare la nuova sede globale dell’azienda. “Preferisco ristrutturare perché è più sostenibile”, spiega James Dyson, riferendosi anche all’enorme hangar di Hullavington, costruito negli anni ‘30 come stazione di addestramento al volo dell’aviazione britannica, ristrutturato al costo di circa 220 milioni di dollari per diventare il secondo campus tecnologico dell’azienda nel Regno Unito. Progettato da un discepolo di Le Corbusier, si trova nel Wiltshire, una regione dell’Inghilterra orientale non lontana da Bristol, così come The Dyson Centre for Neonatal Care di Bath e il Dyson Institute di Malmesbury, un college per studenti di ingegneria che intrattiene uno stretto legame con l’azienda. Nella stessa zona sorgerà anche la Dodington Park Art Gallery, creata per ospitare la collezione d’arte di James e di sua moglie Deirdre.

Il giorno dopo l’evento al Palais de Tokyo, Domus ha incontrato Sir Dyson in un sofisticato appartamento di Parigi, non lontano da quel Café de Flore così amato da Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre. Lì abbiamo avuto l’opportunità di discutere con l’inventore britannico del suo approccio all’innovazione e alla tecnologia, della sua storia personale nel campo del design e dei progetti che hanno scatenato la sua passione per la progettazione, come la Mini originale o la bicicletta Moulton, ancora oggi fonte di ispirazione. 

Ecco alcune citazioni di quello che James Dyson ha raccontato e alcune delle cose che abbiamo imparato da lui (e su di lui) durante i due giorni. 

1. “Preparati a fallire” (perché il fallimento è la via per il successo)

Sir Dyson definisce la sua vita come “un fallimento” e spiega che è così che ha imparato ciò che sa: “Siate pronti a fallire, siate pronti a sperimentare”, dice, sempre, "se volete ottenere qualcosa", insistendo sul fatto che “l’illuminazione improvvisa non esiste”

2. “Fare un’auto elettrica, che idea stupida!”

Dyson stava lavorando a un’auto elettrica, ma il progetto è stato interrotto nel 2019. “È stata una decisione molto difficile”, ricorda James Dyson. Il problema era il denaro. 500 persone stavano lavorando al progetto dell’auto, ma Dyson non poteva permettersi di produrre auto elettriche in perdita, come molte grandi aziende automobilistiche hanno iniziato a fare dopo il Dieselgate. “Loro possono permetterselo, ma io non ho 30 miliardi di dollari da buttare”. 

3. Non c’è differenza tra arte e tecnologia

“Non vedo alcuna differenza tra arte e ingegneria”: non è un segreto che James Dyson sia stato profondamente coinvolto nell’arte da giovane e che abbia studiato per diventare pittore. Come azienda, Dyson ha una lunga storia con l’arte: un concerto in cui le macchine Dyson hanno suonato insieme all’Orion Orchestra, una sfilata di moda con Issey Miyake, la prossima Dodington Park Art Gallery sono solo alcuni esempi. Sir Dyson vede l’ingegneria stessa come un atto artistico: "L’arte e l’ingegneria sono entrambi atti creativi", dice.

4. Perché è meglio assumere laureati

“I laureati non hanno paura ed è per questo che cerco sempre di assumere loro”, afferma James Dyson. Dyson è un’azienda composta in gran parte da ingegneri e ha un forte impegno nella formazione dei giovani talenti. Il Dyson Institute of Engineering and Technology ha aperto i battenti nel 2017, mentre i James Dyson Awards sono stati lanciati dieci anni prima come premio internazionale di design per i giovani che “celebra, incoraggia e ispira i progettisti di nuove idee per la risoluzione dei problemi” (dal sito ufficiale).

5. “Quando sono cresciuto non esisteva il design”.

Il design come lo conosciamo non esisteva in Gran Bretagna prima degli anni ‘60, spiega James Dyson. Il Design Council fu istituito a Londra da Churchill nel 1944 per promuovere il design, “ma non si vedeva buon design nei negozi”, spiega James Dyson: “Così, solo dopo aver frequentato la scuola d’arte nel 1965, ho scoperto questa cosa chiamata design”.

6. Il design è tutto

James Dyson non crede che ci debba essere una divisione tra design e ingegneria. A suo avviso, il design è “tutto ciò che riguarda il prodotto”: è tecnologia, è ingegneria, “ed è economia rispetto all’usabilità. Quanto dura, quali materiali utilizza un prodotto. La sua qualità. Se è un piacere da usare, se è un bell’oggetto scultoreo o solo un oggetto funzionale”. E, naturalmente, la sostenibilità: “L’energia è tutto”.

7. “Una volta la chiamavamo ‘ingegneria snella’”.

La sostenibilità è sempre stata un tema dell’ingegneria: usare meno energia e materiali puri, migliorare le prestazioni, rendere i prodotti più leggeri e facili da usare e impiegare il software per farli fare cose che non si potrebbero mai immaginare.

8. Dyson non è un’azienda guidata dal marketing

Tutte le idee di Dyson sui prodotti e sui nuovi prodotti sono idee degli ingegneri, spiega James Dyson. “Alcune idee provengono dal mercato, ad esempio l’aspirapolvere senza fili”, aggiunge.

9. Motociclette VS Bauhaus

James Dyson ricorda di essere stato affascinato dalle motociclette da bambino perché “erano pura ingegneria, mentre le auto erano stilizzate”. E questo era coerente con la sua idea che i prodotti “dovrebbero essere progettati per mostrare ciò che fanno”: che poi è come ha approcciato il design degli aspirapolvere e in seguito di tutti gli altri prodotti. “Pensavo di ribellarmi un po’ al Bauhaus e all’idea che il buon design sia qualcosa di semplice inserito in una forma o in una scatola molto semplice”.

10. “L’importante è inventare sempre”

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