La storia della bottiglietta del Campari Soda, creata da Depero nel 1932

Per il lancio dell’innovativo aperitivo monodose, primo pre-mix pronto all’uso della storia, Davide Campari si rivolse al maestro futurista. Tutto il resto è storia.

Sono passati esattamente 90 anni da quando Fortunato Depero ideò – nel 1932 – l’iconica bottiglietta del Campari Soda. Dopo il Bitter Campari (aperitivo color rosso rubino) e il Cordial Campari (liquore con lamponi macerati nel cognac), all’inizio degli anni Trenta del secolo scorso l’azienda del milanese Davide Campari decise di lanciare sul mercato un prodotto assolutamente innovativo: il Campari Soda, primo aperitivo monodose, che proponeva il bitter miscelato alla soda direttamente in bottiglia, già nelle giuste dosi, senza bisogno di aggiungere il selz con l’uso del sifone. Ma l’innovazione di prodotto non avrebbe avuto l’impatto e il successo che ha riscontrato senza l’innovazione della bottiglia.

  

Disegnata da Depero e commissionata alla vetreria Bordoni, la bottiglietta a forma di tronco di cono o a calice rovesciato doveva essere in vetro smerigliato, con alla base due righe in rilievo con la scritta “Preparazione speciale Davide Campari & C., Milano”, mentre nel campo centrale doveva comparire il nome Campari Soda. Tutte queste particolarità, unite alla speciale tonalità del rosso della bibita e all’assenza di un’etichetta di carta, tipica invece in tutti gli alcolici presenti sul mercato, fecero del Campari Soda un prodotto capace di rompere le convenzioni e di inaugurare nuove strategie di seduzione del pubblico.

Foto di distributore automatico Campari Soda disegnato da Fortunato Depero, anni ’30.
Foto di distributore automatico Campari Soda disegnato da Fortunato Depero, anni ’30. Courtesy Galleria Campari

Il contributo di Depero fu probabilmente più ideativo che tecnico/esecutivo: la forma conoidale richiama infatti, non a caso, analoghe morfologie riscontrabili nelle composizioni e scomposizioni di matrice geometrica che compaiono in molti manifesti, ma anche in oggetti promozionali ideati da Depero. E anche la speciale tattilità offerta dal vetro trasparente smerigliato, con le scritte stampigliate in rilievo sul vetro, unita alla visibilità del colore rosso della bibita, rientra in quella ricerca di sinestesie che era tanto cara alla cultura delle avanguardie del primo Novecento. 

  

Frutto di una collaborazione fra Davide Campari e uno degli esponenti di spicco del movimento Futurista, la bottiglietta del Campari Soda è la testimonianza oggettiva di una stagione della nostra storia e della nostra cultura in cui le aziende si rivolgevano agli artisti per progettare la propria comunicazione e gli artisti non disdegnavano di mettersi sul mercato. Del resto, già nel suo manifesto sull’Arte Pubblicitaria Futurista del 1931 Depero nega l’arte come era stata intesa dalle speculazioni estetiche idealistiche, affermando che il prodotto artistico non è puro, disinteressato o spirituale, bensì utilitaristico e ideologizzato. La bottiglietta del Campari Soda è una concreta messa in atto di questa teoria.

È interessante ricordare che qualche anno dopo il lancio del Campari Soda, per incrementare la diffusione della bibita ovunque, anche nei luoghi pubblici, fu progettato un distributore automatico che è a tutti gli effetti un antesignano delle più recenti vending machines.

Immagine in apertura: Franz Marangolo, Campari Soda con noi sempre e ovunque, anni ’60. Courtesy Galleria Campari

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