MADE Labs porta il miglior design internazionale nel centro storico di Siracusa

Conversazione con Alessandro Montel, animatore del progetto MADE e della summer school curata da Studio Formafantasma e Moncada Rangel, che quest’anno punta sul tema dell’accoglienza e dell’inclusività.

MADE Labs 2019

Curata da Studio Formafantasma e Moncada Rangel e intitolata “Welcome”, la terza edizione di “MADE Labs”, sarà dedicata ai temi dell’accoglienza, dei confini e della migrazione. Sono previste due settimane (22.7–3.8.2019) fitte di attività, nel centro storico di Siracusa: nove workshop di cinque giorni ciascuno e 13 conferenze con ospiti internazionali, come Beatriz Colomina, Mark Wigley, Jan Boelen, Fiona Raby ed Emanuele Coccia. Iniziativa educativa di “MADE Program”, progetto dell’Accademia di Belle Arti Rosario Gagliardi di Siracusa, “MADE Labs” è una piattaforma di discussione che nasce con un’ambiziosa dichiarazione d’intenti: “Rispondere – attraverso il design – alle esigenze sempre più urgenti dell’ecologia globale contemporanea”. Alessandro Montel, direttore dell’Accademia di Belle Arti Rosario Gagliardi e animatore del progetto MADE, tira le somme delle due passate edizioni e anticipa i contenuti di quest’anno.

Perché è nata MADE Labs?
Per gli stessi per motivi per i quali è nato MADE Program: contribuire, attraverso iniziative educative di alto livello, al rilancio di un territorio che ha enormi potenzialità inespresse. Un impegno che, soprattutto in questo momento di crisi “etica” così profonda e generalizzata, non stenteremmo a definire morale.

Sopra e foto di apertura: due momenti del workshop di Arquitectura G del 2017
Sopra e foto di apertura: due momenti del workshop di Arquitectura-G del 2017

Come selezionate i designer e i workshop? E cosa prevede il programma di quest’anno?
Partiamo sempre da un tema, che per noi deve travalicare i confini tradizionalmente definiti dalle discipline di riferimento. Una volta definito il tema, cerchiamo di capire quali sono le persone che, a livello globale, l’hanno trattato in modo originale e intellettualmente proficuo. Anche in questo caso, ci muoviamo in modo libero e trasversale: non a caso ai “Labs” si possono trovare designer, architetti, fotografi, grafici, ma anche filosofi e botanici. Quest’anno, il programma, curato da Formafantasma e Moncada Rangel, prevede nove workshop (condotti da Leopold Banchini, Adam Broomberg, Izaskun Cincilla, Matteo Ghidoni, Fernando Laposse, Maio Architects, Jorge Penadés, Pivenefabi e Thomas Thwaites) e il “MADE Labs Symposium”: due serate aperte al pubblico di discussione sul tema di lavoro, con l’intervento di grandi personalità del mondo della cultura (come Beatriz Colomina e Mark Wigley, Jan Boelen, Fiona Raby ed Emanuele Coccia), chiamate a confrontarsi con i workshop leader, i partecipanti ai laboratori e il pubblico interessato.

La parola chiave, che è possibile leggere in filigrana dietro al titolo di quest’anno – “Welcome – è inclusività.

Dopo “Authenti-city” (2017) e i “17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite” (2018), ci racconti quello dell’edizione 2019, “Welcome”?
La parola chiave, che è possibile leggere in filigrana dietro al titolo di quest’anno – “Welcome (borderless visions on design, architecture and visual arts)” – è inclusività. Se si mettono insieme i due termini “welcome” e “inclusività”, viene molto facile pensare alle cronache degli ultimi mesi, o degli ultimi giorni, e a quello che accade poco pdistante da qui, al largo di queste coste. Tuttavia, i lavori di quest’anno vogliono anche essere un contributo a una riflessione sul ruolo che questa terra ha sempre giocato; con la posizione di crocevia del Mediterraneo che la Sicilia occupa da millenni; oltre alla capacità di sintesi e rielaborazione, in chiave spesso originale, che questi luoghi sono riusciti a esprimere. Cerchiamo sempre di capire se e come le discipline che una scuola come la nostra tratta possono fungere da veicoli d’inclusione economica e sociale.

Un momento del workshop con Bethan Laura Woods del 2017
Un momento del workshop con Bethan Laura Woods del 2017

Chi sono i vostri studenti e cosa cercano a Siracusa?
Sono persone che arrivano da tutto il mondo (quest’anno abbiamo avuto per la prima volta iscrizioni da India, Perù e Colombia, ma già nelle due edizioni precedenti abbiamo accolto persone provenienti da 25 Paesi e 4 continenti). Sono sicuramente curiose, decisamente “impegnate”; ma hanno anche molta voglia di divertirsi e di fare nuove amicizie. A Siracusa cercano quello che cerca la maggior parte delle persone: un’incredibile stratificazione storica, il mare e una luce che è difficile da descrivere.

Cosa imparano da questa esperienza?
Bisognerebbe chiederlo a loro. Noi ci auguriamo che si portino a casa un “condensato” di nuove idee e di modalità originali di guardare alla realtà. Insieme con l’aria che si respira in questi luoghi. Il fatto che molti di loro tornino ci fa pensare che, tutto sommato, la formula funzioni.

Il progetto MADE nasce con l’intento di lavorare sul territorio e per il territorio, mettendo a frutto esperienze e competenze di docenti e professionisti provenienti da tutto il mondo.

Il convegno e i workshop sono tutti in inglese. Gli ospiti sono internazionali. Che rapporto ha la scuola con il territorio?
Il progetto MADE nasce con l’intento di lavorare sul territorio e per il territorio, mettendo a frutto esperienze e competenze di docenti e professionisti provenienti da tutto il mondo. I “MADE Labs” sono in lingua inglese perché ci siamo resi conto che la Sicilia esercita un’attrazione molto particolare su chi viene dall’estero, soprattutto in estate e che, per contro, anche a queste latitudini, la tendenza a non vedere ciò che si trova nelle immediate vicinanze, considerato sempre e comunque accessibile, è forte. Qui, poi, la consuetudine di guardare a nord è radicata, forse più che in altri luoghi. Uno dei nostri obiettivi primari è convincere chi vive in Sicilia che anche in questi luoghi si possono fare cose eccezionali.

Un primo bilancio dopo due edizioni? Cosa avete imparato?
Il bilancio è nel complesso positivo. Abbiamo capito che, nonostante tutto, c’è molta voglia di cultura; che, se sono messe nelle condizioni di farlo, le persone sono disposte a percorrere anche molta strada per imparare. Che i gruppi di lavoro più eterogenei sono quelli che spesso producono le soluzioni più interessanti. E che abbiamo ancora tanto da imparare.

Il momento finale del workshop di Arquitectura-G nel 2017
Il momento finale del workshop di Arquitectura-G nel 2017

Qual è stato il workshop che vi ha sorpreso di più?
Tutti i workshop sono stati per noi una sorpresa: alcuni hanno funzionato con la precisione di un orologio svizzero, altri più sul filo dell’imprevisto. In tutti i casi, però, i risultati hanno superato le nostre aspettative e, talvolta, i nostri timori. Forse, un workshop su tutti ha avuto il più alto impatto “scenografico”: il “Tribute to Jasper Maskelyne and the Magic Gang” dello studio di Barcellona Arquitectura-G, che si è concluso con la messa a mare di un enorme plastico di un’Ortigia immaginaria realizzata dai partecipanti. Non a caso, la foto del plastico che galleggia tra le onde, circondata dai partecipanti e dai workshop leader che nuotano è diventata l’immagine più diffusa della scorsa edizione.

Workshop con Arabeschi di Latte, 2017
Workshop con Arabeschi di Latte, 2017

Perché il design può contribuire a rendere il mondo migliore?
Il design non è soltanto l’invenzione di un prodotto o di un servizio (o l’armonizzazione estetica della sua funzione), ma anche il veicolo di un significato. Per questo oggi l’ambizione di chi insegna il design dovrebbe essere quella di formare progettisti consapevoli dei materiali e dei processi, del significato della loro azione, del ruolo dell’industria e, soprattutto per noi che operiamo in questi luoghi, dell’artigianato.

Che cosa deve imparare un giovane che voglia fare il designer oggi?
Dovrebbe imparare a guardare dietro alle cose, ad approfondire riappropriandosi del gusto della ricerca che porta alla scoperta. A non accontentarsi mai di contenuti e soluzioni preconfezionate. A non dare mai nulla per scontato. Dimenticavo: a parlare l’inglese.

Il workshop di Fala Atelier, 2017
Il workshop di Fala Atelier, 2017

Qualche consiglio su come passare il tempo a Siracusa e dintorni finito il workshop?
Sarà banale, ma gli amanti del mare possono mettersi in costume e andare a farsi un bagno in una delle spiagge di Ortigia. Farei fatica a elencare tutte le cose che si possono vedere in città: dal tempio di Apollo, al Duomo, con le colonne doriche del Tempio di Minerva che ancora segnano il suo perimetro, dal Teatro greco, da vedere con l’orecchio di Dioniso, fino al Caravaggio custodito nella Chiesa di Santa Lucia. Dal 24 al 28 a luglio, per gli amanti della musica elettronica, c’è anche “Ortigia Sound System”, tra i festival di musica elettronica più importanti d’Europa, da quest’anno nostro partner con diverse iniziative speciali. Nel giorno libero, ci si può spingere un po’ più lontani e visitare gioielli come Noto, Scicli, Ragusa, Caltagirone o raggiungere la Villa del Casale a piazza Armerina, per vedere alcuni dei mosaici più belli del mondo.

Workshop con Sabine Marcelis, 2017
Workshop con Sabine Marcelis, 2017

Piani per il prossimo anno?
Ovviamente un’edizione almeno ricca quanto questa, magari in grado di fare leva su una serie di accordi con altre manifestazioni locali, ai quali stiamo già lavorando.

Titolo evento:
MADE Labs 2019: Welcome
Quando:
22 luglio – 3 agosto 2019
Dove:
Accademia di Belle Arti Rosario Gagliardi
Indirizzo:
Via Cairoli 20, Siracusa
Curatori:
Studio Formafantasma, Moncada Rangel Architects
Workshop di:
Leopold Banchini, Adam Broomberg with Hoda Afshar, Matteo Ghidoni, Fernando Laposse, Izaskun Chinchilla, Maio Architects, Jorge Penadés, Piovenefabi, Thomas Thwaites

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