La carne stampata in 3D, alternativa vegetariana ed ecologica alla bistecca

Un bioingegnere italiano ha ideato una bistecca vegetale che ha lo stesso colore, consistenza e gusto della carne. E la stampa in 3D.

Dopo il cioccolato arriva anche la carne sintetica. La stampa 3D è una tecnologia che negli anni è riuscita a contaminare numerosi settori industriali, anche quello del cibo. Da anni a Modica c’è chi stampa cioccolato versando (o meglio estrudendo) l’impasto sul piano per poi dargli forme delle più fantasiose. L’italiano Giuseppe Scionti però è andato oltre. Con la sua startup Novameat ha inventato la prima bistecca senza carne stampata in 3D.

Dietro c’è la medesima tecnologia che permette a bioingegneri di oggi di creare muscoli, organi e cartilagini simili a quelli reali. Ancora non si possono trapiantare ma intanto si preparano al futuro. Scionti ha pensato di applicare le sue conoscenze alla cucina e dal 2013 con Novameat realizza sostituti ecologici alla classica carne animale. Ha già realizzato nel 2013 un hamburger con le cellule staminali di una vacca, ora punta invece ai vegani. Alla base della sua bistecca senza carne ci sono solo ingredienti vegetali come riso, piselli e alghe che vengono trasformati in un impasto e poi passati nella stampante. A giudicare dal colore, a livello visivo il risultato è simile a una bistecca vera ma Novameat afferma che anche la consistenza e i valori nutrizionali sono identici a quelli reali. Allo stato attuale poi la ricetta di Scionti permette di stampare cento grammi di bistecca in 30 minuti ma secondo l’ingegnere la tecnologia su larga scala potrebbe ridurre il tempo necessario del 90 per cento.

Alla base della bistecca senza carne ci sono solo ingredienti vegetali come riso, piselli e alghe che vengono trasformati in un impasto e poi passati nella stampante

Insomma, un’alternativa etica che chiama in ballo non solo i vegani ma anche la coscienza ecologica di chi ama la natura. Il bestiame infatti rappresenta il 14,5 per cento delle emissioni totali di gas serra prodotte dall’uomo. Per ottenere la stessa quantità di calorie dal cibo, spiega Scionti, l’allevamento del bestiame richiede 70 volte più terreno di quello che sarebbe necessario per coltivare frutta e verdura senza contare che i bovini usano circa il 30% della terra arabile mondiale e oltre il 25% dell’acqua dolce mondiale. Adesso però non resta che assaggiarla ma per quello serve ancora tempo.

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