Gabriella Crespi: spirito e materia, arte e design

Intervista a Pierluigi Masini, ultimo giornalista ad avere incontrato la designer milanese, autore di un libro che traccia sogni ed eventi di una donna carismatica.

“Le mie creazioni dovrebbero portare l’uomo più vicino all’universo",sosteneva Gabriella Crespi (1922-2017). Milanese di origine, da sempre cittadina del mondo, creativa poliedrica e vivace, a un anno dalla scomparsa è celebrata da un progetto fortemente voluto dalla figlia Elisabetta: un libro che ne narra la vita avventurosa, fatta di sfarzi e successi, ma segnata anche da un drastico cambio di registro quando la madre lascia tutto per seguire il suo maestro di vita, in India. Pubblicato da Odoya, il volume è a firma di Pierluigi Masini, l’ultimo giornalista ad averla incontrata prima della sua scomparsa il 14 febbraio dello scorso anno. Oltre a presentare il lavoro di una carriera artistica atipica, Masini intende tracciare sogni e eventi di questo personaggio carismatico, dalla straordinaria voce e forza interiore.

Dalla collezione Sheffield di Gabriella Crespi presentata nel 1958. Foto Archivio Gabriella Crespi
Showroom di Gabriella Crespi a Milano in Via Montenapoleone inaugurato nel 1972. Foto Archivio Gabriella Crespi
Showroom di Gabriella Crespi a Milano in Via Montenapoleone inaugurato nel 1972. Foto Archivio Gabriella Crespi
La lampada-scultura Lune del 1969. Foto Archivio Gabriella Crespi
Il vaso Onda e il portariviste Fazzoletto, 1967. Foto Archivio Gabriella Crespi
La poltrona Onda, prototipo del 1965. Foto Archivio Gabriella Crespi
Gli Obelischi di Gabriella Crespi disegnati tra il 1968 e il 1970. Foto Archivio Gabriella Crespi
Gli Obelischi di Gabriella Crespi disegnati tra il 1968 e il 1970. Foto Archivio Gabriella Crespi

Mi dice del suo primo incontro con Gabriella Crespi.
Pierluigi Masini: Dobbiamo intenderci sulla parola incontro. Il primo dei tre incontri che ho avuto di persona con lei è stato il 27 ottobre del 2016, nella sua casa milanese. Ma la verità è che l’avevo già conosciuta attraverso le sue opere, avevo letto del suo ritorno a Milano dopo 20 anni trascorsi in India. Avevo trovato il catalogo della mostra a Palazzo Reale, nel 2011: per me è stata una grande sfida riuscire a stringerle la mano. L’avevo anche intervistata a settembre, ma purtroppo solo attraverso domande e risposte via e-mail: la sua ultima estate era stata problematica per lei che aveva già 94 anni. Quell’intervista aveva favorito subito un feeling particolare tra noi due. Lei era una donna che aveva fatto del silenzio la sua scelta di vita, ormai da anni, ma questo non significa che non comunicasse. Anzi. Emanava un’energia pazzesca: la ricordo seduta in poltrona sotto il grande ritratto di Babaji, ancora bellissima e ieratica davanti al sole, con i suoi vestiti eleganti di foggia indiana e i capelli lunghi.

La copertina del volume di Pierluigi Masini Gabriella Crespi Spirito e Materia Arte e Design

Lei è stato l’ultimo giornalista a incontrarla. Di che cosa avete parlato precisamente.
Il terzo e ultimo incontro è avvenuto il 22 dicembre del 2016. Meno di due mesi prima della sua morte. Nel frattempo avevo letto anche il suo diario spirituale e questo mi aveva aperto un ulteriore spaccato sulla sua vita, che è stata tante cose insieme: lei è stata artista e designer, la sua ricerca è stata dettata da una profonda spiritualità e i pensieri e le poesie che ci ha lasciato – tutti per la prima volta raccolti nel libro – fanno parte integrante del suo modo di essere. Abbiamo parlato pochissimo, lei aveva una voce sottile quasi di bambina. Ricordo che mi guardava dietro gli occhialoni scuri, aveva il sorriso dei grandi maestri che sanno. Poi d’improvviso la vidi cominciare a battere il tempo con le mani sulle ginocchia, mentre era seduta in poltrona, assorta; e anche le gambe seguivano un ritmo, forse di una musica sacra indiana che amava ascoltare. Quello che non mi ha detto è perché lo aveva già detto con tutta la sua vita, bastava mettere insieme le tracce. È quello che ho cercato di fare nel mio libro. 

Cubo Magico (1970), dalla serie dei Plurimi, disegnati da Gabriella Crespi tra il 1970 e il 1982. Foto Archivio Gabriella Crespi
La mostra I Plurimi di Gabriella Crespi, Museo della Scienza e della Tecnica, Milano, settembre 1982. Foto Archivio Gabriella Crespi
Schizzo del Nautilus di Gabriella Crespi, 1979. Archivio Gabriella Crespi
Bar Z (1972). Foto Archivio Gabriella Crespi
Lo scrittoio Z presentato nel 1974 in più versioni. Foto Archivio Gabriella Crespi
La lampada Fungo del 1974. Foto Archivio Gabriella Crespi
La casa di Gabriella Crespi a Milano in un servizio di Marva Griffin per Maison & Jardin, settembre 1978. Foto Jacques Bachmann
Un angolo della terrazza. Foto Archivio Gabriella Crespi
Appunti di Gabriella nel suo diario. Foto Pierluigi Masini

Questo volume è nato in collaborazione con la figlia Elisabetta, che oggi porta avanti l'archivio: come si è sviluppata questa collaborazione?
La collaborazione si è sviluppata subito in modo bello e sincero. Poi nei mesi che ci sono voluti per raccogliere e mettere insieme i tasselli della vita di Gabriella Crespi, è nata anche una complicità che dura ancora oggi, e che ci unisce. Elisabetta mi ha messo a disposizione moltissimo materiale di prima mano e in gran parte inedito, con una generosità rara. Poi ha seguito passo passo la scrittura del libro, arricchendola in un rapporto di grande correttezza e stima reciproca.

Come definiresti il lavoro di questa artista e come s'inserisce in un contesto storico particolare quale quello in cui ha vissuto?
Gabriella Crespi ha rappresentato una splendida voce controcorrente. Per indole, per scelta, per ispirazione. Lei era sempre dove non erano tutti gli altri. Non ha seguito l’industria di massa, ha scelto la via delle produzioni limitate curate in modo quasi maniacale dai suoi artigiani. Niente Salone del Mobile, niente riti collettivi. Mai neanche una riga su Domus finché è stato direttore Gio Ponti. Era se stessa: imprenditrice del lusso inaccessibile, orgogliosa di non confondersi mai con gli altri, fedele alla sua ricerca interiore che la poneva in ascolto dell’energia del cosmo, ma anche protagonista del jet-set internazionale. Un personaggio unico che con la serie dei Plurimi ha creato degli archetipi, mobili che prima semplicemente non esistevano.

L’aneddoto più interessante che ha condiviso.
Nessuno in verità. Non amava gli aneddoti, non amava credo neanche parlare di sé. Ma il libro è pieno di curiosità, raccolte attraverso la figlia Betty e andando a cercare nei suoi appunti. Una miniera d'informazioni: dall’incontro con la moglie del proprietario di Tiffany, nel 1963, che le spalanca la strada dell’affermazione in America alle frequentazioni vip in Costa Smeralda; dal rapporto con la maison Christian Dior dove vende i suoi pezzi, all’amicizia con Stella McCartney.

Come ha affrontato il tema del suo cambio di vita? A 65 anni ha lasciato tutto per seguire il suo maestro. Ha una sua opinione di questo evento?
Per capire cosa porta una donna di successo, che ha un atelier in Monte Napoleone a Milano e un altro a Palazzo Cenci a Roma, a lasciare tutto, prendere il sacco a pelo e andarsene per 20 anni in India, bisogna entrare nella sfera più segreta di Gabriella Crespi. Da quando era adolescente, ha vissuto sul suo corpo momenti di angoscia e dolori inspiegabili che, solo 50 anni dopo, attraverso il rapporto con la sua guida spirituale, è riuscita a comprendere. Alla fine ha trovato se stessa, ha ripercorso chi era nelle sue vite precedenti, ha pregato, meditato, è arrivata a guardare la sua anima. E si è finalmente riconosciuta.

Qual è la percezione oggi di questo personaggio cosìparticolare?
La mia idea è che Gabriella Crespi sia un personaggio tutto da conoscere e riconoscere. Apprezzatissima in America e in Francia. Ricercatissima nelle aste di mezzo mondo, dove i suoi lavori hanno quotazioni altissime. Amata da collezionisti come Elisabeth Arden, Gunther Sachs e Lenny Kravitz. Nonostante questo, è entrata con due lavori alla Triennale di Milano, parte della mostra “W. Women in Italian Design”, solo pochi mesi prima di morire. E oggi uno dei suoi pezzi Eclipse, è presente nella mostra in corso sulle icone del design italiano.

  • Gabriella Crespi. Spirito e Materia Arte e Design
  • Pierluigi Masini
  • Odoya edizioni
  • 266
  • 18 euro
  • maggio 2018