Parco giochi culinario

Il cibo è sempre interattivo e sempre, in qualche misura, frutto di un progetto. Lo dimostrano le recenti installazioni di Arabeschi di Latte, Scholten & Baijings e Sebastian Wrong al London Design Festival.

L’ibridazione tra cibo e design, dopo la sfilata di presenze consumabili del London Design Festival dell’anno scorso, nell’edizione di quest’anno  ha continuato a prosperare.
I designer sono affamati di funzionale trasformato in fantastico: quindi forse non c’è da stupirsi se la cosa si estende ai loro gusti culinari.
L’atmosfera del festival ha fornito una scenografia esaltante a questi progetti di festa, come si è visto nelle cene in piazza servite con mobili e accessori per la tavola di Wrong for Hay e con le cene a inviti organizzate dalla rivista gastronomica The Gourmand, insieme con una mostra di panorami di tavole della colazione da KK Outlet. Perfume Sir?, iniziativa sensorialmente invitante di DesignMarketo, ha adottato l’aroma Poivre 23 di Le Labo come ispirazione sensoriale per una serie di cene e di appuntamenti, nonché per una mostra di oggetti creati dai designer in risposta al pungente profumo.
Scholten & Baijings, V&A, London
Scholten & Baijings, V&A, London
La storica dell’alimentazione Tasha Marks di AVM Curiosities ha tenuto al Victoria & Albert Museum una conferenza sulla storia degli scambi tra arte e pasticceria, illustrando come i piatti visivamente stimolanti per l'immaginazione risalgano ai primi confettieri, che erano considerati artisti della gastronomia nel filare lo zucchero confezionare torte. Dalle sculture di zucchero del Duecento ai dessert realizzati con la stampante tridimensionale, Marks ha invitato di quando in quando il pubblico a gustare una delle ricche preparazioni che aveva appositamente allestito, tra cui una piramide a gradini di cioccolato, oro e ambra grigia, e una vera e propria delizia del ghiottone di zucchero fuso.
London Design Festival 2013
Arabeschi di Latte: Food remix / a post production lab, Boffi showroom, London Design Festival 2013
L’installazione di Scholten & Baijings nel sontuoso scenario della sala da musica della Norfolk House del Victoria & Albert Museum ha invece eliminato la funzionalità dalla gastronomia, presentando lo scenario di una finta cena ambientata nella sala per mostrare i bicchieri per Hay, il servizio da tè d’argento per Georg Jensen e altri vari oggetti. La colonna sonora dell'installazione è stata composta da Moritz Gabe e Henning Grambow sulla base del suono dei bicchieri, delle ceramiche e delle posate.
Il cibo è sempre interattivo e sempre, in qualche misura, frutto di un progetto: il gruppo gastronomico italiano Arabeschi di Latte ha scelto di sottolinearlo nelle sue manifestazioni, nei suoi laboratori e nelle sue cene ambulanti, che dipendono dallo spazio di produzione e di consumo, presentando il cibo stesso come luogo di scambio comunitario.
London Design Festival 2013
Arabeschi di Latte: Food remix / a post production lab. A sinistra: Eggs. A destra: Goats cheese leaves, Boffi showroom, London Design Festival 2013
Arabeschi di latte, gruppo interamente femminile arto di Francesca Sarti, opera tra Milano, Londra, Firenze e Roma. È la dimostrazione di che cosa accade quando un architetto utilizza la sua formazione in settori diversi dall’edilizia – Sarti ha studiato architettura prima di decidere che la gastronomia sarebbe stata “lo strumento perfetto per creare architetture senza costruire”. La sua tesi sui chioschi per il cibo ha ispirato la prospettiva fa-da-te del collettivo: “Il chiosco è una struttura tradizionale in cui si servono pasti rapidi, che diventa un esempio di microarchitettura con un grande potenziale di crescita. Con i nostri progetti rendiamo attivi e leggiamo degli spazi attraverso il cibo”, scrive. “Cerchiamo di sottolineare la specificità di ogni spazio e del suo contesto. Per esempio di recente abbiamo allestito una cena per il compleanno di un marchio italiano della produzione di utensileria. La cena, servita su un tavolo da lavoro si è ispirata allo spazio della fabbrica con i suoi lunghi corridoi, i soffitti alti, i macchinari industriali”.
London Design Festival 2013
Wrapping, Boffi showroom, London Design Festival 2013

Quest’anno al London Design festival Arabeschi di Latte ha realizzato per lo showroom di Boffi Food Remix. A postproduction lab, il cui obiettivo era “trasformare le cucine in centri dove gli ospiti potevano svolgere semplici operazioni come affumicare, cuocere con il vapore, glassare, colorare, mettere a bagno e condire” per trasformare il cibo in “artefatti da magiare”.

“Da tempo affascinate dalla definizione del termine data da Nicolas Bourriaud, volevamo vedere se la postproduzione avesse un significato per il cibo”, afferma Sarti. Suggerisce che questi processi si possano considerare “una forma di intervento di postproduzione”. In pratica ciò significa che i visitatori hanno partecipato a certe fasi della preparazione degli alimenti, cuocendo al vapore uova d'anatra in grandi pentole in cui nuotavano foglie di tè, tirando basi per torte o imbevendo fichi secchi in tintura madre di liquerizia.

London Design Festival 2013
Infusing, Boffi showroom, London Design Festival 2013

La manifestazione sembrava un laboratorio, con i suoi assistenti in camice bianco, se si guardava soprattutto al punto di partenza teorico, Non partendo da una realtà preesistente ma da un insieme di ingredienti ogni ricetta a più fasi, in questo modo, poteva dirsi relativa a una postproduzione, e ogni deviazione da una ricetta prestabilita una sperimentazione.

Sarti definisce l’etica di Arabeschi di latte contemporaneamente “un misto di elementare estetica alla Margiela e di stile kitsch da tradizioni di famiglia”. Il che significa decostruire il processo del fare e ridefinire ciò che c'era prima: cosa tipica del concetto di Bourriaud.

London Design Festival 2013
Arabeschi di Latte: Food remix / a post production lab, Boffi showroom, London Design Festival 2013

Sarti aspira a “una specie di parco giochi culinario”, ma la funzione principale del cibo come risorsa e come necessità non viene trascurata: “Anche se la nostra prospettiva è giocosa, con i nostri piatti non giochiamo mai”. Un pasto rapido realizzato manualmente per la rivista Wallpaper incornicia il ritratto di Arabeschi di latte: l’equilibrio tra il rispetto dell'artigiano e l'inventività dell'artista.

Secondo Sarti, che proviene da un paese in cui la cucina è radicata nella tradizione, qual è il piatto italiano Meglio progettato? “La schiacciata alla fiorentina: un dolce di stagione che si prepara a Firenze per il Carnevale. Mi piacciono la sua forma semplice, la sua decorazione perfetta e il fatto che sia assolutamente stagionale e locale. Fuori di Firenze non lo si trova, e neppure nei dintorni o dopo i giorni di carnevale”.

Il collettivo ora rivolgerà la sua attenzione a un altro paese dalla ritualità secolare – il Giappone – per una ricerca e il progetto di una pubblicazione.

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