Quest’anno al London Design festival Arabeschi di Latte ha realizzato per lo showroom di Boffi Food Remix. A postproduction lab, il cui obiettivo era “trasformare le cucine in centri dove gli ospiti potevano svolgere semplici operazioni come affumicare, cuocere con il vapore, glassare, colorare, mettere a bagno e condire” per trasformare il cibo in “artefatti da magiare”.
“Da tempo affascinate dalla definizione del termine data da Nicolas Bourriaud, volevamo vedere se la postproduzione avesse un significato per il cibo”, afferma Sarti. Suggerisce che questi processi si possano considerare “una forma di intervento di postproduzione”. In pratica ciò significa che i visitatori hanno partecipato a certe fasi della preparazione degli alimenti, cuocendo al vapore uova d'anatra in grandi pentole in cui nuotavano foglie di tè, tirando basi per torte o imbevendo fichi secchi in tintura madre di liquerizia.
La manifestazione sembrava un laboratorio, con i suoi assistenti in camice bianco, se si guardava soprattutto al punto di partenza teorico, Non partendo da una realtà preesistente ma da un insieme di ingredienti ogni ricetta a più fasi, in questo modo, poteva dirsi relativa a una postproduzione, e ogni deviazione da una ricetta prestabilita una sperimentazione.
Sarti definisce l’etica di Arabeschi di latte contemporaneamente “un misto di elementare estetica alla Margiela e di stile kitsch da tradizioni di famiglia”. Il che significa decostruire il processo del fare e ridefinire ciò che c'era prima: cosa tipica del concetto di Bourriaud.
Sarti aspira a “una specie di parco giochi culinario”, ma la funzione principale del cibo come risorsa e come necessità non viene trascurata: “Anche se la nostra prospettiva è giocosa, con i nostri piatti non giochiamo mai”. Un pasto rapido realizzato manualmente per la rivista Wallpaper incornicia il ritratto di Arabeschi di latte: l’equilibrio tra il rispetto dell'artigiano e l'inventività dell'artista.
Secondo Sarti, che proviene da un paese in cui la cucina è radicata nella tradizione, qual è il piatto italiano Meglio progettato? “La schiacciata alla fiorentina: un dolce di stagione che si prepara a Firenze per il Carnevale. Mi piacciono la sua forma semplice, la sua decorazione perfetta e il fatto che sia assolutamente stagionale e locale. Fuori di Firenze non lo si trova, e neppure nei dintorni o dopo i giorni di carnevale”.
Il collettivo ora rivolgerà la sua attenzione a un altro paese dalla ritualità secolare – il Giappone – per una ricerca e il progetto di una pubblicazione.