Cosa c’è dietro l’immagine trionfante dei grandi eventi sportivi

Nel 2008, il giornalista sudafricano-britannico Simon Kuper indagava per Domus il rapporto tra i grandi eventi sportivi, il potere e la violazione dei diritti umani. Un tema oggi ancora di grande attualità, con i Mondiali in Qatar. 

Nel 2008 si avvicinavano i giochi olimpici, e l’evento con cui la Cina si voleva mostrare potenza trainante del mondo diventare invece l’occasione per richiamare l’attenzione di quello stesso mondo sulle sistematiche violazioni di diritti umani perpetrate nel paese.
Quattordici anni prima di un’edizione dei mondiali di calcio contestata globalmente per il prezzo altissimo in vite umane e diritti violati pagato per la sua realizzazione, Simon Kuper, firma emergente del new football writing, indagava sul numero 916 di Domus (luglio 2008) quale fosse il ruolo dei media nel decostruire le narrative associate dai regimi totalitari ai grandi eventi.

Sport e potere

In Cina, un vigile urbano vive in media 43 anni, a causa di inquinamento e cattive condizioni di lavoro. È anche il Paese al mondo nel quale avviene il maggior numero di esecuzioni capitali. Non ero al corrente di questi e di molti altri dati, ugualmente inquietanti, fino a quando l’attenzione dei media non ha iniziato a concentrarsi sulle Olimpiadi di Pechino. La Cina ha creduto che i Giochi possano rappresentare un’ingegnosa trovata per far mostra della sua “pacifica crescita”. Non si ritroverà, piuttosto, a essere l’ennesima nazione ad accorgersi che ospitare le Olimpiadi può tramutarsi in un danno all’immagine?

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I dittatori possono essere ingenui. Investono un sacco di soldi per mettere in scena il loro ‘trionfo’. Le grandi vittorie non sono cosucce noiose come fornire al popolo abitazioni, lavoro e sicurezza. Tutt’altro! Trionfo vuol dire vedere il tuo popolo scendere nelle strade a inneggiare al nome del suo Paese. È ciò che spinge il mondo intero a complimentarsi con sussiego per i tuoi progressi tecnologici. Ecco perché ai dittatori piace ospitare le Olimpiadi. Gli ultimi gaglioffi a trarne vantaggio furono forse i nazisti, nel 1936. E la maggior parte dei visitatori di Berlino sembrò trangugiare beatamente la propaganda tedesca. João Havelange, futuro presidente della Fifa, massimo organismo calcistico mondiale, in quei Giochi faceva parte della squadra di nuoto del Brasile: ha testimoniato di come “tutti ammirassero il progresso della Germania” e che “fu un momento meraviglioso”. Negli anni, tuttavia, i tempi si sono fatti più duri per gli organizzatori di dubbia nomea. Gradualmente, i giornalisti nei Paesi liberi sono passati dal riportare tutto ciò che i politici dicevano, a denunciare le tattiche di cui i politici stessi si servono per far passare le loro menzogne. Finito era il tempo – almeno fino all'escalation che ha portato alla guerra in Iraq – in cui i giornalisti erano gli scribacchini del governo di turno.

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Questa era una cattiva notizia per le città che ospitavano le Olimpiadi. Invariabilmente, pensavano che i Giochi avrebbero messo in mostra la loro città. Spesso si sbagliavano. Monaco di Baviera del ’72 (il massacro di Settembre Nero) e Montreal del ’76 (boicottaggi e 30 anni di debiti comunali) danneggiarono l'immagine dei padroni di casa. I dittatori sono stati i più lenti a comprendere il cambiamento dei media, perché i loro stessi giornalisti sono rimasti docili. Quando la giunta militare argentina ospitò la Coppa del Mondo di calcio nel 1978, abbellì il Paese e assunse la società di pubbliche relazioni Burson-Marsteller. Ha raso al suolo le baraccopoli, ha bandito i loro abitanti e ha fatto “sparire” tutti i dissidenti. Ma molti giornalisti stranieri hanno riferito proprio di queste misure. Le troupe televisive, ad esempio, hanno filmato le fotogeniche madri degli scomparsi durante le loro proteste. I generali erano indignati. Avevano portato questi stranieri a Mendoza a degustare il vino, mostrando loro la vera ospitalità argentina, e questo era il loro ringraziamento!

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Allo stesso modo, nel 1980, Mosca scoprì che ciò di cui si parlava all’estero non era di come la città fosse pulita in occasione delle Olimpiadi, ma del modo in cui lo era diventata. “Gli ‘indesiderabili’ vengono espulsi dalla città”, spiegava il giornalista americano Red Smith, “Dissidenti, alcolizzati, psicotici ed ebrei che abbiano fatto richiesta di emigrazione sono indesiderabili”. Così, a causa anche dell’odore di bruciato rimasto ad aleggiare su Mosca, da quel momento nessun altro regime dittatoriale ha più voluto ospitare i Giochi Olimpici estivi. Lo stesso preoccupante odore ha comunque investito Pechino. Le ONG hanno scoperto che le Olimpiadi rappresentano un’ottima occasione. Amnesty International ha inviato ai giornalisti il suo media kit sui Giochi. Kristopher Olds, docente di geografia alla University of Wisconsin-Madison, molto preoccupato di come le Olimpiadi provochino la dislocazione forzata di grandi quantità di gente, mi ha contattato per parlarmi delle migliaia di abitanti di Pechino che, nel silenzio generale, sono state cacciate dalle loro case per far posto al nuovo stadio olimpico. Cose del genere sono accadute nella gran parte delle edizioni, sostiene Olds, ma mai su una scala come quella vista a Pechino.

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Tuttavia, Rana Mitter, docente di Storia della Cina alla Oxford University, sostiene che, nonostante tutto, le Olimpiadi hanno avuto un effetto positivo sull'immagine della Cina – forse non in Occidente, ma nel resto del mondo: “Vista da Hollywood o da Londra”, ammette Mitter, “probabilmente la situazione non sembra per niente positiva”. “Ma in altre parti del pianeta”, continua, “la Cina sta uscendo vincitrice dal dibattito sui diritti umani”. Molti Paesi poveri hanno sposato la sua teoria che i “diritti economici” sono più importanti dei diritti civili. E se gli Stati Uniti fanno la voce grossa, la Cina può sempre menzionare Guantanamo. Mitter crede che la Cina abbia già messo a segno la sua grande vittoria sul piano della propaganda, riuscendo ad aggiudicarsi i Giochi pur essendo una dittatura. Adesso li ospita alle proprie condizioni. Dice Mitter: “Se i cinesi gestiranno delle Olimpiadi di successo, dalle quali emergerà l'immagine di una Cina prospera, ciò le porterà sicuramente grandi benefici”. Dopotutto, il partito comunista cinese può ancora aggiudicarsi l’oro.

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