“Vi farà sempre una casa: una bella casa”. Gli edifici di Vico Magistretti nell’archivio Domus

Nei decenni, Domus pubblica i più importanti progetti costruiti dal maestro milanese, e – per pochi o per una città intera – sono tutti case

Prima dell’era “Design: Vico Magistretti”, un “altro” Magistretti era esistito — se consideriamo l’esistenza come qualcosa che ci viene attribuito dai media — e faceva case. Il Magistretti che si afferma tra le pagine di Domus nei decenni postbellici è un Magistretti che costruisce, così come sta facendo tutta l'Italia, nella quale lui si sta collocando in una generazione più giovane dei poi celebratissimi maestri. È già un maestro, Ernesto Nathan Rogers, ad inaugurare la sua vicenda Domus, raccontando nella sua Esperienza dell’ottava triennale (Domus 221, luglio 1947), la sezione dell’industrializzazione edilizia curata da Magistretti col collega Paolo Chessa, e raccontando con quella anche un intero contesto di trasformazione che la accoglie. Si stanno costruendo, ma soprattutto ricostruendo, città, e di Magistretti vengono raccontate le capacità di unirsi ad un coro abbastanza indisciplinato portando però elementi armonizzatori: è la storia della sua casa sul corso di Porta Ticinese a Milano (Una casa milanese, Domus 259, giugno 1951), ma anche dell'edificio sempre milanese con cui vince il concorso Vis del 1957, inserendo nel circondario di Piazza San Babila una facciata che lavora di fino con ritmi ed elementi del curtain wall:

“‘Frammento’, questo motivo graficamente musicale, questa ‘architettura interrotta’ che essendo costituita da un ritmo (...) data l'esiguità dello spazio disponibile nella estensione orizzontale si è risolta accentuandone la verticalità.” 
(Il concorso Vis Securit – Domus 1957, Domus 343, giugno 1958)

magistretti porta ticinese - domus
Vico Magistretti, Casa in corso di Porta Ticinese, Milano, 1948-50. In Domus 259, giugno 1951.

Ma con l’evolvere del suo mito, soprattutto a livello mediatico, evolvono i contesti e la storia dell'architettura in Italia, e negli anni ‘60 ecco su Domus il Magistretti delle case. Tutte costruzioni in cui, a titolo diverso e a diverse scale di aggregazione, si celebra il rito dell'abitare, sia esso per una famiglia o per una cittadinanza intera.
Nel 1963, nel pieno della wave del Magistretti che costruisce, Gio Ponti ci dirà cosa attenderci da lui:

“…una sua ‘costante’, quella di architettare sempre una abitazione, una dimora, e non una ‘villa’.
Villa (e, più che mai, villino) è parola scaduta dal rango glorioso che godeva nell'architettura nostrana (e nella narrativa e nel teatro e nel perduto costume del villeggiare). (...) Ma oggi è più bello dire e pensare ‘casa’; residenza o dimora. Magistretti vi farà sempre una casa: una bella casa."
(Una casa di Magistretti, in collina, Domus 409, dicembre 1963)

magistretti Ello - domus
Vico Magistretti , Casa "Il Roccolo", Ello, 1960-62. In Domus 405, agosto 1963.

La parata di case di Magistretti è già stata aperta nel 1960 con la casa da poco realizzata nella pineta di Arenzano, un progetto che, presentato nel 1959 all'ultimo CIAM tenutosi a Otterlo, in piena crisi del Movimento Moderno, ha sollevato quelle critiche fortemente polarizzate, discordanti che da lì in avanti accompagnano la carriera di Magistretti architetto: manierista o contestatore? Formalista o interprete fine? Moderno, infine, o non moderno?
A parlare restano allora le tanto raccontate case, il loro essere concepite come oggetti generati dal primato dello spazio come esperienza. Magistretti lo racconterà poi a Domus nel 1993:

“Non tratto (…) tutte le case nello stesso modo, ma nell’unico modo possibile, cioè evidenziando le relazioni spaziali”
(Gli arredi degli architettiDomus 748, aprile 1993)

magistretti casa arosio arenzano - domus
Vico Magistretti , Casa Arosio, Arenzano, 1960. Foto: Casali. In Domus 363, febbraio 1960.

Le case di Magistretti dagli anni ‘60 portano avanti un discorso unico, fatto di spazi concatenati l'uno nell'altro per contiguità, in sequenze articolate, distinti da innumerevoli sfasamenti di livello e poi a un certo punto inanellati da svuotamenti a tutta altezza, o da scale trasparenti e plastiche. Quasi come nelle Prairie Houses di Wright, l'immancabile camino è snodo centrale delle masse interne e dello spazio dei soggiorni, mentre fuori i tetti si stendono in grandi sporti taglienti a riparare generosi terrazzi o scenografici porches d'entrata. Costantemente, il susseguirsi di spazi interni si traduce in modo chiaro nella articolazione dei volumi esterni. Le pièces à vivre sono sempre articolate, integrano volumi, superfici e arredi in un tutt'uno con le finestrature amplissime intelaiate in legno chiaro. È un’età dove al centro della vita della casa sta il fine living, il lounging, l’esperienza di godere del proprio spazio di relax e accoglienza, che troviamo infatti anche alla base della Club House nel golf club di Carimate (Club-house a Carimate, Domus 384, novembre 1961) che non per niente può rientrare anch'essa nel gruppo allargato delle case. Carimate è formalizzazione di tutti questi principi, a cui vengono poi ricondotte le altre realizzazioni di quegli anni.

Non tratto tutte le case nello stesso modo, ma nell’unico modo possibile, cioè evidenziando le relazioni spaziali.
magistretti carimate golf clubhouse -  domus
Vico Magistretti, Clubhouse, Golf Club Carimate, 1958-61. Planimetria. In Domus 384, novembre 1961.

La villa ad Ello (Una villa di Magistretti, sul colle di un roccolo, in Brianza, Domus 405, agosto 1963) riprende infatti la continuità volumetrica interno/esterno e la declina in una pianta a ventaglio che si apre seguendo le forme di terreno e panorama, mentre la coeva casa Bassetti ad Azzate (Una casa di Magistretti, in collina, Domus 409, dicembre 1963) è quella che fa scrivere a Gio Ponti l'elogio appena citato, è un'apoteosi di complessità distributiva su tre piani, quasi del tutto privi di corridoi, che all'esterno si traducono in superfici bianche tormentate, incastonate in cima ad un colle e contrastate dai tagli vivi delle aperture, da pareti a vetro e legno chiaro, o da corpi in calcestruzzo a vista. Più composta la successiva casa che Magistretti realizza a Carimate (Vico Magistretti: una casa sul colle, Domus 444, novembre 1966) per la famiglia Cassina, produttrice di molti suoi pezzi d’arredo: appare su Domus nel 1966 a coronare il percorso di Magistretti progettista di case e a traghettarlo, attraverso gli interni, verso una sfera prioritariamente concentrata sul design. 

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Vico Magistretti, Casa Bassetti, Azzate, 1960-62. Loggia d’ingresso. In Domus 409, dicembre 1963.

In quegli anni vengono anche pubblicate le due iconiche costruzioni di Piazzale Aquileia a Milano (Due case di Magistretti a Milano, Domus 432, novembre 1965) che mostrano come i principi compositivi delle case unifamiliari trovino spazio in progetti collettivi dalle sezioni complesse, in cui ad ogni alloggio è garantita una qualità di vita ed esperienza ambientale che è propria ancora della casa, questa volta moltiplicata e riunita in volumi scultorei movimentati e coronati da dettagli come lo sbalzo delle scale esterne dell’attico.
Sono principi talmente trasversali che non è difficile poi ritrovarli nel decennio successivo nel municipio di Cusano Milanino che appare su Domus nel 1974 (Un municipio, Domus 538), vera casa collettiva che al centro pone la sala consiliare, ancora una volta a doppia altezza, trasversale ai piani e alle vedute, presente e visibile fin dall'entrata.

magistretti municipio cusano milanino - domus
Vico Magistretti, Municipio, Cusano Milanino (Milano) 1966-69. In Domus 538, settembre 1974.

Di suoi edifici con un ruolo incisivo sul paesaggio, sia esso urbano o più naturale, Magistretti vorrà poi parlare personalmente con Domus — più precisamente con Hans Ulrich Obrist — molto più tardi nella sua carriera. Prima, della leggendaria Torre al Parco a Milano del 1956:

“Prima l'avevo fatto del colore del tronco degli alberi del parco. Poi la proprietà, composta da diversi partecipanti, ha detto che non si sarebbe mai venduto. Era molto bello, secondo me! E allora ho dovuto cambiare tutto il rivestimento e farlo più chiaro. Forse è stato il primo edificio costruito tenendo conto che la parte più vista, ma sempre orrenda, degli edifici, è la parte terminale. Gli ascensori che escono, le caldaie, qualche cosa che è sempre stata trascurata. La cosa più bella è quella scaletta che lei vede lì in cima.”
(Intervista con Vico Magistretti, Domus n. 866, gennaio 2004)

magistretti case rosse framura - domus
Vico Magistretti, Case Rosse, Framura (La Spezia) 1962-71. Foto: Gabriele Basilico. In Domus 866, gennaio 2004.

Poi, delle sue Case Rosse a Framura in Liguria:

“Si tratta di un intervento nel paesaggio della costa italiana, la quale è stata distrutta e rovinata facendo tanti piccoli edifici e addirittura degli atroci grattacieli. In questo progetto le case non sono separate; è un insediamento di quindici, venti residenze, che sono piccole villette con un cortile, il tutto concentrato in una unione volumetrica. Si vede sulla montagna un concentrato di case, di vuoti, e non ci sono quelle orrende solite case che hanno rovinato la costa. E poi le ho fatte dipingere di un particolare colore rosso: stanno bene.”
(Intervista con Vico Magistretti, Domus n. 866, gennaio 2004)

Domus pubblicherà la foto di queste case nel 2004, a confermare quelle parole che Magistretti aveva usato ancora nel ’93, parlando di abitazioni inglesi per poter rimarcare il suo concetto: case.

“Case riconoscibili, non mi importa se sono belle o brutte, ma strutturate. Abitate nel modo giusto” (Gli arredi degli architettiDomus 748, aprile 1993)

magistretti milano aquileia - domus
Vico Magistretti, complesso abitativo in piazzale Aquileia, Milano, 1961-64. Dettaglio di facciata. In Domus 432, novembre 1965.

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