M.S. avrebbe dovuto comprare tutti i mobili nuovi. Avrebbe dovuto nuovamente arredare la sua abitazione, come quando, venticinque anni prima, appena sposato, era andato ad abitare nel piccolo appartamento di via Nazionale. Allora scegliere i mobili non era stato un problema: il salotto ’800 era un pezzo di famiglia, la cucina “americana” secondo la moda, una poltrona moderna con le gambe sottili regalata dall’amico architetto, gli altri pezzi dell’arredamento comprati in una grossa rivendita di mobili in stile.
Oggi la situazione era davvero mutata: tecnologie più avanzate avevano influenzato anche il progetto d'arredo, il disegno industriale applicato alla costruzione del mobile aveva fatto esplodere in Italia il “Buon Design”.
M.S., ingegnere elettronico, non era particolarmente aggiornato sulla produzione e sulle caratteristiche dei mobili d’oggi. Voleva arredare il suo appartamento in stile “moderno”. M.S. comprò le riviste del settore, gli “speciali” dedicati all'argomento, e si mise a selezionare ogni dato. Di fronte a tutti quei mobili un leggero senso di confusione, ma non perse la calma.
Era abituato a risolvere problemi più complessi. M.S. voleva trovare un sistema di catalogazione logica all’interno del caotico mondo dell’arredamento. La prima mossa fu semplice: divise per tipologia i diversi componenti: i letti con i letti, i divani con i divani, le sedie con le sedie, e così via. Poi cercò di individuare delle categorie emergenti: quella quantitativamente più interessante era composta da una serie di mobili per lo più funzionali, facilmente inseribili in case attuali, utili, sobri, semplici, rassicuranti.
A M.S. piacevano, sicuramente ne avrebbe scelto più d’uno. Quindi individuò un’altra categoria di mobili più propriamente tecnologici, simili a strumenti di lavoro, sia per l’essenzialità della forma ma soprattutto per il materiale usato. In quest’ambito scelse una scaffalatura metallica pluriuso, che gli ricordava l’asetticità dell’ambiente in cui lavorava. Trovò quindi una limitata serie d’arredo che recuperava stilematiche passate, come un divanetto in pelle nero con decorazioni liberty bianche.
Infine mise da parte alcuni mobili non classificabili, difficilmente collocabili, un po’ assurdi, a volte violenti che sommavano in sé innovazioni tecnologiche e assunti poetici. Questi sono i veri “moderni”, pensò M.S. Impossibile dunque arrivare ad una classificazione oggettiva: alcune volte la forma assecondava la funzione, ma in altri casi prevaleva su tutto la tecnologia o ancora, in altri esempi isolati, era il decoro, la pelle del mobile.
Mobili plurifunzionali, mobili poetici, mobili eclettici, mobili “ben” disegnati, preziosi, altri economici... non trovando un elemento coerente, M.S. decise di azzerare il materiale raccolto ridisegnandolo da un unico punto prospettico e collocandolo in una serie di stanze fittizie, oltre stile, forma e funzione.
Il risultato fu entusiasmante e insolito. M.S. si sentì leggermente stordito ma soddisfatto. L'idea però non gli era nata per caso: gli era arrivata osservando un mobile molto particolare, infinito, che comprendeva ogni tipologia d’arredo, progettato da artisti e architetti, decorativo e tecnologico, plurifunzionale, plurifirmato, storico, attuale.