Il bagno moderno, storie d’archivio

Bagni in ceramica o in plexiglas, rossi, verdi, soffici o compatti. La stanza da bagno racconta chi abita la casa più di quanto crediamo. Un viaggio nell'Archivio Domus alla scoperta dell’evoluzione della stanza più privata dello spazio domestico.

Storie d’archivio di bagni moderni

Bagni rosso papavero o rosa pervinca, bagni modulari, portatili, signorili, soffici. Bagni ricoperti di piastrelle in ceramica, o bagni in plexiglass che sono anche cucine. Domus, nel documentare la storia dello spazio domestico e del suo abitare, non ha trascurato di raccontare la stanza più privata, la stanza che forse, più di tutte, racconta il padrone di casa. 

L’interesse per la stanza da bagno inizia a occupare le pagine di Domus dagli anni Sessanta, quando, in pieno boom economico, l’ambiente dedicato ai servizi assume un’importanza nuova e diventa uno spazio da arredare con cura.

È la prosa incantatrice di Ettore Sottsass a condurre i lettori nell’appartamento di Nanda Vigo a Milano, pubblicato nell'autunno del 1965, una casa atelier fatta di luce, dove i quadri “sono incastrati nei muri in modo da essere senza spessore cioè senza materia”: anche in bagno, i dipinti sono appoggiati sulle pareti in fornica rossa, fatte per nascondere i vecchi muri sgangherati. Lo scaldabagno dipinto e le tubature nere a vista, fanno parte del vivere privato, dove Nanda si fa spazio tra i suoi dipinti e quelli di Piero Manzoni, Jean Piene e Otto Fabri, appoggiati per terra, contro i muri. (Domus 432, novembre 1965)

La nobilitazione e l’ottimizzazione dell’ambiente bagno diventano le esigenze principali, in un periodo in cui le case di città stanno cambiano aspetto. Le proposte moderne suggeriscono di trasformare il bagno in una vera e propria “stanza”, ricoprendo interamente le pareti di piastrelle colorate, incorniciate da inserti in legno, dove collocare sanitari rosa pervinca, celati magari da una tenda dello stesso colore. I contenitori e i prodotti trovano spazio su davanzali di finestre cieche. “Lunga vita al colore!”, dichiarano le pubblicità delle vasche dell’epoca; il rosa, pastello o più acceso, sembra essere il colore più gettonato, insieme al verde acqua e all’azzurro cielo.

Per arredare il “bagno alla moda” si possono inserire tessuti o nuovi mobili, come armadietti pensili multi scomparto, per “custodire un’incredibile quantità di oggetti”.

Le proposte moderne suggeriscono di trasformare il bagno in una vera e propria “stanza”, dove collocare sanitari rosa pervinca
Storie d’archivio di bagni moderni
"La nuova vasca da subito un'impronta di signorile distinzione del vostro bagno": pubblicità della vasca Cleopatra, pubblicata su Domus 439 del 1966. (pagina interna)

Dal 1969, iniziano a essere pubblicati non solo bagni “signorili” ma anche soluzioni economiche, più leggere, pratiche e anche bizzarre. Alla mostra Plastic as Plastic, al Museum of Contemporary crafts di New York, compaiono bagni portatili in polietilene e vasche “scultura” trasparenti (Domus 470, gennaio 1969), mentre in Germania si producono vasche e sanitari in materiali nuovi, in plexiglas arancione dalle forme nuove, studiati dall’Istituto per il disegno industriale del Politecnico di Hannover e pensati con spazi per i sedili, i rubinetti esterni e gli impianti ispezionabili.

Storie d’archivio di bagni moderni
Nuovi modelli di vasche e sanitari in plexiglas arancione, disegnati dall'Istituto per il disegno industriale del Politecnico di Hannover, pubblicati su Domus 470, 1969

Negli stessi anni, Domus pubblica le proposte più sperimentali: come il prototipo di Richard Sapper e Gianmaria Beretta di una “cella bagno-cucina” pensata per gli edifici prefabbricati, attrezzata con gli elettrodomestici più moderni: un progetto studiato per l’ottimazione dei costi della struttura e dello spazio, in una conformazione che vincoli il meno possibile la pianta dell’appartamento. (Domus 471, 1969)
Joe Colombo invece, al Salone di Colonia del 1969, propone “Visiona 69”, ideato per la Bayer: un ambiente fatto di tre “blocchi” o nuclei abitativi, pratici, attrezzatissimi, prefabbricati, dove la zona “night cell” si compone di un blocco notte-bagno, chiudibile e provvisto dei più moderni accessori elettrici e una vasca sferica utilizzabile anche come cabina doccia. (Domus 478, 1969)

La designer francese Olivier Mourgue, celebre per la futuristica poltroncina rossa di 2001 Odissea nello Spazio, decide di abolire spigoli e rigidità anche nella progettazione degli interni: nel 1970 Domus pubblica il suo “bagno soffice”, completamente ricoperto di poliuretano espanso, in cui la vasca da bagno, incassata, ricalca il profilo di una sdraio. Il bagno diventa una stanza senza rumori forti ne spigoli, “in cui ci si può abbandonare sia al gioco che al riposo”. (Domus 493, 1970)

E ancora Sottsass, nel 1970, descrive, ironico e impietoso, l’atmosfera della casa “della Zandra”, (NdR. Zandra Rhodes, stilista britannica “regina del punk”), dove “tutto l’arredamento è fatto di cose di plastica allo stato volgare […]“, dove c’è un bagno “con uovo di saponetta rosa e bottiglia giallo-jodio contro la caduta dei capelli e raccolta archeologica di spazzolini da denti spelacchiati e tubetti storti”. (Domus 484, 1970)

C’è un bagno con uovo di saponetta rosa e bottiglia giallo-jodio contro la caduta dei capelli e raccolta archeologica di spazzolini da denti spelacchiati e tubetti storti (E. Sottsass)

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