James Irvine: un autoritratto

Per ricordare il designer inglese scomparso il 18 febbraio riproponiamo la rubrica "Cinque cose" pubblicata su Domus nel 2001, in cui Irvine sceglieva cinque oggetti e spiegava perché gli erano cari. 

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Scegliere liberamente cinque 'cose' e indicare in estrema sintesi le ragioni che hanno portato a redigere questa micro lista di like. Potrebbe sembrare un esercizio partorito in tempi di twitter e Pinterest. In realtà, era il modo individuato dalla Domus diretta da Deyan Sudjic, a cavallo del 2000, per delineare un insolito, e forse inconsapevole, ritratto del candidato di turno della rubrica "Cinque cose". Il poco spazio per le parole messo a disposizione dal progetto grafico di Simon Esterson, nell'unica pagina dedicata alla rubrica, costringeva a condensare informazioni e riflessioni. Da queste, trasversalmente, emergevano i tratti più sinceri della personalità di chi le stilava. Nel giugno del 2001 toccò a James Irvine. Le 'cose' che scelse—un'architettura, un film, una moto, un marchio e una citazione—già parlavano di lui, ma ancora di più lo fecero il timbro scelto per raccontarle, con quella voglia di sdoganare con leggerezza e humour anche le considerazioni più profonde. Questi cinque 'tweet' costituiscono un autoritratto sincero, oggi come allora.

Pubblicato in origine su Domus 838 / giugno 2001

5 cose che piacciono a James Irvine

1 Un pezzo di architettura: Casa per il weekend di Craig Ellwood, 1964
Costruita a cavallo di un canalone a San Luis Obispo, in California, questa straordinaria casa sarebbe ideale per dare una festa indimenticabile, oltre che un posto niente male per rilassarsi durante il fine settimana. Ogni volta che la guardo vorrei essere architetto.

In apertura: disegno di James Irvine. Qui sopra: Ritratto di James Irvine. Fotografia di Ramak Fazel. <em>Domus</em> 838 / giugno 2001, dettaglio pagine interne.
In apertura: disegno di James Irvine. Qui sopra: Ritratto di James Irvine. Fotografia di Ramak Fazel. Domus 838 / giugno 2001, dettaglio pagine interne.
2 Un film: Il Grande Lebowski
Ovvero come i fratelli Coen hanno creato un capolavoro su un tizio qualsiasi. Piuttosto che salire sullo space shuttle preferirei essere insultato da Jesus, il giocatore di bowling più screanzato del mondo.

3 Una moto: la BSA Goldstar Clubmans 500 del 1960 Una volta mi è capitato di provare una Goldstar in perfette condizioni, ovvero quanto di più prossimo a un oggetto meccanico che però dà l'impressione di essere una creatura vivente: anzi, una creatura con un certo temperamento, caratteristica che nella sterile perfezione dell'industria moderna è completamente scomparsa.

4 Un marchio: Sony
Il marchio originale Sony fu disegnato nel 1957. Sono sempre stato una 'vittima' della Sony, con quel nome praticamente perfetto: e che a quanto pare fu inventato perché quello precedente (Tokyo Tsushin Kogyo), fuori dal Giappone non era proprio facile da pronunciare.

5 Una citazione: "Tutto ciò che possiedi finisce per possederti"
Ho sentito questa frase in Fight Club, pronunciata da Tyler Durden (Brad Pitt). Riassume tutto il dilemma moderno, il desiderio di costruire un impero e insieme di essere liberi, ma mi diverto a usarla soprattutto per vedere come reagisce la gente.
Ritratto di James Irvine. <em>Domus</em> 838 / giugno 2001, dettaglio pagine interne. Fotografia di Ramak Fazel
Ritratto di James Irvine. Domus 838 / giugno 2001, dettaglio pagine interne. Fotografia di Ramak Fazel

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