L’architettura ha molto da imparare dal Vietnam

Ventilazione naturale, raffrescamento passivo e materiali locali: in Vietnam una nuova generazione di architetti sperimenta strategie progettuali per edifici resilienti al cambiamento del clima.

Il Vietnam è uno dei paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, con una stima di oltre il 70% della popolazione in aree soggette a tifoni e alluvioni. Con più di 2mila chilometri di coste e vasti delta fluviali, si stima che entro il 2100 gran parte del Delta del Mekong potrebbe essere sommerso. Allo stesso tempo, le città vietnamite crescono rapidamente in densità e altezza, spesso senza tenere conto delle criticità ambientali. In molte aree urbane si moltiplicano edifici moderni con facciate vetrate e interni climatizzati, un modello che numerosi progettisti considerano inadatto al clima tropicale locale.

In risposta, alcuni studi propongono soluzioni ispirate alla tradizione vernacolare e alle condizioni climatiche, con l’obiettivo di ridurre la vulnerabilità degli insediamenti urbani agli eventi meteorologici estremi.

Tropical Space, Terra Cotta Studio, Điện Phương, Vietnam. Photo Hiroyuki Oki

Favorire la ventilazione naturale è una delle strategie principali per contenere l’uso dell’aria condizionata. Nei contesti ad alta densità, gli architetti introducono cortili interni, lucernari e facciate traforate che favoriscono la circolazione dell’aria, riducendo la dipendenza dai climatizzatori. A Ho Chi Minh City, edifici con pareti in mattoni forati consentono di massimizzare luce e ventilazione naturale, offrendo un’alternativa a basso impatto ai sistemi meccanici di raffrescamento. A queste soluzioni si affiancano schermature come frangisole, tetti ventilati e verde integrato, che contribuiscono a mantenere gli interni più freschi.

ARB Architects, Đạo Mẫu Museum, Soc Son, Hanoi, Vietnam, 2023. Photo Trieu Chien

Parallelamente, vengono recuperati materiali e tecniche costruttive tradizionali, ritenuti più adatti a un’architettura resiliente. Mattoni forati, legno e soprattutto bambù – una risorsa rinnovabile e diffusa – caratterizzano diversi progetti recenti. Nel Vietnam centrale, lo studio Tropical Space ha realizzato Terra Cotta Studio, un atelier per ceramisti costruito con laterizio traforato: durante le piene del fiume l’acqua può attraversare la struttura senza danneggiarla, mentre la porosità delle pareti garantisce ventilazione e illuminazione naturale anche nei mesi più caldi.

Il Vietnam è uno dei paesi più vulnerabili al cambiamento climatico (...) Le città vietnamite crescono rapidamente in densità e altezza, spesso senza tenere conto delle criticità ambientali.

L’architettura, situata sulle rive del fiume Thu Bon, si sviluppa come un parallelepipedo semplice attraversato da pareti e partizioni in mattoni che organizzano lo spazio interno in sequenze fluide. Questi elementi creano un susseguirsi di ambienti aperti e semichiusi che favoriscono la circolazione dell’aria e della luce, rispondendo alle condizioni climatiche senza ricorrere a impianti meccanici.

VTN Architects, Nocenco Café, Vinh, Vietnam, 2018. Photo Trieu Chien

A Hanoi, invece, lo studio H&P Architects ha sviluppato prototipi di case galleggianti in bambù per le comunità del Delta del Mekong soggette a inondazioni. Si tratta di unità modulari leggere, montate su piattaforme flottanti con telai in bambù rinforzato, assemblabili in poche settimane e capaci di resistere a diversi metri d’acqua. Questi esempi mostrano come sia possibile ridurre i consumi energetici rispetto all’edilizia convenzionale, adattando le abitazioni al contesto climatico.

H&P Architects, Floating Bamboo House, Hồng Thái, Vietnam. Photo Le Minh Hoang

Come racconta anche la Cnn, la diffusione di tali pratiche incontra tuttavia ostacoli normativi. In Vietnam, il bambù non è riconosciuto come materiale da costruzione permanente e non esistono regolamenti specifici per edificare strutture galleggianti, fattori che rendono complessa l’approvazione di progetti sperimentali. Nelle città, inoltre, lotti piccoli e costosi inducono a edificare sull’intera superficie disponibile, sacrificando cortili e intercapedini utili alla ventilazione e al raffrescamento passivo.

L’esperienza degli studi locali dimostra però che unendo innovazione e tradizione è possibile realizzare edifici più adatti al clima tropicale vietnamita: un’alternativa concreta ai grattacieli sigillati e climatizzati, capace di migliorare la sicurezza e la qualità della vita urbana senza interrompere il rapporto con l’ambiente.

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