Uno spazio che recupera (e vende) scenografie e allestimenti dismessi

A Milano apre META, dove i materiali provenienti da set e sfilate vengono raccolti per entrare in nuovi processi creativi sostenibili. L’intervista alle fondatrici.

Il riuso come forma d’arte: a Milano apre Spazio META

Martina Bragadin e Margherita Crespi hanno scelto di chiamare META la loro startup, dal greco “passare attraverso”, perché in un edificio industriale a nord di Milano raccolgono i materiali scartati dagli allestimenti temporanei – mostre, sfilate, shooting fotografici e fiere – in attesa di una nuova vita. Le due scenografe, formatesi alla NABA di Milano, si sono preparate per due anni per mettere in piedi un’attività di ritiro e vendita dei materiali di recupero. I loro clienti sono legati ai settori della moda, del design, dell’arte, che devono trovare soluzioni per smaltire materiali che difficilmente vengono riutilizzati. È qui che entra in gioco META, che valuta e ritira il materiale, separa le componenti, lo pulisce e lo mette a diposizione di nuovi clienti, a prezzi accessibili a tutti, studenti, artisti, professionisti.

Pedane in legno, 6 quintali di sabbia rosa, 50 metri di tessuto argentato, ritagli di gomma piuma, sono alcuni dei materiali che popolano in questo momento Spazio META. Abbiamo chiesto alle fondatrici di raccontarci la genesi del loro progetto e le prospettive future.

Quando è nata l’idea di fondare Spazio META?
Margherita Crespi: L’idea si è concretizzata durante il Salone del Mobile di qualche anno fa, quando l’immenso spreco dei materiali per costruire gli stand, una volta disallestiti, ci ha portato a riflettere su come poter intervenire. La riflessione riguardava anche il nostro lavoro come scenografe, dove vediamo i costi dei set e la loro brevissima vita: un’ora di shooting, una grande mostra, o la sfilata di una sera, e tutto, dalla seduta alla passerella, ha finito di essere “utile”. Noi siamo consapevoli però che per allestire eventi di questo genere vengono prodotte dalle 200 alle 400 sedute, che il giorno dopo non servono più. La sabbia rosa che abbiamo oggi da META, ad esempio, riempiva la piscina di un set fotografico durato qualche ora. Perché tutto questo deve essere un rifiuto, e non può invece avere un’altra vita?

Martina Bragadin e Margherita Crespi, fondatrici di Spazio META, il nuovo laboratorio a nord di Milano che incoraggia il recupero dei materiali "scartati" provenienti da fiere, mostre, sfilate e shooting fotografici

Come funzione esattamente Spazio META?
META non è solo un negozio, ma uno spazio comunitario: sarà un punto di riferimento per gli artisti, i progettisti, i fotografi e per tutti colori che hanno bisogno di materiali per creare, costruire scenografie, esprimersi.
I clienti ci contattano, perché spesso smantellare grandi allestimenti è oneroso e complicato, e anche le grandi aziende iniziano a non avere più spazi per stoccare quelli materiali che rimangono inutilizzati; noi valutiamo quello che ci propongono, operiamo una selezione e ritiriamo. La cessione del materiale è gratuita, il servizio di valutazione e del trasporto nel nostro spazio è a pagamento, dopodiché puliamo, smontiamo e organizziamo i materiali in scaffali, per tipologie e acquistabili a peso. Il materiale a disposizione da META sarà sempre diverso; ad esempio, oggi puoi comprare della moquette a 1 euro al chilo, delle lastre di plexiglass, o della gomma piuma; alcuni prezzi sono invece sul singolo oggetto, come le pedane in legno, o i piedistalli, a 55 euro ciascuno. Ci teniamo a rivendere a prezzi vantaggiosi, perché vogliamo che questo sia un posto vivo, frequentato anche da artisti e studenti delle accademie, dove un mese puoi trovare 50 sedute azzurre, e il mese dopo ci sono 10 espositori in metallo e 50 metri di tessuto argentato. Vorremmo che le persone venissero da noi, dessero un’occhiata, e a partire dai materiali cominciassero a impostare il lavoro e a creare. META vuole stimolare la creatività. Grazie al passaparola, noti brand di moda ci stanno contattando per i primi ritiri: lo spazio si sta pian piano riempendo.

META non è solo un negozio, ma uno spazio comunitario: sarà un punto di riferimento per tutti colori che hanno bisogno di materiali per creare

Avete dei modelli di riferimento che vi hanno aiutato a capire come organizzare il lavoro?
Martina Bragadin: “Ho lavorato per anni a Parigi, dove ho avuto modo di conoscere la Réserve des arts - pour une création circulaire et solidaire, un’associazione francese che incoraggia i professionisti dei settori della cultura, dell’artigianato e dell’arte a sostenere un’economia circolare attraverso il reimpiego dei materiali scartati. Sono nati nel 2008, sono cresciuti e oggi sono strutturati e attivi, organizzano attività didattiche e di sensibilizzazione. Da loro puoi trovare le cose più disparate, dalle piume colorate vendute al chilo alle vetrine in plexiglas, ma mettono a disposizione anche spazi e competenze, come atelier di falegnameria e cucito per favorire i processi di riutilizzo. Con Margherita, vogliamo importare questo modello in Italia: partiamo da Milano, ma ci stiamo aprendo a tutto il territorio. In Francia, in materia di economia circolare, sono avanti anni luce.

E in Italia, qual è stato il primo passo?
Nonostante la fatica iniziale per capire come strutturare l’attività e come gestire economicamente la valutazione e il ritiro dei materiali, siamo state incoraggiate dalla vittoria di un bando indetto dal Comune di Milan, Fabriq Quarto, per progetti di utilità sociale sui quartieri a nord della città. Per il resto, abbiamo fatto tutto con le nostre risorse, autofinanziandoci, e abbiamo messo in piedi la nostra azienda. Ci siamo rese conto che in Italia la questione dei “rifiuti” è delicata: noi non lucriamo sui rifiuto, noi abbiamo impostato un’attività per ritirarlo, recuperarlo e reinserirlio in un ciclo produttivo sostenibile.

Il riuso come forma d’arte: a Milano apre Spazio META
Da META i materiali vengono puliti, resi irriconoscibili da eventuali loghi e divisi in categorie: è possibile acquistare al chilo o per singolo pezzo

Anche la scelta dello spazio è coerente con il vostro approccio: avete scelto un edificio industriale in disuso per dargli una nuova funzione.
Abbiamo visto tantissimi posti, ma siamo rimaste folgorate da questo edificio, che era uno spazio industriale degli anni Cinquanta, un opificio con ampie vetrate e un grande cortile, che si presta al carico-scarico dei materiali e anche ad accogliere l’attività didattica che lo animerà. META infatti funzionerà anche come centro culturale e di dibattito: faremo mostre, workshop e attività di sensibilizzazione. Abbiamo costruito anche un laboratorio di falegnameria, dove possiamo smembrare e rendere irriconoscibili i materiali raccolti dei brand più famosi.

noi non lucriamo sul "rifiuto" noi abbiamo impostato un’attività per ritirarlo, recuperarlo e reinserirlo in un ciclo produttivo sostenibile

META è un progetto impegnativo, gestite tutto da sole?
Da qualche mese META si è allargato, si è aggiunta Benedetta Pomini. Ha lavorato nel mondo dell’arte, con la Triennale di Milano e con diverse realtà e istituzioni. Ci ha dato una mano all’inizio del progetto, per cercare bandi e finanziamenti: anche lei vuole dare una risposta concreta agli sprechi che stanno dietro alla produzione di mostre e allestimenti.

Quali sono le prospettive future del vostro lavoro?
Vogliamo ridurre gli sprechi, spostare l’attenzione sul potenziale delle risorse esistenti e far si che gli artisti possano rifornirsi a prezzi solidali. Anche per i grandi eventi del sistema economico milanese, pensiamo al Salone o alla Settimana della Moda, sarebbe bello poter lavorare per arrivare ai primi anelli della catena organizzativa dell’evento: coinvolgere le aziende, le istituzioni e i progettisti per sensibilizzarli e iniziare la progettazione proprio a partire dai materiali provenienti dai set e dagli stand dismessi. Le questioni amministrative non sono semplici da affrontare, in un paese, l’Italia, in cui le normative purtroppo non incoraggiano i processi di raccolta e recupero dei materiali “non di prima scelta”, percepibili cioè come rifiuti e non idonei alla costruzione, anche se perfettamente utilizzabili. Vogliamo lavorare per reinserire “lo scarto” nella catena progettuale, ma la strada è ancora in salita. È un peccato, perché per alcuni settori sarebbe un necessario passo in avanti, che consentirebbe di ridurre costi e sprechi.

Martina, Margherita e Benedetta si rimboccano le maniche, stanno riempendo gli scaffali, ansiose di inserirsi nella nuova vita di un quartiere storico, a due passi dal Politecnico: in Bovisa hanno aperto un cancello, che è un grande varco: invita Milano a riflettere sulle dinamiche progettuali degli eventi che la animano. Si parla tanto, oggi, di riuso e sostenibilità: basta chiacchiere, meglio i fatti. Benvenuto Spazio META.

Dove: Spazio META è a Milano, in via Don Minzoni 9

Immagine d'apertura: Spazio META a Milano, in zona Bovisa. Photo Daniele de Carolis

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