Ritratto sociale e affettivo della classe media italiana negli anni del boom economico. L’elegia di Flavio Favelli

È ciò che affiora in “Profondo Oro”, la mostra di Flavio Favelli allestita nel grande showroom di Calenzano di Gori Tessuti. Un salto indietro nei ricordi di infanzia e nella loro forma estetica, per fare i conti con una promessa di felicità che era bella proprio nella sua illusione.

Siamo al secondo appuntamento di Arte in Fabbrica, progetto espositivo lanciato dai fratelli Fabio e Paolo Gori come naturale esito di una vocazione artistica da sempre presente nella loro famiglia e nel dna della loro azienda. La Gori Tessuti e Casa, infatti, che sorge in un grande stabilimento in provincia di Prato, è un autentico scrigno del tessile, al cui interno sono custoditi milioni di chilometri di tessuti di qualsiasi materiale e tonalità, di produzione locale o importati dall’estremo oriente, oggetto di ispirazione per arredi, scenografie o costumi di scena per produzioni cinematografiche. I Gori, già artefici della Fattoria di Celle, dove risiede la loro collezione di arte ambientale, hanno messo a disposizione spazio e risorse, questa volta al servizio di Flavio Favelli (Firenze, 1967), noto esponente della scena contemporanea italiana, il cui lavoro si caratterizza per il racconto di una società e di un momento storico colti da un punto di vista affettivo e personale.

“Profondo Oro”, a cura di Pietro Gaglianò, è un’ulteriore declinazione di questa narrazione, attraverso la memoria della vita in famiglia, del focolare domestico e del suo arredamento a partire dagli anni del boom economico. Un tempo in cui la promessa di una progressione graduale e inarrestabile del benessere sembrava tangibile, e al tempo stesso si traduceva in un sentimento di ottimismo di provincia comune a tutte le case del Paese, finendo per assomigliarsi anche nell’estetica del suo arredamento interno. Il primo testimone di questo sentimento è l’insegna al neon che accoglie il visitatore all’ingresso della mostra: National Office, la cui scritta luminosa è portatrice di un orgoglio nazionale e patriottico che al tempo stesso fa ricorso alla lingua inglese ricalcando una “maniera” del tutto provinciale.

Flavio Favelli, Made In Italy, 2020, acrilico su muro cm 950x1200. Foto Serge Domingie © Flavio Favelli

Al centro della scena ci sono le installazioni create per la mostra di Calenzano, Eldorado e Grande Guardaroba: due pachidermi muti e rivolti verso se stessi come porte chiuse a chiave, costituiti da quel mobilio ligneo trasversale a intere generazioni, presente sia nelle case dei nostri nonni che in quelle degli studenti universitari ancora oggi. Oggetti non più funzionali – che dell’arredo hanno solo l’aspetto, anche in questo caso tradito dopo una prima occhiata – sulla cui superficie si individuano tarsie, venature, gemme incastonate e parti in ottone, pezzi assemblati con lo sguardo critico della composizione pittorica. Caro a Favelli è il ricorso allo specchio staccato dalla sua anta e rimontato al contrario, mostrando lo strato di zinco che serve a proteggere il retro dell’argentatura. È il Profondo Oro a cui fa riferimento Favelli, il cui valore non risiede nella preziosità del materiale, bensì nel credo di una borghesia italiana e nel suo bagaglio di certezze che ha caratterizzato la temperatura sentimentale della seconda metà del Novecento nel nostro paese.

“Profondo oro è sia una dimensione etica e spirituale, riferita al valore del lavoro che ha permesso di accumulare beni materiali resistiti per decenni, ma è anche di carattere formale per la preziosità che l’oro conferisce”, racconta il curatore Pietro Gaglianò. “Nell’immaginario di Favelli c’è l’idea che tutti questi specchi, questi mobili, questi materiali, abbiano assorbito anche la vita delle persone all’interno delle case nelle quali hanno dimorato a lungo. È la narrazione di una storia universale – di produzione, di veicolazione, di possesso – che diventa al tempo stesso una pluralità di storie soggettive, individuali”. L’oro della patina in superficie trasforma l’ordinario in epico, il bidimensionale in scultoreo: è il caso di Tempo Aureo, 2020, le due opere a parete composte da materiali assemblati, dalle quali affiorano il logo delle sigarette Chesterfield ma anche la zigrinatura del cartone strappato. Oggetti di uso quotidiano che subiscono una radicale inversione di paradigma.

Flavio Favelli, Grande Guardaroba, 2020, assemblaggio di mobili e specchi, smalto, cm 303x278x263. Foto Serge Domingie © Flavio Favelli

Della mostra di Flavio Favelli presso lo stabilimento Gori rimarrà permanente Made In Italy, il grande murale dipinto sulla facciata esterna: un’opera site specific, quella che attraverso una serie di spiazzamenti cognitivi racconta più da vicino la storia industriale e produttiva dell’area pratese. Vi troviamo raffigurati un palazzo orientale, un tappeto volante e una scritta in arabo araba. Si tratta in realtà un’iconografia presa dall’etichetta di un’azienda tessile locale, negli anni in cui l’allure persuasiva della pubblicità cominciava a diventare un elemento imprescindibile. Ed ecco che il tappeto è in realtà la raffigurazione di una coperta, la parola “Kandahar” il nome di una stazione sciistica della Germania meridionale. Ancora una volta una promessa fallace di esotismo, riflesso di un’illusione rimasta incastonata nelle radici di una storia nazionalpopolare. 

La mostra “Profondo Oro” rimane aperta fino al 31 marzo 2021 nella sede storica della Gori Tessuti e Casa di Calenzano, visitabile su appuntamento rispettando tutte le norme anti contagio.

Titolo esposizione:
Profondo Oro
Artista:
Flavio Favelli
A cura di :
Pietro Gaglianò
Dove:
Arte in Fabbrica, Gori Tessuti e Casa, Calenzano, Firenze, Italia
Date di apertura:
da 18 settembre 2020 a 28 marzo 2021

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