Il boom economico di New York e la costante devozione della metropoli alle logiche della produttività ha inevitabilmente influito sull’assetto architettonico e sull’organizzazione dei suoi spazi. Un esempio viene dalle “blue chip galleries” – termine mutuato dal gergo del gioco d’azzardo – ovvero le gallerie più potenti del sistema artistico che stilano la propria programmazione annuale avendo a disposizione budget altissimi, con studiate strategie commerciali per attirare il grande pubblico.
Il capitalismo e le sue conseguenze: la mostra “FiDi Arsenale” fa luce sulla gentrificazione a New York
16 artisti e architetti vengono chiamati a ripensare la società e i suoi spazi. E un irish pub abbandonato accanto al World Trade Center viene invaso da installazioni e video sugli effetti della gentrificazione e sulle sue possibili risposte.
Courtesy dell'artista.
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- Giulia Ronchi
- 04 marzo 2020
- New York
- mostra
- 2020
In questo scenario, cosa resta agli artisti emergenti slegati da tali dinamiche? A porsi il problema sono le realtà indipendenti di Hot Air e Mery Gates, che occupano il 23 Space (prima Barleycorn Pub), un irish pub abbandonato nei pressi del World Trade Center: si tratta dell’area in cui sorgevano i grandi templi del business americano, come le Torri Gemelle, il cui paradigma ha subito un forte scossone a causa della tragedia del 2001.
“FiDi Arsenale”, questo il titolo del nuovo progetto espositivo, invita 16 tra artisti visivi e architetti a ragionare sui cambiamenti in atto riguardanti l’idea di comunità e società in rapporto all’avanzata del capitalismo e di logiche esclusive nei confronti della maggior parte della popolazione. Installazioni, objet trouvé, manufatti provenienti dal commercio, ma anche video e software si fanno spazio in questo relitto di oltre 500 metri quadrati. Curata da Collin Clarke, Bika Rebek e Matt Shaw, gli autori invitati sono Joshua Citarella, Keiron de Nobriga, Mark Fingerhut, Claire Hentschker, Jason Isolini, Damjan Jovanovic, Filip Kostic, Pierce Myers, Sam Rolfes, Bika Rebek, Rachel Rosheger, Daesup Song, Tea Strazicic, Stock-a-Studio, Theo Triantafyllidis, e Leah Wulfman.
Se negli ultimi anni l’avanzata della gentrificazione ha monopolizzato i quartieri centrali di New York, rendendoli off-limits alla sperimentazione artistica, “FiDi Arsenale” punta a ritagliarsi nuovamente un avamposto, alzando una voce critica ed esplorando le falle messe in luce dal post capitalismo.
- FiDi Arsenale
- Collin Clarke, Bika Rebek e Matt Shaw
- Dal 28 febbraio al 27 marzo 2020
- 23 Space
- 23 Park Place, New York
FiDi Arsenale, Daesup Song.
FiDi Arsenale, Daesup Song.
FiDi Arsenale, Filip Kostic.
FiDi Arsenale, Jason Isolini e Sam Rolfes.
Fidi Arsenale, Rachel Rosheger.
FiDi Arsenale, Tea Strazicic.
FiDi Arsenale, Theo Triantafyllidis.
FiDi, Jason Isolini.
FiDi, Rachel Rosheger.
FiDi Arsenale, vista installazione.
Claire Hentschker e Merch Mulch, Dead Mall 360 Video Recomposition, still.
Damjan Jovanovich, Supersurface, still.
Filip Kostic, Booty Bay Open Studios, still.
Leah Wulfman, THE CLOUD + LABS.
Mark Fingerhut, Goblin, still.
Pierce Myers, Eco Futures, still.
Sam Rolfes, Render Bender, still.
Stock-a-Studio, a kit of these some parts x budget gym.
Tea Strazicic, Dance with the Devil, still.
Theo Triantafyllidis, Studio Visit, still.