L'intuizione è nel Pixel: le foto di Marta Blue

Abbiamo fatto provare il nuovo potentissimo cameraphone di Google a una fotografa. Ed è andata molto bene. L’intervista e le immagini, in esclusiva per Domus.  

Che gli smartphone abbiano sostituito oltre a Walkman, Game Boy e TomTom anche le macchine fotografiche, facendo sparire da borse e tasche le fotocamere compatte è evidente a tutti. Com'è evidente che il prossimo passo sia la sfida lanciata a reflex e mirrorless di fascia prosumer, e al tempo stesso che dietro i proclami di marketing e pubblicità non tutto l'oro luccichi. Google gioca da sempre un ruolo importante nel mondo degli smartphone grazie al suo sistema operativo Android, il più diffuso al mondo. Da qualche anno è sul mercato con un dispositivo Made by Google, il Pixel, salutato fin dal suo esordio come uno dei migliori cameraphone che si possano comprare. La sua forza va al di là dell'hardware, grazie alla strepitosa intelligenza di cui il cervello digitale del telefono è dotato. Pixel 4 e Pixel XL, i nuovi modelli lanciati a ottobre, hanno introdotto una serie di novità: una seconda fotocamera con teleobbiettivo, una modalità notturna più potente con una incredibile resa del cielo stellato (“astrofotografia”), la possibilità di compensare manualmente la luce tra sfondo e soggetto in primo piano, utilissima per i controluce, più dettagli grazie al processamento HDR+ live delle immagini. Il nuovo Pixel si conferma un trionfo della fotografia automatica. Ma cosa succede quando provi a usarlo professionalmente o per un progetto artistico?

Google Pixel 4

Per rispondere a questa domanda l'abbiamo lasciato un paio di settimane in mano a Marta Blue, fotografa con un passato da art director, 29mila e rotti followers su Instagram, tre mostre entro la fine di questo anno. “Di cui una personale a cui tengo molto perché presenterò ad un pubblico a me molto lontano un progetto nuovissimo”, mi racconta lei in un bar del centro Milano, dove ci incontriamo per raccontarci com'è andata con Pixel 4; per la primavera del 2020 è invece previsto il suo primo cortometraggio. Quando le chiedo come riesca a essere una fotografa, un'artista, e al tempo stesso un personaggio pubblico su Instagram, taglia corto: “eliminando il confine tra pubblico e privato sui social”, risponde sorridendo.

Le foto che hai realizzato con Pixel 4 sono molto belle. Come direbbe qualcuno, sembrano fatte con una macchina fotografica “vera”. Come ti sei trovata?
Bene, sono rimasta sorpresa. In positivo, intendo.

Come nascono queste immagini?
In generale la maggior parte degli spunti visivi arrivano dal cinema e dalla pittura. In questo momento sono concentrata su un concetto in particolare che è la malinconia. Tentare di comunicare una certa visione, come se fosse un ricordo, è molto importante perché automaticamente lo associ a una tua emozione, e con tua intendo di chi guarda la foto. E questo ti crea subito un legame.

E Instagram?
Instagram è un mezzo pieno e potente, ma spesso riconoscere qualcosa di autentico è davvero difficile. Questo potrebbe essere un lato negativo, ma per chi ha un occhio curioso, allenato e intelligente, Instagram è una grande fonte d’ispirazione, ti tiene allineato con le tendenze, è un modo per conoscere, farsi conoscere e instaurare nuove collaborazioni professionali. E poi c'è una cosa...

Ovvero?
So che mi pentirò ma ci tengo a dirla: la creazione di contenuti digitali non è fotografia.

Usare un telefono ha cambiato il tuo modo di fotografare?
È ovviamente più intuitivo. E c'è la comodità nello scattare con estrema velocità situazioni che richiedono effettivamente più tempo di settaggio con una macchina fotografica. Per esempio le foto al buio o set con colori molto intensi richiedono più tempo e competenza tecnica, quindi probabilmente usare questo telefono mi ha dimezzato i tempi, facendomi ottenere comunque un risultato bilanciato da molti punti di vista.

C'è qualche opzione della app fotocamera che hai apprezzato in particolar modo?
La modalità ritratto e il doppio controllo dell’esposizione con la possibilità di regolare le luci e le ombre prima dello scatto.

Hai scelto di fare con Pixel qualcosa di molto vicino a quello che realizzi solitamente usando una fotocamera. Come mai hai scelto questa strada?
Probabilmente perché non fa nessuna differenza per me. Può cambiare la forma ma se il contenuto è valido, che tu stia scattando con una macchina fotografica o con un telefono, la percezione di chi guarda non cambierà.

Che approccio hai usato?
Sapendo di non poter ottenere la stessa morbidezza nella resa dell’immagine, mi sono spinta un po' di più sui colori. Il risultato è stato fedele alla luce e sorprendente nel dettaglio.

La torta

C'è stato qualcosa che non ha funzionato come ti aspettavi?
Al contrario. Ci sono delle foto che mi hanno sorpreso perché sono venute esattamente come mi immaginavo.

Per esempio?
La stanza, la torta e la rosa rossa sono tre set differenti con zero luce naturale. Nelle prime due era voluto, nella terza il risultato è stato una luce surreale. C’era l’intenzione di simulare luce diurna al buio, quindi è andata ancora meglio di quello che avevo immaginato. In realtà questo scatto è un controluce, il cielo è una velina a cui ho puntato una luce per eliminare le ombre. Il rischio sarebbe potuto essere tante ombre e qualche problema con i colori. Incredibilmente con il Pixel si sono eliminate le ombre e ho mantenuto la brillantezza nei colori.

La rosa

La stanza della foto nella realtà era molto scura e la gestione della luce in questo caso è stata fondamentale per poter mantenere i colori come nella realtà. In tutte e tre le immagini volevo che la sensazione più o meno intensa del messaggio andasse in contrasto con le ambientazioni. Sarebbero potuto essere tranquillamente tre foto drammatiche, ma la freschezza nella resa, la quasi completa gestione della luce, l’assenza di rumore al buio e la totalità nel dettaglio mi ha permesso di ottenere un risultato che va ben oltre la tecnica.

La stanza

Hai usato post produzione?
No, nessun tipo di post produzione. Questo è il motivo per cui ho scelto di ricreare determinati set, per mettere alla prova questo telefono e capire fino a che livello poteva essermi fedele.

Pensi che uno smartphone, questo smarpthone, possa “bastare” per realizzare un progetto artistico?
Non vorrei cadere nel banale, ma se stiamo parlando di arte, perché no.

Difetti?
Direi che, a parte l’anteprima dei filtri abbastanza fuorviante e poco fedele al definitivo, non ne ho trovati.

Dopo questa esperienza con Pixel, scatterai ancora con un telefono?
Scatto foto tutti i giorni e a qualsiasi cosa, il telefono è il primo mezzo che uso per elaborare le mie idee.

Se dovessi esporre queste foto, come immagineresti l'allestimento?
Nella mia immaginazione andrei a ricreare ogni set reale e ad ogni set ci piazzerei di fronte una base con il telefono che mostra lo scatto definitivo. Nella realtà probabilmente le proietterei a rotazione su un muro gigantesco. Sono una persona semplice.

 

Google ha fornito il sample di Pixel 4XL usato da Marta e con cui sono state scattate le foto qui pubblicate.

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