L’artista che dipinge con la polvere da sparo

Sfidando la potenza di un materiale distruttivo, l’artista cinese Cai Guo-Qiang lo utilizza per creare bellezza e promuovere la coesione umana.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1082, settembre 2023.

Cai Guo-Qiang è un artista che usa la polvere da sparo invece della pittura. La sua tela è lo spazio e la carta è solo un intermediario che registra le tracce lasciate dal materiale. Il suo processo creativo è meticoloso e condiviso, ma spesso produce solo eventi effimeri. La sua arte si crea nel preciso momento in cui la polvere da sparo si dematerializza esplodendo, accompagnata da un gran fracasso e da un fumo denso. Cai Guo-Qiang è un artista che analizza i confini della fisicità. È attratto dall’imprevedibilità che produce risultati incontrollabili e accidentali. 

Il suo interesse per la polvere da sparo è molteplice, la considera una della quattro grandi invenzioni cinesi insieme con la bussola, la carta e la stampa. “È fiero che la polvere da sparo sia stata inventata in Cina e che gli antichi cinesi non l’abbiano creata per scopi violenti: fu la loro ricerca dell’elisir dell’immortalità a condurli all’invenzione. Allo stesso tempo, è anche affascinato dalla potenza distruttrice della dinamite”, sottolinea Wu Hung nel testo scritto per la mostra al National Art Center di Tokyo (29.6-21.8.2023).

Quando Cai era bambino, suo padre disegnava complicati paesaggi in miniatura sulle scatole di fiammiferi, schiudendo la vastità di un universo sulla loro minuscola superficie. La sua fantasia d’artista lo ispirava a sbloccare quegli sconfinati spazi infiniti. Nel processo di liberazione della sua creatività, invece che intraprendere una carriera tradizionale di pittore di paesaggi, Cai si dedicò al contenuto della scatola di fiammiferi. 

È fiero che la polvere da sparo sia stata inventata in Cina e che gli antichi cinesi non l’abbiano creata per scopi violenti.

Wu Hung 

La scatola è di per sé la prova del controllo sul fuoco esercitato dagli esseri umani e della nostra capacità di provocare l’accensione a piacere. Imbrigliare l’uso di un materiale volatile richiede una preparazione meticolosa, la creazione di una squadra di lavoro e l’accettazione dei fallimenti che ne conseguiranno, garantendo comunque la sicurezza, dato che si sta – letteralmente – giocando con il fuoco.

Le esperienze infantili di Cai con i fuochi d’artificio gli hanno dato familiarità e senso del rispetto allo stesso tempo. All’origine del fascino che prova per le esplosioni c’è anche un interesse per lo spazio esterno e per il Big Bang, il momento in cui le stelle nacquero da un’esplosione astronomica. In cinese, quel momento prende il nome di “conflagrazione primigenia”. 

La sua mostra seminale “Primeval Fireball: the Project for Projects” al P3 Art and Environment, spazio sperimentale d’arte di Tokyo, comprende un gruppo di sette disegni realizzati con polvere da sparo e progetti di lavori di scala monumentale definiti nei minimi dettagli. Le sue opere si realizzano tramite la sfida alla potenza di un materiale altrimenti distruttivo, oggi usato per creare la bellezza e promuovere l’unione dei cittadini e la speranza di pace. Un obiettivo ambizioso.

A parte gli usi pittorici, Cai usa la polvere da sparo per installazioni di grandi dimensioni e fuochi d’artificio site specific. Consistono in pochi secondi di potenti esplosioni e riflettono l’intento dell’artista di rompere i confini tra terrestre ed extraterrestre. Lo scoppio dei fuochi d’artificio è un evento cosmico e Cai spera che le sue performance comunichino con chi sta sulla Terra come con chi sta nello spazio. 

Nel suo Fetus Movement II: Project for Extraterrestrials No. 9, presentato nel 1992 all’esposizione internazionale d’arte di Kassel, un’esplosione dimostrativa era in relazione con i suoi effetti biologici e geologici. “Nel corso della performance, Cai stava seduto nell’area con un encefalografo e un cardiografo collegati al cranio e al petto. Quando fece esplodere le cariche, gli strumenti registrarono i movimenti del terreno insieme con il suo battito cardiaco e le sue onde cerebrali. […] La performance dava a Cai il doppio ruolo di artefice dell’esplosione cosmologica e oggetto del suo impatto”, continua Wu Hung.

Alle volte, nei suoi lavori, le esplosioni sono usate per placare gli spiriti dei morti. Cai ha usato in questo modo la polvere da sparo molto recentemente, con i colorati fuochi d’artificio diurni di When the Sky Blooms with Sakura, presentati il 26 giugno 2023 in Giappone, a Iwaki, sulla spiaggia di Yotsukura, in memoria delle vittime del terremoto e dello tsunami che colpirono nel 2011 la regione del Tōhuku. 

In modo quanto mai contraddittorio, le performance e le installazioni di Cai usano la detonazione per favorire l’unione degli individui, invece che per distruggere o dividere. Cai ha anche collaborato con gli abitanti di Iwaki per una serie di altri progetti. Ha lavorato costantemente con loro per tutta la sua carriera, dato che rappresentano il suo punto di partenza come artista (vedi Ario Kawauchi, Sora O Iku Kyojin, Shueisha, Tokyo 2018). Si tratta di un rapporto che risale alle prime mostre di Cai, dato che furono loro i primi ad acquistare le sue opere.

I fuochi d’artificio sulla spiaggia hanno contribuito ad attirare attenzione e visitatori nella zona, a lungo afflitta dalla difficoltà di riprendersi dopo il terremoto e il successivo collasso del vicino impianto nucleare di Fukushima. Cai è ritornato regolarmente a Iwaki, non solo per lavorare con la gente del luogo ma anche per proporre un ambizioso museo all’aperto nel 2014: una galleria integrata in un progetto civico locale per la messa a dimora di 10.000 ciliegi (sakura) per creare un nuovo scenario di riferimento in un paesaggio profondamente toccato da catastrofi di origine naturale e umana. 

Nel corso di questi incontri, il gruppo ha riflettuto collettivamente su come sia possibile che un creativo non crei la sua arte ma lo faccia fare agli altri, un metodo di fatto coerente con la visione di Cai a proposito del lavoro sull’imprevisto e l’ignoto: una mediazione con il gruppo dei collaboratori volontari che, insieme con l’artista, intessono un’immensa rappresentazione umana.

Anche il recente fascino che Cai prova per l’intelligenza artificiale è coerente con il suo modo di lavorare con elementi imprevedibili e sconosciuti. Intuitivamente, ipotizza che essa possa costituire un passo significativo per l’umanità e per l’evoluzione della società, così come lo è stata la polvere da sparo. Le altre tecniche materiali che utilizza spaziano dalle antiche imbarcazioni da carico cinesi impiegate alla Biennale di Venezia per la creazione di figure di lupi e altri animali fino alla presentazione di artigiani reali che realizzano una scultura come in una performance. Ciascuna delle sue opere d’arte oggettuali costruisce un commento politico e sociale specifico, concretizzato in modo più figurale e narrativo. 

Nel lavoro di Cai, la materia della polvere da sparo si trasforma in energia e scompare, lasciando dietro di sé solo una bruciatura. Le sue performance con i fuochi d’artificio lasciano di sé solo una profonda, viscerale memoria. Per realizzare le sue opere, Cai si prepara accuratamente con un gruppo formato da molte persone, calcolando ogni rischio possibile. Tuttavia, ha bisogno di misurarsi con l’imprevedibile. L’arte si fa energia, colore e luce, per poi scomparire nell’etere. È fatta di esperienze condivise che infrangono la separazione umana tra visibile e invisibile. Spingendo al limite il materiale e il creativo, Cai apre vaste potenzialità e occasioni di riflessione per la nostra esistenza.

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