La Piazza Rossa

Nel 1916 Kandinskij dipinge il luogo forse più celebre della nazione russa. Oggi il racconto di quel quadro incredibile e fondamentale si unisce alla speranza che tutte le piazze, anche quelle ucraine devastate dalla guerra, tornino a splendere. 

La situazione in Ucraina è difficile. Dal fronte arrivano ancora notizie di massacri e battaglie. “Nella regione di Donetsk ci sono continui assalti russi e tentativi costanti di sfondare le nostre difese", dice il presidente Zelensky. La pace sembra ancora troppo lontana.

La storia, la letteratura e l’arte dei paesi dell’est, ci ricordano però un paese diverso, se pur imperiale, quanto meno affascinante. “Io non sono certo entusiasta di tutte le cose che vedo in giro qui. Come letterato, mi irritano. Come uomo con i suoi punti di vista, mi offendono”, scriveva Aleksandr Pushkin in una ettera a Petr Chaadaev del 19 ottobre 1836.

La Russia, la grande madre Russa.

Mosca, nel complesso della sua vita interiore ed esteriore, è stata il punto di partenza delle mie ispirazioni di pittore, è stata il mio diapason di pittore.

Nel 1916 l’artista russo, naturalizzato francese, Vasilij Vasil'evič Kandinskij, dipinge la tanto nota Piazza Rossa, dove un tripudio di colori in movimento descrivono forse il più noto luogo della nazione russa. Il paesaggio è completamente astratto e l’atmosfera quesi fiabesca. Grande spazio è dedicato ai colori primari: accenti di un giallo puro e vivace, il rosso, il blu, accostando sfumature più delicate e al contempo vibranti come il rosa o l’azzurro date da pennellate rapide e ampie. La piazza è irriconoscibile, appare in un movimento centrifugo che sembra dare ritmo alla vita della città, tutto scorre, tutto passa, tutto accade.

Piazza Rossa, Vasilij Vasil'evič Kandinskij, 1916

“Mosca, nel complesso della sua vita interiore ed esteriore, è stata il punto di partenza delle mie ispirazioni di pittore, è stata il mio diapason di pittore. Mi sembra che sia sempre stato così, che con il tempo, grazie ai progressi realizzati nella mia forma, io abbia dipinto questo stesso ‘modello’ con sempre più espressione, in modo più perfetto, più essenziale, e ancora lo dipinga attualmente”, afferma lo stesso Kandinskij.

Il nome “Piazza Rossa”, nasce da un errore di traduzione. Il nome non deriva infatti dai suoi complessi e dorati edifici bordeaux, tantomeno dalla bandiera rossa o da altri simboli del comunismo, tutt’altro: Krasmaja Ploshchad. La prima parola, Krasnaja, nel russo arcaico significava “bella”, mentre nella lingua moderna la parola prende il significato di rosso. Non è un caso infatti che nella tradizione ebraica la parola “rosso” corrisponda al significato di vivo. Nelle lingue di ceppo slavo il rosso ha il significato di “vivo e bello”. Piazza Bella, questo il suo vero nome.

Mi sembra che sia sempre stato così, che con il tempo, grazie ai progressi realizzati nella mia forma, io abbia dipinto questo stesso ‘modello’ con sempre più espressione, in modo più perfetto, più essenziale, e ancora lo dipinga attualmente.

Un fraintendimento dunque. Un fraintendimento anche questa assurda guerra? La speranza è quella che tornino a risplendere tutte le piazze ucraine, che tutto cessi, tutto si plachi e che la Russia prenda respiro in ricordo di tutta la sua storia e di tutte le sue bellezze.

“È triste e allegro, in una silenziosa notte d’estate, nel bel mezzo di un cheto bosco, ascoltare una lunga canzone russa. Ci sarà e infinita angoscia, e disperazione, e una forza invincibile, e la fatale impronta del destino; quella predestinazione ferrea che è uno dei principi fondamentali del nostro carattere nazionale, per mezzo del quale si può spiegare molto di quello che appare incomprensibile nella vita russa. E quanto ancora non si sente in una lunga canzone nel bel mezzo di una notte estiva e di un bosco cheto!” Aleksej Kostantinovich Tolstoj (1817-1875), Il principe Serebrjany

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