Dal Castello all’insospettabile villetta: due idee di collezionismo a Rivoli

Collezionisti a confronto nel raggio di un chilometro: la mostra di arte cinese di Uli Sigg e la casa del ragioniere Francesco Federico Cerruti.

Shao Fan, veduta dell'installazione. Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese / Facing the Collector. The Sigg Collection of Contemporary Art from China. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, 2020. Photo Anotnio Maniscalco

La relazione tra pubblico e privato nell’arte è sempre stata strettissima, le collezioni dei musei originano quasi sempre da collezioni private. Le donazioni costituiscono ancora una delle principali fonti di arricchimento delle collezioni museali e i collezionisti hanno una funzione rilevante nel complesso mondo dell’arte che non è solo, o non sempre, di ordine economico. Così si trovano molto vicini, nelle sale del Castello di Rivoli, il più importante collezionista di arte contemporanea cinese, lo svizzero Uli Sigg, e uno dei più importanti collezionisti europei d’arte, il torinese Francesco Federico Cerruti.

Che non sia il solo denaro a muovere un collezionista lo dimostra il ruolo di Uli Sigg (Lucerna 1946) di cui il Castello di Rivoli mette in mostra una frazione, quasi infinitesimale – 40 opere di 25 artisti sulle circa 2500 – della sua collezione di arte contemporanea cinese e orientale. Spiccano nell’esposizione i numerosi ritratti del collezionista, che si schermisce dicendo di non averli richiesti, sono gli artisti ad averlo ritratto spontaneamente e ad avergli regalato i ritratti. Eppure questo già dice qualcosa della relazione tra Sigg e le centinaia di artisti contemporanei – 500 – di cui ha comprato le opere e quindi sostenuto il lavoro, talvolta anche finanziandone la produzione a monte, come nel caso di Coca-Cola Project di Xe Xiangyu. La domanda allora è perché un artista contemporaneo ritrae un collezionista? Per dare conto della relazione intima che si è instaurata? Per omaggiarne la vanità? E se questi ritratti, sette, entrano in una mostra di 40 opere che significa? È forse questo l’indizio a cui guardare per comprendere la scelta curatoriale messa in campo a Rivoli, che proprio da Sigg ha ricevuto in dono due opere di Miao Ying e He Xiangyu commissionate per il museo, una delle quali ritrae Ai Weiwei a faccia in giù sul pavimento.

Il ruolo di questo collezionista, che preferisce autodefinirsi ricercatore, è stato straordinario, è indubbio. Primo manager a entrare in Cina nel 1979 con l’apertura al capitale occidentale voluta dal successore di Mao, Deng Xiaoping; poi ambasciatore svizzero dal 1995 al 1998 in Cina, Corea del Nord e Mongolia, oggi ricopre una serie di ulteriori ruoli sia in ambito aziendale sia culturale; infine, nel 2012, cede una parte consistente della sua collezione al M+ Museum di Hong Kong, disegnato da Herzog & De Meuron, la cui apertura è prevista a fine 2020. Ed è sulla sua collezione che si basa il nucleo fondante del museo. Del resto Hong Kong è già tornata alla Cina e per quanto da essa molto differente per ordinamento politico, giuridico, economico e sociale è una porta socchiusa sul resto dello sterminato Paese.

Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese
Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese. Xe Xiangyu, Coca-Cola Project, (Progetto Coca-Cola), 2009, veduta dell'installazione. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Photo Antonio Maniscalco

Alla domanda sul perché Hong Kong e non Pechino o Shanghai o un’altra città cinese ha risposto: “Perché non ho ricevuto garanzie sul fatto che non vi sarebbe stata censura”. Infatti nel sostegno che nel corso di quarant’anni ha dato agli artisti cinesi ci sono anche opere di critica sociale e o politica. Ai Weiwei tra questi. “Anzi” racconta sempre Sigg, “è grazie ai nostri incontri che Weiwei decide di fare l’artista.” Ed è probabilmente la formazione di quest’ultimo, che ha studiato e vissuto in occidente a spiegare la relazione fra i due. Ai Weiwei costituisce un ponte tra le due culture e sistemi politici, sa parlare agli uni e agli altri, la sua famiglia ha subito la Rivoluzione Culturale ma lui sa dialogare col potere, e pensa di poterlo criticare: la pagherà con 81 giorni di carcere nel 2011, ma è ormai troppo noto e protetto e verrà rilasciato.

Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese / Facing the Collector. The Sigg Collection of Contemporary Art from China
Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese. Veduta dell'installazione. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Photo Antonio Maniscalco

Uli Sigg ha dichiarato più volte di aver sempre pensato alla sua collezione come a qualcosa che avrebbe restituito ai cinesi, un atto di generosità nei confronti di chi per ragioni politiche ma anche culturali non era pronto a comprendere una parte della propria storia. Certamente vero ma allo stesso tempo è la storia del suo sguardo che racconta la collezione, ed è un uomo che conosce molto bene il mercato cinese dell’arte contemporanea che ha contribuito a costruire e orientare. La collezione è stata costruita con spirito enciclopedico. Sempre il collezionista: “Non è espressione del mio gusto personale”, ribadisce davanti al lavoro One or All (Ash Column), la colonna realizzata con ceneri umane compresse, provenienti da cadaveri anonimi di Sun Yuan & Peng Yu, e non c’è motivo per non credergli. Ma se non è il suo gusto chi ha stabilito quali sono le voci di questa enciclopedia? Nei primi anni in cui Sigg esplorava gli studi degli artisti di certo il circolo di coloro che lavoravano fuori dagli schemi, del regime e della propria cultura, era ristretto. Probabilmente qualcosa di simile alla Parigi di inizio ‘900, ma poi quando gli artisti hanno cominciato a partecipare alle grandi mostre internazionali, hanno aperto le gallerie in Cina, altri collezionisti, soprattutto occidentali, hanno cominciato a comprare?

Villa Cerruti. Sullo sfondo Giuseppe Pellizza da Volpedo, Membra stanche (Famiglia di Emigranti) (Emigranti), 1907 olio su tela 127 x 164 cm photo Antonio Maniscalco
Villa Cerruti. Sullo sfondo Giuseppe Pellizza da Volpedo, Membra stanche (Famiglia di Emigranti) (Emigranti), 1907, olio su tela 127 x 164 cm. Photo Antonio Maniscalco

E adesso il ragionier Cerruti, un altro collezionista particolare. Del resto quale collezionista non è tale: ossessivo, ricco, raffinato, speciale, individualista, anche quando è generoso perché è della sua personalissima visione del mondo (dell’arte) che vuole lasciare traccia.

A pochi passi dal Castello di Rivoli, l’omonimo paese comprende una serie di ville e villette, simili alle tante che punteggiano l’Italia in tutte le regioni. Per lo più anonime, quando non espressamente parte di quell’architettura da “geometra”, comprensiva delle bizzarrie dei committenti, che caratterizza il Bel Paese dai tempi del boom economico. Una di queste apparteneva a Francesco Federico Cerruti. Un industriale torinese – nato a Genova nel 1922 – capace e innovatore, che sin da giovane comincia a collezionare arte con metodo. Nel 1967 si fa costruire la villa in questione, dove non abiterà mai, vivrà invece tutta la vita in un modesto appartamento vicino alla fabbrica di famiglia che aveva fatto crescere nel dopoguerra, la Legatoria Industriale Torinese – quella, per capirci, che legava le guide del telefono, in grado di produrre fino a 200.000 volumi al giorno. In origine in stile provenzale, poi modificata col crescere della collezione, conserva il cattivo gusto con cui è nata – ed è restituita con perizia alla collettività dagli architetti Con3studio e Baietto Battiato Bianco che ne hanno curato la trasformazione da villa privata a spazio museale pubblico – ma è ricolma di oltre trecento opere e arredi straordinari, per un totale di quasi un migliaio di oggetti.

Il ragioniere, così voleva essere chiamato a ribadire le sue origini, era un uomo solitario e discreto ma aveva le idee chiare su quello che era il suo museo personale, nel quale tra l’altro coltivava orchidee. Aveva uno sguardo preciso sulla qualità di ogni singola opera e oggetto, come se avesse una lente che gli consentiva di vedere ciò che era importante nella storia di un artista, periodo storico, manufatto. Una visione bulimica, che va dal Trecento al Novecento, da preziose e rarissime edizioni di libri a mobili barocchi, dalla sala da pranzo con tavolo fatto fare “in stile” e magnifici De Chirico ai fondi oro della stanza che si era fatto costruire nella torre circolare – una di quelle bizzarrie architettoniche di cui sopra – che sembra fosse una sorta di camera della morte, in cui meditare sulla naturale e inevitabile fine dell’esistenza.

Villa Cerruti. photo Antonio Maniscalco
Villa Cerruti. photo Antonio Maniscalco. La camera circolare nella torre

Alla sua morte, a 93 anni nel 2015, era già pronta la Fondazione che affida al Museo di Rivoli la gestione della sua casa-museo, dotata dei fondi necessari perché questo potesse avvenire. Così, dopo un lavoro di adattamento durato tre anni, è stata aperta al pubblico. Oggi il Museo di Rivoli comincia a mettere in relazione le due collezioni. I cinque dipinti di Morandi della collezione Cerruti sono nelle sue sale in dialogo con le opere di altrettanti artisti contemporanei. Le opere, di piccolo formato, vengono inghiottite dagli spazi magniloquenti del castello e dalle opere di grandi dimensioni degli artisti contemporanei. Lo sforzo encomiabile del museo di mettere in relazione le due collezioni si scontra con la realtà della natura delle stesse. Il ragioniere sceglieva per sé e per la sua casa e si vede. Ma il compito del Museo di connettere il presente al passato è un dovere civile di cui si è fatto carico e la collezione Cerruti è una straordinaria occasione, soprattutto in tempi in cui c’è chi, artatamente, finge che quel legame con la Storia non ci sia.

Mostra:
Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese
a cura di:
Marcella Beccaria
Sede:
Castello di Rivoli Museo d'arte contemporanea
fino al:
21-6-2020
Collezione Cerruti:
consigliata la prenotazione sul sito del Castello di Rivoli

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