Subito dopo il Grande Slam, per il tennis mondiale arrivano gli Atp Finals: Torino è la destinazione, ormai nel pieno del suo quinquennio di titolarità. È dal 2021 che assieme al torneo arriva ogni anno un tennis-takeover della città, in un’attenzione collettiva per la terra rossa che ormai è un’ossessione estetica, incoronata da immaginari cinematografici alla Challengers e dalla presenza costante in news di Sinner o Alcaraz, con le loro vite quasi prima che con le loro partite.
L’evento quindi attira nella città subalpina migliaia di spettatori, ma anche una fanbase non necessariamente munita di biglietto, ed è difficile far uscire uno sport come il tennis da dentro le arene e le tribune, e far sì che i suoi spazi inneschino uno scambio con quelli della città intorno.
È invece proprio su questo che ha lavorato il progetto di Benedetto Camerana col consorzio Awe Sport, per vincere il concorso lanciato dalla Federazione Italiana Tennis (Fit) nel 2020: una filosofia di progetto tutta fondata su una rete di interventi puntuali intrecciati alla città, ormai quasi un tratto identificativo per Torino, che già aveva seguito la stessa strategia per i Giochi Olimpici invernali del 2006.
Installazioni nel centro città, quindi, poi il Fan Village collocato nel grande parco della Piazza d’Armi, di fronte all’arena dove si gioca il torneo. Le aree commerciali classiche da grande evento, e poi un’architettura che vuole essere il centro di tutto questo sistema di scambio tra torneo e popolazione urbana: il Winter Garden, un giardino d’inverno, serra bioclimatica con dentro quattro campi da pickleball (non è il padel, ma resta nel genere), gli schermi per portare le partite fuori dallo stadio, le aree gioco, immerse in una foresta di bambù che si affianca all’inevitabile riferimento ai giardini all’italiana.
Un grado di convivenza tra artificio e vegetazione che recentemente il progettista aveva già articolato nel verde reversibile usato per la pista sul tetto del Lingotto, diventata estensione dello spazio della Pinacoteca Agnelli di Renzo Piano.
Notizia recentissima è invece che La Fit ha introdotto un biglietto anche per accedere a questo Village, che resta comunque irrisorio rispetto ai prezzi dell’arena.
L’Arena stessa allora: oggi Inalpi Arena, come da denominazione dello sponsor in carica; celebre però fin dal 2006 come Palasport Olimpico, un progetto per i Giochi Invernali che porta la firma principale di Arata Isozaki. Questo luogo ci porta a due temi principali. Uno è una precisazione: gli Atp Finals si giocano su cemento indoor – non su terra rossa come l’incipit poteva far supporre, ma quella era una questione di immagini evocative – quindi almeno sul fronte del terreno di gioco non richiedono grandi interventi.
L’altro è invece un processo di adattamento, progettato per una struttura di per sé già adattiva: interagendo con l’area variabile del foyer, generata da tribune mobili, un secondo livello di mezzanini in struttura metallica leggera crea aree corporate, relax, spogliatoi atleti, un’area per la concentrazione e una per la fisioterapia, e soprattutto lo spazio ibrido della Shared lounge, che rappresenta lo spirito del progetto all’interno dell’arena, così come il Winter Garden fa invece negli spazi della città.