Forme astratte e sobrietà in un asilo in Ungheria

Archikon Architects realizza un intervento senza concessioni alla morbidezza e restituisce alla comunità religiosa riformata della città un punto di riferimento per l’apprendimento e l’ascolto. 

Bisogna qui temporaneamente dimenticare le atmosfere giocose, i colori squillanti, gli allestimenti fantasiosi e poliedrici in cui i bambini (come diceva il pedagogista Loris Malaguzzi, fondatore del Reggio Approach) comunicano con i loro “100 linguaggi” in ambienti “inventosi”, imparando a “pensare con le mani” in una confusione vitale e cognitivamente nutriente: quest’opera di Archikon Architects a Zsámbék, città a 30 km da Budapest, più che una scuola dell’infanzia ricorda un centro d’arte concettuale, con i suoi spazi nitidi ed essenziali e le sue atmosfere diafane e un po' algide.

Archikon Architects, Kindergarten in The Churchyard, Zsámbék, Ungheria 2023

Tuttavia, nonostante le apparenze, l’asilo è un epicentro di vibrante socialità e relazione che restituisce alla comunità religiosa riformata della città un punto di riferimento per l’apprendimento dei bambini, il supporto alle famiglie con soggetti fragili e il dialogo intergenerazionale.

Il nuovo corpo di fabbrica si situa in adiacenza della chiesa, da cui si discosta tramite il portico che conduce all’ingresso principale dell’asilo e riordina gli spazi esterni della corte parrocchiale.

Un impianto planivolumetrico semplice e funzionale denuncia il rigore “calvinista” a cui si ispira la costruzione. L’edificio, adagiato su un terreno in pendenza verso sud-ovest e articolato su due livelli, distribuisce ordinatamente gli spazi attorno ad una corte centrale che funge da fulcro compositivo e relazionale: il piano terra ospita gli spazi ricettivi, didattici, di ascolto e assistenza pedagogica, il piano seminterrato i servizi (cucina, lavanderia, depositi) e la palestra affacciata sul giardino alla quota ribassata.

Archikon Architects, Kindergarten in The Churchyard, Zsámbék, Ungheria 2023

In alzato, una sequenza di tre severi fabbricati a capanna dai toni immacolati riassume i tre programmi funzionali chiaramente ripartiti (servizi, accoglienza e interazione, attività ludico-didattiche).

L’austerità degli esterni viene parzialmente stemperata negli interni dove finiture, infissi e arredi in legno chiaro grezzo restituiscono calore e materialità agli impeccabili ambienti.

Gruppo di progetto:
Csaba Nagy, Károly Pólus, Krisztina Timar- Major, Éva Nahoczki, Gábor Laczkó, Judit Tajti
Ingegneria strutturale:
Gábor Cséfalvay (TETRAPLAN KFT.)
Ingegneria civile:
Csaba Makáry (AGOREX KFT.)
Impianti elettrici:
György Kapitor (ZONE-PLAN KFT.)
Antincendio:
Gabriella Pukánszky (NOKESY DESIGN KFT.)
Paesaggio:
Máté Pécsi, Wang Xiao (OBJEKT Tájépítész Iroda)
Committente:
Parrocchia riformata di Zsámbék
Leggi anche: L’asilo di Le Corbusier e altri esperimenti didattici negli anni Settanta

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