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      15 icone dell’architettura che non esistono più

      15 icone dell’architettura che non esistono più

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      Dall’Art Déco al caffè sostenibile, in un edificio alle porte di Parigi

      Joseph Paxton, Crystal Palace, Londra, Gran Bretagna (1851-1936)

      Costruito nell’ambito dell’Esposizione Universale di Londra del 1851 per esaltare le qualità delle tecnologie emergenti in vetro e acciaio, il Padiglione era originariamente installato ad Hyde Park, per poi essere trasferito in un’altra zona della città. Distrutto da un incendio nel 1936, ispirò molti altri edifici che facevano della leggerezza e della trasparenza un plusvalore a dispetto delle ingombranti architetture del passato.

      Foto di Philippe Henry Delamotte da wikimedia commons

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      Joseph Paxton, Crystal Palace, Londra, Gran Bretagna (1851-1936)

      Foto su wikimedia commons

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      Victor Horta, La Maison du Peuple, Bruxelles, Belgio (1896 -1965)

      Il complesso in stile Art Nouveau, commissionato dal Partito dei lavoratori belgi, era distribuito su quattro piani in un lotto irregolare e si caratterizzava per la massima funzionalità e sobrietà a livello ornamentale (differentemente da altre realizzazioni di Horta). L'edificio fu demolito nel 1965 e rimpiazzato da un grattacielo, non senza polemiche di fronte a ciò che venne considerato un vero e proprio crimine architettonico.

      Foto da wikimedia commons

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      Ernest Flag, Singer Building, New York, USA (1899-1969)

      L’edificio che ospitava la sede della Singer Manufacturing Company, famosa casa produttrice di macchine per cucire, con i suoi 187m e 47 piani è stato negli anni successivi alla sua costruzione il più alto del mondo e un landmark fortemente riconosciuto a Manhattan. A nulla sono valsi gli sforzi della comunità per farlo riconoscere “historical landmark”: è stato demolito alla fine degli anni ‘60 e rimpiazzato dall’attuale One Liberty Plaza.

      Foto di Jack E. Boucher da wikidata

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      McKim, Mead & White, Pensylvania Station, New York, USA (1910-1963)

      L’edificio in stile Beaux Arts, originariamente un nodo nevralgico nella New York del primo Novecento e punto di riferimento per la comunità, fu demolito nel 1963 a causa del calo dei flussi di transito ferroviario. Al suo posto, Madison Square Garden e l'attuale versione della Penn Station.

      Foto da wikimedia commons

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      McKim, Mead & White, Pensylvania Station, New York, USA (1910-1963)

      Foto da wikimedia commons

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      Frank Lloyd Wright, Imperial Hotel, Tokyo, Giappone (1923-1967)

      Il complesso fu progettato dal maestro dell’architettura organica, qui ancora influenzato dal revivalismo Maya sperimentato negli stessi anni anche in Ennis House a Los Angeles.  Sopravvissuto a terremoti, l’edificio provato dal tempo è stato demolito nel 1963 per fare posto alla terza versione dell’hotel.

      Foto da wikimedia commons

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      Frank Lloyd Wright, Imperial Hotel, Tokyo, Giappone (1923-1967)

      Foto di Roger W da CreativeCommons

       

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      Le Corbusier, Padiglione dell’Esprit Nouveau, Parigi, Francia 1925

      Il Padiglione, ideato per l’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Parigi del 1925, era il prototipo a scala reale di un alloggio standardizzato composto da elementi prodotti in serie, che mirava a promuovere i benefici di tecnologie efficienti ed economiche per fare fronte al fabbisogno di alloggi e all’esigenza di qualità abitativa nelle città. Fu ampiamente osteggiato dagli organizzatori della manifestazione che tentarono di occultarlo per il messaggio dirompente, rivoluzionario e in esplicito contrasto con l’Art Déco che l’Expo rappresentava. Decenni dopo lo smantellamento, nel 1977 è stata ricostruita una copia fedele a Bologna, che oggi ospita una sede espositiva.

      Foto da wikimedia commons

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      Minoru Yamasaki, Pruitt-Igoe, Saint Louis, USA (1955-1974)

      Il grande progetto urbanistico di edilizia popolare fu concepito per soddisfare la pressante esigenza abitativa della città negli anni del dopo-guerra. Nel periodo immediatamente successivo alla costruzione, le condizioni di vita nel complesso cominciarono lentamente a decadere in un profondo degrado socio-economico e ambientale. La demolizione dei 33 mastodontici edifici avvenne tra il 1972 e il 1974 e fu accompagnata da un dibattito intenso sulle politiche pubbliche di edilizia sociale che vedevano nel complesso abitativo un evidente simbolo di fallimento nazionale. Quella del Pruitt-Igoe è stata una delle prime demolizioni di edifici di architettura moderna ed è stata definita dal teorico e storico dell'architettura Charles Jencks come “il giorno in cui l'architettura moderna è morta”.

      Foto United States Geological Survey – United States Geological Survey da Wikipedia

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      Richard Neutra, Gettysburg Cyclorama, Gettysburg, Pensylvania, USA (1958-2013)

      Progettato da uno dei padri del modernismo californiano, il centro visitatori nel sito della battaglia di Pickett's Charge durante la Guerra Civile Americana del 1863 ospitava un ciclorama del 1883 di Paul Philippoteaux e un ponte di osservazione. A causa degli elevati oneri per la manutenzione e il restauro, l’edificio è stato i demolito, nonostante le pubbliche proteste e il fatto che fosse considerato un luogo di eccezionale importanza storica ed architettonica.

      Foto di Acroterion da wikimedia commons

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      Richard Neutra, Gettyburg Cyclorama, Gettysburg, Pensylvania, USA (1958-2013)

      Foto di Jack Boucher da wikimedia commons

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      Angelo Bianchetti, Autogrill Pavesi, Montepulciano, Siena, Italia (1967-2021)

      Nell’epoca del boom economico in cui l’Italia guardava al futuro con ottimismo e la libertà sfrecciava su quattro ruote sulle orme dell’ American way of life, l’autogrill a ponte Pavesi tra i caselli Bettolle-Valdichiana e Chiusi-ChiancianoTerme era un punto di riferimento per turisti, vacanzieri e pendolari che qui assaporavano un momento di relax. Autostrade per l’Italia lo sostituisce con due torrette, più funzionali, meno poetiche. Memoria di un passato un po' ingenuo e felicemente sognante che difficilmente tornerà.

      Foto da wikimedia commons

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      Miguel Fisac, Laboratorios Jorba, Madrid, Spagna (1970-1999)

      L’edificio alle porte di Madrid era un esempio di equilibrio tra leggerezza e matericità: l’articolazione dei piani, sfalsati tra loro di 45 gradi, suggeriva l’immagine di un tempio asiatico (l’edificio era comunemente denominato “la Pagoda”) mentre l’impiego virtuosistico del cemento grezzo con tracce delle cassaforme in legno strizzava l’occhio al Brutalismo. Non riconosciuto come bene storico da tutelare, fu demolito nel 1999 per lasciare spazio a nuovo fabbricato terziario.

      Foto da wikimedia commons

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      Kisho Kurokawa, Nakagin Capsule Tower Building, Tokyo, Giappone (1972-2022)

      L’opera ad uso misto (residenziale e terziario) era uno degli esempi più rappresentativi del movimento Metabolista giapponese che vedeva nella città e nella società organismi viventi in continua crescita e trasformazione, alle cui necessità solo la tecnologia poteva dare risposte concrete. Il complesso era composto due torri collegate fra loro che contenevano 140 capsule prefabbricate e autonome, ciascuna sostituibile ogni 25 anni. Fortemente degradato nel corso degli anni, è stato demolito a causa degli elevati oneri di recupero.

      Foto di Scarletgreen da CreativeCommons

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      Kisho Kurokawa, Nakagin Capsule Tower Building, Tokyo, Giappone (1972-2022)

      Foto di Ncole458 da CreativeCommons

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      Alison & Peter Smithson, Robin Hood Gardens, Londra 1972, Regno Unito (1972-2017)

      Il mastodontico complesso in cemento prefabbricato era composto da due edifici di 10 e 7 piani, per complessivi 213 appartamenti. Concepito come manifesto di edilizia sociale progressista in opposizione alle rigidità del Movimento Moderno, il progetto degli Smithson sviluppava il tema della residenza collettiva in stretto collegamento con quello dello spazio pubblico (dal vasto spazio aperto centrale ai percorsi distributivi in quota) inteso come fulcro essenziale di vita comunitaria e socialità. Nonostante voci autorevoli si siano alzate per scongiurarne lo smantellamento dovuto all’avanzato stato di degrado, l’opera è stata demolita: in occasione della 16. Mostra internazionale di architettura, il Victoria and Albert Museum di Londra ha esposto presso il Padiglione delle Arti Applicate un frammento di una facciata del complesso.

      Foto di Stevecadman da wikimedia commons

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      Alison & Peter Smithson, Robin Hood Gardens, Londra 1972, Regno Unito (1972-2017)

      Foto di Stephen Richards da wikimedia commons

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      Bertrand Goldberg, Prentice Women's Hospital and Maternity Center, Chicago, USA (1973-2013)

      Il complesso brutalista era caratterizzato da una torre a quadrifoglio in cemento armato di 9 piani con finestre ovali, collocata a sbalzo su un corpo rettangolare di 5 piani. Utilizzata come centro di maternità, con le postazioni mediche nel nucleo centrale e i reparti per i pazienti nei quattro lobi,  la complessa struttura curvilinea è entrata nella storia dell'edilizia grazie all'uso delle prime tecniche di progettazione assistita dal computer. L'edificio è stato raso al suolo nel 2013 quando i proprietari, la Northwestern University, hanno avuto necessità di insediare nell’area nuove strutture di ricerca medica.

      Foto di Umbugbene su wikipedia

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      Minoru Yamasaki, World Trade Center, New York, USA (1973-2001)

      Con 417m e 415m di altezza, le torri gemelle erano gli edifici più alti del mondo quando furono inaugurate. Il complesso, costruito con l'obiettivo di rivitalizzare Lower Manhattan, ispirava all'esposizione della Fiera Mondiale di New York del 1939, chiamata World Trade Center, sulla base di un’idea di pace globale perseguibile attraverso il commercio (visione difficilmente concretizzabile e drasticamente disattesa dalla storia). La vicenda della loro distruzione, a causa dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, è tristemente nota.

      Foto di pingnews.com da CreativeCommons

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      Oma, Netherlands Dance Theater, The Hague, Paesi Bassi (1987-2015)

      Il complesso nel centro dell’Aia, in un’area in forte trasformazione, ospitava oltre al teatro di danza progettato da Oma, anche una sala concerti e un hotel disegnati da altri progettisti. Il teatro era suddiviso in tre zone programmatiche parallele: lo spazio del palcoscenico e dell'auditorium da 1.001 posti; l’area centrale con gli studi di prova; la zona degli uffici, camerini e sale comuni dei ballerini. Il teatro aveva una struttura di travi e putrelle d'acciaio, con rivestimento metallico in lamiera ricoperta di stucco, marmo e lamine d'oro. Il tetto aveva una struttura autoportante costituita da un doppio strato di lamiera d'acciaio.

      Foto di Rory Hyde su Flickr

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      Oma, Netherlands Dance Theater, The Hague, Paesi Bassi (1987-2015)

      Foto di Ralf Roletschek (talk) su wikipedia

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