Le vite di umani ed elefanti sono unite in Tailandia più che in qualsiasi altro luogo al mondo: qui l’elefante è un Dio, è simbolo di potenza, è membro integrante della famiglia.

Nel villaggio rurale di etnia Kui nella provincia di Surin nel nord-est, dove si registra il più alto numero di elefanti addomesticati nel paese, a seguito di politiche distruttive di sfruttamento del suolo la foresta è stata ridotta a un territorio desolato dove i Kui e gli animali hanno sofferto siccità e carestia, dovendo emigrare nelle città per uno spesso impossibile riscatto come pietose attrazioni turistiche.

Elephant Museum dello studio Bangkok Project Studio fa parte di Elephant World, un progetto avviato dal governo per riportare i Kui e gli elefanti nella loro terra e garantire loro condizioni di vita adeguate, oltre che per incoraggiare la conoscenza e il rispetto per questo animale e per il suo ecosistema.

Il museo non è solo un contenitore culturale ma anche un luogo per rianimare l’economica locale: più di 4.800.000 mattoni di argilla locale cotta, tradizionalmente fatti a mano, sono stati utilizzati nella costruzione per creare posti di lavoro e reddito per la popolazione.

L'edificio emerge come una scultura dal paesaggio rossastro, con i muri curvi ad altezze variabili che si inclinano e si incrociano, segnando i varchi di accesso e separando i corridoi esterni dalle gallerie espositive e dagli spazi adiacenti (biblioteca, sala per seminari, caffetteria).

Cortili di diverse forme e dimensioni richiamano abitanti, visitatori ed elefanti a rinfrescarsi nelle vasche d’acqua e nelle zone d’ombra.

La luce del sole è un materiale costruttivo ed elemento essenziale della progettazione di kahniana memoria: un’illuminazione accesa in alcuni luoghi ed attenuata in altri, con effetti mutevoli a seconda delle ore, anima di vibranti giochi chiaroscurali gli spazi espositivi sia all’esterno che all’interno.

Il Dio Ganesh sorride: dopo decenni di privazioni, finalmente i Kui e i loro elefanti hanno ritrovato orgoglio e dignità.