La combinazione tra ricerca materica e narrativa è ciò che rende unico l’approccio di Studio Ossidiana, studio di architettura con sede a Rotterdam diretto dagli italiani Alessandra Covini e Giovanni Bellotti. Il progetto Horismos, prima opera costruita della coppia di architetti, è il proseguo coerente di un percorso in cui sperimentazione su materiali come cemento e terrazzo viaggia in parallelo con un’attitudine da storyteller, o meglio, da visionari urbani.

Niente collage digitali quindi, ma un attitudine da artigiano che con Horismos viene trasposta alla scala dell’architettura. Molti dei dettagli del playground colorato – costruito per il giardino di una scuola elementare a Vleuten, in Olanda – sono infatti realizzati a mano dagli architetti, che hanno condotto la loro sperimentazione insieme all’azienda di cemento Tomaello.

“Horismos è un progetto manifesto per la nostra ricerca sui materiali. È costruito in calcestruzzo colorato e multitexture, con variazioni di pigmenti, pietre, sabbia e cemento disposti in diversi rapporti, creando forme colorate e artigianali,” ci spiegano gli architetti.

“Gli elementi sono colati su una superficie liscia, e arricchiti da una serie di inserimenti 'tattili' realizzati con forme testurizzate. Il progetto è stato sviluppato attraverso una ricerca applicata con campioni e mockup realizzati artigianalmente.”

Le forme astratte del progetto seguono le teorie sul gioco del filosofo e docente Rob Withagen, secondo cui i playground devono essere “opere aperte”, che non dettano azioni precise, ma lasciano libertà di scoperta.

“Più che un playground, Horismos è concepito come un luogo dove i bambini possono inventare nuove regole per giocare. Le forme e la posizione delle pareti sono state concepite senza una funzione definita, e dalla sua inaugurazione è stato affascinante vedere i protagonisti inventare dei modi d’uso. Dopo l’apertura, abbiamo scoperto giochi, azioni e possibilità che non potevano essere immaginati o previsti dal progettista,” ci racconta Studio Ossidiana.