Parasite 2.0 progetta una galleria in Albania come un deserto

A Valona, gli architetti italiani continuano la loro ricerca sulle Isole Radicali e progettano uno spazio espositivo con tre aree dai connotati distinti.

Dune di cemento verdi combinano pubblico e scena all’ingresso della Galeria e Bregdetit, lo spazio espositivo che lo studio milanese Parasite 2.0 ha progettato a Valona, in Albania.

L’ambiente multilivello è il primo tratto di un progetto che si divide in tre parti completamente differenti. Varcata la soglia d’ingresso si entra in una stanza allungata e totalmente bianca – portando all’estremo il concetto di white cube –, che è segnata solo da una lunga luce al neon che ne esalta le caratteristiche.

Una tenda olografica porta infine all’ultima sala della galleria, che è stata spogliata da ogni finitura e decorazione. Il cemento grezzo delle pareti e il laterocemento sono i protagonisti dello spazio che sarà dedicato a performance e grandi installazioni.

Parasite 2.0, Galeria e Bregdetit, Valona, Albania, 2019
Parasite 2.0, Galeria e Bregdetit, Valona, Albania, 2019

Galeria e Bregdetit è il primo progetto permanente che materializza la ricerca sulle Isole Radicali, che Parasite 2.0 porta avanti dal 2014. Queste sono per loro luoghi di rifugio, emancipazione e libera espressione per la vita e per l’habitat umano.

“Per gli utopisti del XVII secolo, il deserto è la tela bianca delle loro storie. Da Utopia di Thomas More, a Le avventure di Telemaco di Fénelon o La città del sole di Campanella, i deserti di carta sono stati i luoghi in cui gli autori hanno impresso la loro nuova visione del mondo e della vita collettiva” raccontano i tre architetti italiani.

Parasite 2.0, Galeria e Bregdetit, Valona, Albania, 2019
Parasite 2.0, Galeria e Bregdetit, Valona, Albania, 2019

Il deserto verde all’ingresso della galleria è allora un terreno fertile per Elian Stefa, che utilizzerà la galleria come avamposto per la costruzione di una nuova isola radicale. L’architetto e curatore sta infatti portando avanti un progetto di pianificazione culturale per trasformare la vicina isola di Sazan in un insediamento temporaneo “in cui campi creativi si mescolano con il patrimonio, la natura e l’isolamento, pur conservando le strutture esistenti come museo permanente a cielo aperto.”

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