È probabile che dal 17 dicembre 1972 la casa dell’uomo non sia più la stessa. Il landing dell’Apollo 17 – a oggi ultima missione sulla Luna – chiudeva una porta fino ad allora mai aperta e poi non più varcata. Forse anche per questo, poeti dell’interior design come Italo Rota sostengono che oggi viviamo in “un mondo in scala 1:1” e siamo sempre dentro a un grande interno: non solo perché le città hanno varcato i loro tradizionali confini ma, molto più cosmologicamente, perché la percezione di soglia dello spazio abitato si è spostata oltre il suo limite ancestrale, proiettando il famigliare zerbino oltre l’Orizzonte degli Eventi, con tanto di welcome.
Ci si chiede cosa possa entrarci questo con una casa milanese dei primi Novecento, ristrutturata dallo Studio Quinzii Terna Architettura. A un primo sguardo nulla. A un secondo, richiamando il lavoro di analisi “lacaniana” dello spazio abitato condotta da Diego Terna proprio con Rota sugli “interni degli interni degli interni”, nonchè la nota compulsione di quest’ultimo per gli oggetti spaziali (la tuta di Yuri Gagarin è appesa a un mobile Ikea nel suo studio milanese), l’ipotesi di decollo inizia a prendere consistenza. A un terzo sguardo, con la testa il più inclinata possibile, si può perfino ipotizzare che, in un mondo totalmente interno, l’unico esterno tangibile e a portata di mano sia proprio quello che sta dentro: dentro l'uomo, dentro la casa che abita.
Quinzii Terna affrontano il ridisegno di un appartamento di 50 mq scarsi con un'attenzione “medica” che i cosiddetti Maestri avrebbero riservato al progetto di una città di fondazione, osservandone le qualità fisiologiche e lo stato della materia almeno al pari delle tracce psicologiche celate nei dettagli. Le cornici in gesso, i pavimenti di graniglia, le canne in ghisa del riscaldamento (trasformate in esperimento d’arredo free-standing) vengono così letti come sensori della transizione dello spazio, capaci di catturare gli errori positivi, i lapsus progettuali, le incongruenze degli infiniti, piccoli cambiamenti della casa apportati da diversi abitanti in quasi un secolo di vita e usi. Nuovi elementi d’arredo leggeri si installano così nello spazio come microedifici compatti e complessi, atterrati dal futuro portando in dono nuove azioni che resettano di volta in volta gli interni, adattandoli alle esigenze mutevoli degli abitanti. “Ok, ok: ma su Marte, come ci andiamo?”. “Chiudi gli scuri”.
- Progetto:
- House N
- Tipologia:
- Appartamento
- Concept, architettura, arredo:
- Quinzii Terna Architettura (Chiara Quinzii, Diego Terna)
- Collaboratori:
- Giovanni Saputo, Roberta Fiorentino
- Produzione arredo:
- Falegnameria Bini Antonio
- Area:
- 50 mq
- Completamento:
- 2019