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Il padiglione a specchio di Pezo von Ellrichshausen riflette il barocco circostante

Il rivestimento in acciaio inossidabile dissolve The Echo Pavilion nei riflessi distorti delle facciate e dei colonnati di Palazzo Litta a Milano.

Simile a una scatola di cartone le cui ali si sollevano verso il cielo, il padiglione accoglie i visitatori restituendo la loro immagine che emerge dai colonnati del cortile di Palazzo Litta. Quattro porte, corrispondenti per orientamento e scala a quelle del palazzo, permettono di attraversare il cortile.

Gli architetti Mauricio Pezo e Sofia von Ellrichshausen, il cui studio Pezo von Ellrichshausen ha sede nella città cilena di Concepcion, hanno progettato The Echo Pavilion per la quinta edizione di The Litta Variations a Milano Design Week.

Le precedenti edizioni della mostra avevano visto nel cortile installazioni collocate su piedistalli, ma Pezo e von Ellrichshausen hanno voluto celebrare l’architettura esistente anziché la propria. “Quando abbiamo ricevuto disegni e immagini dell’edificio abbiamo capito che era bellissimo, perciò abbiamo voluto creare qualcosa il più possibile concentrato e invisibile proprio per evidenziare le condizioni esistenti,” ha detto von Ellrichshausen a Domus.

“Lo avevamo già fatto prima – fare architettura dentro l’architettura - ed è veramente molto difficile perché in generale hai posti come la Royal Academy che sono già molto “carichi,” molto spettacolari. Così ti chiedi se sia mai possibile fare un intervento temporaneo e di breve durata che competa con il contesto architettonico circostante senza cadere nella rappresentazione,” aggiunge Pezo.

“Proprio per la bellezza del palazzo stesso, abbiamo pensato che non dovevamo nasconderlo o fare alcunché di gerarchico," dice von Ellrichshausen, “e così è nato questo - un piccolo dispositivo che mette in risalto ciò che è già presente.” 

Le superfici specchianti riflettono anche l'attività del Salone, con i visitatori che attraversano il cortile in direzione delle mostre al Piano Nobile, o si fermano a guardarsi riflessi insieme all’architettura.

“Il padiglione dà risalto a quello che accade al Salone - tutte queste persone che arrivano, guardano gli altri o si guardano tra loro – che è un evento molto narcisistico, e così facciamo rimbalzare tutto questo verso il visitatore,” dice von Ellricshausen. “In un certo senso, dato che lo specchio è sostenuto da una struttura evidente, diventa uno sfondo teatrale,” dice Pezo.

La grandiosità dell'esterno mette i visitatori in una condizione di esposizione, ma all’interno il padiglione offre lo stesso senso di protezione del colonnato del cortile. Panchine in cemento inserite in ciascun angolo offrono un posto appartato dove sedersi - e apprezzare le piccole imperfezioni degli angoli dell’antico palazzo confrontate con la tersa geometria del padiglione. I pannelli a specchio sono montati su una struttura a griglia in acciaio zincato tagliato a laser, con irregolarità derivate dalla lavorazione a mano.

“Questo è di per sé un oggetto perfetto, ma è collocato in un cortile che non è quadrato - non ci sono angoli a novanta gradi, è tutto leggermente 'fuori squadra', e questo è messo in evidenza dai riflessi,” afferma von Ellrichshausen. “Cerchi di trovare un punto in cui riproduce esattamente l'edificio e non lo trovi mai. È come un contatore: ti aiuta a vedere una cosa altrimenti invisibile.” 

“In un certo modo cerchiamo sempre di raggiungere un grado di certezza o unità nei confronti della struttura formale, ma la consistenza materiale è sempre legata alle circostanze di fabbricazione”, dice Pezo. “A volte anche gli errori fatti dagli operai fanno parte della grana dell’opera, è l’impronta dell’uomo. Non deve essere totalmente perfetta, ma nel momento in cui abbiamo una struttura molto audace, semplice e robusta la fabbricazione di quell’idea in un certo modo diluisce la rigidità della geometria.” 

“Mi piace il fatto che si possa descrivere il processo sia come industriale che come artigianale, ossia è fatto a mano perché tutte le saldature sono realizzate una per una, ma tutti i tagli sono digitali,” continua. “Ha questa particolare qualità di essere molto all’avanguardia in termini di tecnologia, ma anche molto tradizionale.” 

Quando il padiglione chiuderà al pubblico il 14 aprile, sarà ricollocato dal proprietario di Flos, che ha intenzione di installarlo come “follia” sul bordo di un lago nel terreno della sua abitazione.

Progetto:
Echo Pavilion
Architetti:
Mauricio Pezo e Sofia von Ellrichshausen
Luogo:
Palazzo Litta
Indirizzo:
Corso Magenta 24, Milano
Aperto fino al:
14 aprile

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