La Rivoluzione delle Seppie: il moto permanente di una comunità ibrida in Calabria

Vi portiamo a Belmondo, un immaginario al quale le Seppie stanno dando forma (anche costruita), grazie a una rete internazionale e multidisciplinare, che si incontra con cadenza regolare a Belmonte Calabro.

Durante la sua performance, Emanuele chiede al pubblico “Perché siamo qui, tutti assieme?”. Emanuele è un giovane attore di Roma che vive a Milano, ed è uno dei molti creativi – parola diventata quasi detestabile ma giustificata in questo contesto – riuniti a Belmonte Calabro a fine dicembre 2019. Assieme a tutti loro, mi trovo nella Casa di Belmondo, in visita all’associazione culturale La Rivoluzione delle Seppie. L’occasione è quella del workshop “Unbreaded” – gioco di parole tra ‘bread’ e ‘unbranded’ – sul tema del pane e della convivialità, svolto con il contributo di residenti e non, attraverso performance teatrali, un incontro sul tema della terra cruda e un laboratorio di panificazione.

Un momento del laboratorio di panificazione. Foto Francesca Naccarato

Al mio arrivo, due giorni prima, siedo in compagnia di Luke, Matteo e Cristiano, al Bar Sport del paese: un architetto inglese, vive a Londra; un grafico italo-inglese, vive in Olanda; un programmatore italiano, vive in Repubblica Ceca. Tre persone molto diverse, accomunate dall’essere millennial. Del resto, come me e come la maggior parte degli abitanti “di passaggio”; lo realizzo vedendoli arrivare man mano al bar. Siamo un piccolo gruppo di quattro, poi 10, e senza accorgercene diventiamo più di 40, in un paese che conta ufficialmente un migliaio di abitanti. I forestieri che arrivano salutano i locali con un tono amichevole che proviene da un’esperienza condivisa, per me misteriosa.

Il laboratorio di panificazione presso il convento dei Cappuccini, sede dell’associazione culturale Ex Convento. Foto Cristiano Insola

Al bar del paese, la domanda che mi ronza in testa è la stessa che puntualmente gli altri avventori rivolgono a me: “E tu, come mai sei qui?”. Provo ogni volta ad abbozzare una risposta, ma nel comunicarla sembra sempre incompleta. La domanda si ripete da Francesca a Manuela, da Walter a Eleonora, da Stefano a Emanuele, da Giuseppe a Carlotta, da Vincenzo a Luca, Margherita a Federico. Più che essere motivo del viaggio a Belmonte, il workshop è il pretesto per continuare a essere presenti nel territorio: chi è nel flusso del progetto culturale delle Seppie trascina chi arriva per la prima volta a Belmonte; i nuovi arrivati invece cercano di dare risposta alla propria curiosità su cosa sia (e cosa faccia esattamente) La Rivoluzione delle Seppie.

L’associazione culturale – fondata da Rita Elvira Adamo, Matteo Blandford, Eleonora Ienaro e Florian Siegel – è a Belmonte Calabro dal 2016 per sperimentare una nuova pedagogia learning-by-doing. Il ritmo delle loro iniziative sul territorio si sta intensificando perché sono alla ricerca di un maggiore radicamento nel territorio, di lasciare una traccia, di avere una casa. Proprio a questa necessità serve il patto di collaborazione con il Comune, che ha permesso di recuperare l’ex casa delle Monache, oggi la chiamano Casa di Belmondo. Questo è il luogo dell’intervento realizzato con Orizzontale (di cui abbiamo già parlato qui) durante il workshop “Crossings” – in collaborazione con Ex Convento e The Cass (scuola di arte, architettura e design della London Metropolitan University).

La performance di Walter Rizzuto nella sede di Ex Convento. Foto Francesca Naccarato

Tutte le “terminazioni nervose” della rete creata nel tempo dalle Seppie sono raccordate per mezzo delle occasioni che loro stessi creano, riportando sempre nuove attività a Belmonte, con cadenza regolare. Il progetto culturale si radica in un territorio difficile, in una regione che sembra spesso dimenticata anche dagli italiani, e in cui persistono forti problemi di abbandono e spopolamento. Cartina tornasole della situazione della Calabria sono le elezioni regionali di fine gennaio 2020: quando l’Italia era catalizzata dalle vicende dell’Emilia-Romagna, le elezioni calabresi passavano in sordina.

Salita verso Belmonte Calabro, dal vicino paese di Amantea. Foto Francesca Naccarato

Sulla Calabria, Guido Piovene scrisse: “Si direbbe che qui siano franati insieme i detriti di diversi mondi, che una divinità arbitraria, dopo aver creato i continenti e le stagioni, si sia divertita a romperli per mescolarne i lucenti frantumi” (Viaggio in Italia, 1957). Il motivo del mio viaggio l’ho capito solo al mio ritorno, quando ho cominciato a pensare di aver trovato alcuni di quei “lucenti frantumi” fra gli abitanti di una nuova comunità ibrida che sta prendendo forma.

I motivi della scelta di questo territorio sono solo in parte giustificati dal legame personale di Rita, unica fra i fondatori ad essere nata e cresciuta qui. In questa regione le Seppie hanno trovato lo spazio per realizzare il loro habitat, che chiamano appunto Belmondo. È un immaginario aperto e inclusivo, ridefinito costantemente e collettivamente. E chiunque potenzialmente può diventare un abitante: le Seppie ci credono tanto da dare la possibilità a chiunque, attraverso il loro sito, di creare la propria carta d’identità virtuale di Belmondo.

Uno dei momenti d’incontro presso la Casa di Belmondo, a Belmonte Calabro. Foto Cristiano Insola

Il progetto si è sviluppato a partire da tentativi organici per finalità, sulla base di una scommessa audace: non quella di un utopico ripopolamento ma la messa a punto di un sistema di azioni diverse e puntuali per il territorio. Le Seppie, con intenzionalità e persistenza, guidano quindi la loro rete – fatta allo stesso tempo da residenti, avventori e loro stessi – per individuare obiettivi comuni, creare ponti fra persone e dare nuovo senso ai luoghi fisici. È qui che si incontrano Belmondo e Belmonte: il primo, un immaginario a cui protendere e da cui partire per ridefinire il secondo, il reale.

La presenza sul luogo non è quotidiana ma costante: è una questione per loro annosa, e, per chi non è mai stato a Belmonte, fonte di dubbi sull’efficacia dell’azione delle Seppie. È però questa la condizione che permette loro di riportare a Belmonte tutte le esperienze necessarie a realizzare Belmondo, in una logica di mutuo scambio, quasi di “baratto di esperienze”. Lo fanno con la forza di chi fa parte di una generazione che ha viaggiato, vissuto mondi diversi, cresciuta in un momento di crisi ma che deve per questo trovare delle nuove opportunità per sé, e nel rapporto con l’altro, conducendo l’ideale alla prassi del learning-by-doing. L’efficacia della loro azione mi viene confermata da parte del paese quando uno degli abitanti mi dice che “all’inizio Belmonte ha reagito con una certa diffidenza, che però è durata poco: ora il paese aspetta l’arrivo delle Seppie”.

Il convento dei Cappuccini, sede di Ex Convento. Foto Giulia Ricci

Immagine di apertura: la realizzazione dei festoon, con gli avatar che rappresentano le identità degli abitanti di Belmondo, presso la sede dell’associazione Ex Convento. Foto Cristiano Insola

  • Unbreaded
  • La Rivoluzione delle Seppie – Rita Elvira Adamo, Matteo Blandford, Eleonora Ienaro
  • Francesca Bova
  • Emanuele Marchetti, Walter Rizzuto
  • Studio Pasta Madre
  • Samuele Garritano, Panificio e Salumeria del Cannone - Longobardi (CS)
  • Ex Convento, Orizzontale
  • Casa di Belmondo e Convento dei Cappuccini, Belmonte Calabro
  • 28 dicembre – 2 gennaio 2019