Tadao Ando, una retrospettiva al Centre Pompidou

Un’importante mostra antologica dedicata al progettista giapponese racconta una figura di enorme spessore per l’architettura contemporanea con 50 progetti, 180 disegni e 70 modelli originali.

Plastico di Punta della Dogana, 2009. Foto: Shigeo Ogawa

La mostra è un invito a scoprire i grandi principi dell’architettura di Tadao Ando, come l’uso del cemento liscio, la preferenza accordata ai volumi geometrici semplici, l’integrazione di elementi naturali nei suoi dispositivi spaziali o l’importanza data all’intensità dell'esperienza corporea generata dai suoi progetti. La retrospettiva dedicata ad Ando ripercorre i diversi periodi della sua carriera architettonica e mette in evidenza i suoi risultati chiave, dalla Azuma House a Sumiyoshi (opera del 1976, il suo Guerrilla Manifesto) al museo della Fondazione Pinault alla Borsa di Commercio di Parigi (che vedrà l’apertura nell’autunno 2019). Il tutto culmina in uno spazio centrale concentrato sui tanti progetti realizzati sull’isola di Naoshima lungo diversi anni, opera unica nel suo genere per ciò che concerne la rigenerazione dei luoghi.

Una frase impressa sul muro suggerisce il modo in cui Ando interpreta il suo approccio all’architettura: “Se mi sono attribuito il soprannome di guerrigliero non è stato per lottare contro i principi architettonici del modernismo. Ciò con cui mi volevo misurare era la città, piena di contraddizioni che non potevano essere governate dalle teorie trasparenti del modernismo: quello che volevo progettare era uno spazio irrazionale riempito da una vitalità messa a nudo”.

La storia personale di Ando è legata fortemente al suo modo di vivere e interpretare la vita. Duro fuori, morbido dentro, Tadao Ando nasce a Osaka nel 1941 da un parto gemellare. I due fratelli saranno divisi all’età di due anni e cresciuti separatamente: Tadao dai nonni, il fratello dai genitori. Cresce in un quartiere ricco di relazioni sociali e frequenta spesso un falegname che gli insegna a realizzare modelli in legno di barche e aeroplani. Nel frattempo, si appassiona alla boxe e a 17 anni diviene pugile professionista. Invece che iscriversi all'università, a 20 anni parte: viaggia per tutto il Giappone, per vedere templi, monasteri e case del tè. Non contento, parte alla volta di Africa, Europa e Americhe per visitare e vedere con i suoi occhi l’architettura vernacolare del “continente nero” e quella colta di Le Corbusier, Mies, Kahn e Aalto.

A 28 anni, Ando apre il suo studio e comincia una carriera che in un quarantennio lo catapulta fra i maestri dell’architettura moderna giapponese. Costruisce in tutto il mondo, è visiting professor a Yale, Harvard e alla Columbia University, riceve lauree honoris causaa grappoli e diviene professore dell’Università di Tokyo fino al massimo riconoscimento: il Pritzker Prize. 

Tadao Ando, Chichu Art Museum, Naoshima, 2004. Foto: Tadao Ando Architect & Associates
Tadao Ando, Chichu Art Museum, Naoshima, 2004. Foto: Tadao Ando Architect & Associates

La sua architettura è fatta di volumi geometrici puri nelle loro forme. La sua principale qualità è data dalla relazione che l’architetto giapponese ricerca fra natura e artificio, spazio e luce, interno ed esterno. Il suo materiale preferito è un tipo di cemento morbido al tatto, ma è nella sublimazione della luce che la sua opera diventa indimenticabile e contribuisce al benessere delle persone. 

Tadao Ando ignora i movimenti, le scuole o gli stili, progettando edifici con forme e composizioni relative al tipo di vita che vi verrà vissuta. Lavorando con un’unica materia – un cemento liscio come la seta di cui conserva gelosamente la miscela – Ando teorizza i suoi spazi usando i muri, che definisce come l'elemento più basilare dell'architettura, ma anche il più ricco. Nonostante il suo uso costante di materiali ed elementi ricorrenti, le sue diverse combinazioni risultano molto varie e dinamiche.

Lungo la mostra varie frasi, pensieri, schizzi di Ando si intercalano ai progetti: “In tutti i miei lavori, la luce è un fattore di controllo importante, creo spazi chiusi principalmente per mezzo di spessi muri di cemento. La ragione principale è creare un posto per l'individuo, una zona per se stessi all’interno della società. Quando i fattori esterni dell’ambiente di una città richiedono che il muro sia privo di aperture, l'interno deve essere particolarmente pieno e soddisfacente”. E a proposito dei muri, Ando dice: “A volte le pareti manifestano un potere che rasenta il violento. Hanno il potere di dividere lo spazio, trasfigurare il luogo e creare nuovi domini. I muri sono gli elementi base dell'architettura, ma possono anche essere quelli più ricchi”.

I concetti espressi dall’architetto giapponese coniugano il Modernismo internazionale alla tradizione estetica giapponese, in particolare per quanto riguarda l’integrazione del vuoto e la preferenza per elementi asimmetrici. La sua dedizione e comprensione dell’importanza dell’artigianato gli sono valse l’appellativo di costruttore e architetto.

Tadao Ando, Chichu Art Museum, 2004. Foto: Tadao Ando
Tadao Ando, Chichu Art Museum, 2004. Foto: Tadao Ando

Per Ando fenomeni come la luce e il vento hanno un significato solo quando vengono introdotti all’interno di una casa in una forma isolata dal mondo esterno. Per lui l’ordine architettonico va articolato sulla base di geometrie pure: quadrati, cerchi, triangoli e rettangoli. La sua architettura mira a usare le forze dell'area in cui sta costruendo, nel tentativo di ripristinare l’unità tra architettura e natura (luce e vento) che si è persa nel processo di modernizzazione degli anni del Dopoguerra.La mostra del Centre Pompidou rileva una sfida che Ando si è imposto, ovvero ripristinare l’unità tra architettura e natura. Usando le forme geometriche più elementari, il maestro giapponese crea microcosmi per l’individuo. La sua architettura è il riflesso di un processo fondamentale di costruzione di emozione per lo spazio. 

Nel definire il percorso di questo autore maggiore dell’architettura contemporanea forse vanno usate parole come coraggio, sfida, rifiuto delle convenzioni. L’originalità è il suo mezzo e la sua visione personale del mondo è la sua fonte d’ispirazione.

Ritratto di Tadao Ando. Foto: Nobuyoshi Araki
Ritratto di Tadao Ando. Foto: Nobuyoshi Araki
Titolo della mostra:
"Tadao Ando, The Challenge"
Curatori:
Frédéric Migayrou, Yuki Yoshikawa
Luogo:
Centre Pompidou, Parigi
Sala:
Galerie 3, Level 1
Date di apertura:
10 ottobre – 31 dicembre 2018

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