First, The Forests

Basandosi sia sulla ricerca storica sia su quella contemporanea, la mostra curata da Dan Handel al CCA afferma che i boschi non sono lo scenario naturale che crediamo, ma un ambiente profondamente elaborato, razionale, produttivo e accuratamente acconciato.

Improvvisamente tutto acquista una luce nuova. E per "tutto" intendo tutto ciò di cui la natura mi ha circondato nell'ultimo paio di giorni. Ho attraversato due volte in meno di una settimana il parco naturale degli Adirondack, nello Stato di New York, per recarmi al Canadian Center for Architecture nella città francofona di Montréal (a fare ricerche sull'indisciplinato Gordon Matta-Clark). Come si può capire avrebbe dovuto essere un piacevole, bucolico viaggio autunnale, speso a guardare dal treno gli alberi multicolori e il paesaggio; e così è stato. Ma il viaggio di ritorno a New York mi ha costretto a guardare dal finestrino in un altro modo, nonostante fossi in un parco naturale: indagavo sugli alberi alla ricerca di sfumature e di segni. Erano allineati? Le macchie erano frutto di una crescita naturale? Osservavano uno schema razionale? Tutte domande che nascevano da una provocazione recente: la mostra inaugurale dello "Young Curator Program" varato nel 2011 dal CCA, aperta lo scorso 4 ottobre con una conferenza introduttiva di Dan Handel, scelto dal programma tra 250 proposte internazionali.

La mostra, intitolata "First, the Forests", analizza il modo in cui leggiamo e percepiamo i boschi, illustrando il concetto di silvicoltura come strumento progettuale (e non solo scientifico) e forma di sapere sulla creazione di boschi artificiali. Sulla base dell'esperienza di alcune ricerche precedenti il curatore (laureato in Architettura alla Graduate School of Design di Harvard e dottorando al politecnico israeliano Technion) invita a mettere in discussione la "prospettiva romantica e più tradizionale del bosco e della natura", come ha detto Mirko Zardini, direttore e curatore in capo del CCA.
In apertura e qui sopra: vista dell'installazione della mostra "First, the Forest" al CCA. Photo @ CCA, Montréal
In apertura e qui sopra: vista dell'installazione della mostra "First, the Forest" al CCA. Photo @ CCA, Montréal
Il progetto curatoriale di Handel è ambizioso. Si basa sia sulla ricerca storica sia su quella contemporanea, e afferma che i boschi non sono lo scenario naturale che crediamo, ma un ambiente profondamente elaborato, razionale, produttivo e accuratamente acconciato. Per dimostrarlo Handel ha analizzato varie manifestazioni del bosco, in un arco di tempo che va dalla Venezia del Seicento alla recente Esposizione universale di Hannover del 2000. La ricerca ha raccolto informazioni dall'archivio del CCA e da importanti fonti esterne. Dopo tre mesi, trascorsi a elaborare questo percorso l'immenso patrimonio di dati e di possibilità d'impostazione, richiedeva un filtro, e il progetto è perciò organizzato in quattro categorie che forniscono all'interprete un panorama sintetico del complesso e più vasto fenomeno della silvicoltura e della natura. Le quattro categorie sono "Silvicoltura burocratica", "Silvicoltura scientifica", "Silvicoltura tropicale" e "Silvicoltura economica".
In apertura e qui sopra: vista dell'installazione della mostra "First, the Forest" al CCA. Photo @ CCA, Montréal
In apertura e qui sopra: vista dell'installazione della mostra "First, the Forest" al CCA. Photo @ CCA, Montréal
La categoria burocratica esplora una specie di preistoria dell'idea di silvicoltura (e forse anche del paesaggio come disciplina progettuale). Handel, analizzando gli strumenti usati dai burocrati veneziani del Seicento per la mappatura delle risorse, ha scoperto e tratto alla luce le stupefacenti carte redatte da Andrea Badoer nel 1638, che mostra come il bosco venisse "mappato". La seconda categoria, la "Silvicoltura scientifica", presenta la teoria del bosco dal punto di vista svizzero e tedesco. In questa sezione troviamo due pezzi rivelatori di come il pensiero razionale venisse applicato all'idea dell'ordinamento degli alberi. La categoria della Silvicoltura tropicale illustra il circuito del legname tropicale nel contesto dell'India coloniale, e in particolare della Birmania britannica. Dà conto inoltre del ruolo della silvicoltura nel mondo del lavoro, oltre a illustrare la natura conflittuale dello sfruttamento delle foreste tropicali. Un riferimento alla contemporaneità presenta il lavoro di Studio Mumbai (che ha esposto la sua prassi della lavorazione del legno all'edizione 2010 della Biennale di Venezia) e i modi in cui i suoi membri progettano ma soprattutto lavorano artigianalmente i progetti in una falegnameria, in un'atmosfera sostanzialmente pragmatica.
Modello su grande scala di una foresta svizzera, disegnata da Heidi e Peter Wenger per l'Expo Nazionale di Losanna del 1965
Modello su grande scala di una foresta svizzera, disegnata da Heidi e Peter Wenger per l'Expo Nazionale di Losanna del 1965
L'ultima categoria, la "Silvicoltura economica", illustra come i concetti di efficienza, ottimizzazione, valore e produttività abbiano creato e preparato un nuovo percorso alla silvicoltura come attività industriale. Questa suddivisione, come sottolinea Handel, mette in luce la contrapposizione di concetti come "conservazione/industria" e "proprietà statale/proprietà privata". Non c'è da stupirsi che questa categoria sia rappresentata da un progetto elaborato dallo studio Skidmore, Owings and Merrill nel 1971 per la sede centrale della Weyerhaeuser a Federal Way, nello stato americano del Washington. La società Weyerhaeuser è tra le maggiori del settore della polpa di legno e della carta, ed è anche in prima fila tra i proprietari di vaste aree statunitensi di produzione di legname. Benché il progetto dello studio SOM comprenda un'area di oltre 34.000 metri quadrati, il sito dell'edificio si estende per oltre 525.000 metri quadrati di terreno e, stando alle argomentazioni di Handel, l'edificio è la conseguenza formale di principi progettuali fondati sulla silvicoltura, non solo sull'architettura. La silvicoltura è divenuta uno degli strumenti della cultura del consumo, e l'edificio dello studio SOM è un'architettura progettata non solo per la silvicoltura ma anche dai suoi principi.
A sinistra: copertina di <i>Durable Douglas Fir, America’s Permanent Lumber Supply</i>, di Bror L. Grondal. (Seattle: West Coast Lumber Trade Extension Bureau, 1926), page 16-17. CCA Collection. A destra: fotomontaggio che compara la forza dell'Abete Douglas con un edificio di uffici alto 10 piani. Da <i>Durable Douglas Fir, America’s Permanent Lumber Supply</i>, di Bror L. Grondal. (Seattle: 
West Coast Lumber Trade Extension Bureau, 1926), pp. 16-17. CCA Collection
A sinistra: copertina di Durable Douglas Fir, America’s Permanent Lumber Supply, di Bror L. Grondal. (Seattle: West Coast Lumber Trade Extension Bureau, 1926), page 16-17. CCA Collection. A destra: fotomontaggio che compara la forza dell'Abete Douglas con un edificio di uffici alto 10 piani. Da Durable Douglas Fir, America’s Permanent Lumber Supply, di Bror L. Grondal. (Seattle: West Coast Lumber Trade Extension Bureau, 1926), pp. 16-17. CCA Collection
La mostra è allestita nella piccola sala ottagonale al piano terreno del CCA. Le quattro categorie sono presentate soprattutto attraverso riproduzioni a stampa dei materiali su sottile compensato grezzo, tagliato a misura delle immagini e poi collocato su quattro telai di legno aperti che ricordano la struttura ancora priva di tamponamenti di un edificio a balloon frame. La sala acquista un carattere ulteriormente centralizzato grazie a quattro 'pareti' di legno che possono essere anche viste come esempi di prodotto finale di una foresta industrializzata. Benché ben lavorate con perizia, le 'pareti di legno' e le sottili tavole di compensato appaiono troppo neutre (qui posso aver subito l'influsso dei tagli netti degli edifici di Matta Clark) per comunicare la complessità dei materiali provocatori e insoliti riuniti da Handel. L'allestimento, viste le numerose scoperte svelate dalla ricerca, appare una specie di aperitivo per un progetto più vasto. Forse l'idealismo della sala ottagonale andrà rinnegato da parte di future edizioni del progetto, e dei risultati della mostra dovrebbero far parte un catalogo o una pubblicazione, di cui si sente molto il bisogno. L'impareggiabile e importante spazio (e tempo) dello Young Curator Program del CCA ha debuttato con un progetto di curatela profondo, che analizza prospettive marginali e provocatorie del dibattito su questa pratica sempre più diffusa del settore dell'architettura. La prossima edizione del programma di curatela e il progetto della relativa mostra saranno attesi con impazienza da molti. Marcelo López-Dinardi (@marcelolopezd)
Immagine satellitare di foreste a scacchiera attorno al Seeley Lake, Montana, 2008.  Photo © Terraserver
Immagine satellitare di foreste a scacchiera attorno al Seeley Lake, Montana, 2008. Photo © Terraserver
Tronco di Abete Gigante, Washington, USA, dalla collezione di cartoline di Gilles Gagnon, CCA, Montréal. Dono di Gilles Gagnon
Tronco di Abete Gigante, Washington, USA, dalla collezione di cartoline di Gilles Gagnon, CCA, Montréal. Dono di Gilles Gagnon

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