Intermediating Patterns

Una prospettiva inedita sull'architettura futura parte dallo studio delle potenzialità delle nuove tecnologie.

Intermediating Patterns, mostra d'architettura a cura di Kengo Kuma, Matteo Belfiore e Salvator-John A. Liotta, è parte di una coppia di mostre e di un ciclo di convegni organizzati dall'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo in occasione del Congresso internazionale d'architettura dell'UIA. La mostra, che presentava esempi innovativi della ricerca e delle sperimentazioni d'architettura e di design condotti presso i laboratori di Kengo Kuma e Yusuke Obuchi presso l'Università di Tokyo, comprendeva una grande installazione site-specific, modelli realizzati con tecnologie digitali, ricerche di pattern con le relative proiezioni e belle immagini, accostate in un progetto d'installazione che si giovava di spazi espositivi unici. .

Mentre Intermediating Patterns presentava opere di architettura contemporanea, la mostra adiacente, Gli Uffizi di Giorgio Vasari: la fabbrica e la rappresentazione, a cura di Olimpia Niglio, celebrava il cinquecentenario della nascita del Vasari. Benché le due mostre riguardassero temi differenti, condividevano di fatto lo stesso spirito innovatore. Perciò i curatori di Intermediating Patterns hanno dato vita a due spazi dell'edificio di solito non utilizzati come spazi espositivi: la piazza dell'ingresso principale dell'edificio, progettato da Gae Aulenti, e l' ampia scalinata che porta alla sala da concerto sotterranea.

La zona d'ingresso ospitava un'installazione intitolata Paper Garden: analizzava le potenzialità degli spazi di transizione offrendo un inconsueto percorso d'ingresso all'Istituto Italiano di Cultura. Festose strisce di carta riciclata, raccolta all'Università di Tokyo, accoglievano i visitatori. L'ordinaria prospettiva assiale verso l'ingresso era ricomposta in un percorso diagonale grazie alla particolare disposizione dell'illuminazione e delle partizioni cartacee. Questo percorso, a detta dei curatori, era ispirato al concetto di oku, che secondo la sensibilità spaziale della tradizione giapponese definisce un senso di profondità graduale. L'opera analizzava anche il concetto di kiokai, altro dispositivo tradizionale giapponese usato per articolare lo spazio tramite filtri, aperture e trasparenze.
Photo Amedeo Ferrara. Foto di apertura: photo Kaoru Yamaoka
Photo Amedeo Ferrara. Foto di apertura: photo Kaoru Yamaoka
La collocazione delle strisce di carta era intesa a controllare il punto di vista dell'osservatore, di modo che riuscisse o meno a vedere attraverso gli interstizi. A mano a mano che il visitatore procedeva nel percorso e adottava una prospettiva obliqua veniva accolto a sorpresa da vari recinti dove erano esposti lavori sperimentali degli studenti del Laboratorio di fabbricazione digitale e dei dottorandi del laboratorio di Kengo Kuma, oltre che da una proposta per il Museo dello Tsunami.
Photo Alessandro Agnini
Photo Alessandro Agnini
Le opere del Laboratorio di fabbricazione digitale sono particolarmente innovative nell'impostazione in quanto sperimentano una varietà di metodi costruttivi: un territorio inesplorato dell'architettura contemporanea. Tutto lo spazio era immerso nella tenue luce filtrata dagli schermi e dal pavimento di strisce di carta, e dava luogo a un' impareggiabile tipo di contemporanea neutralità spaziale, in una misteriosa mescolanza di sensibilità da giardino giapponese filtrata da un sentire italiano.
Photo Matteo Belfiore
Photo Matteo Belfiore
La seconda area espositiva era una scalinata di dieci metri. L'installazione intitolata Patterns Room usava le pareti di arenaria che circondano la scala a U per installarvi un gruppo di pannelli espositivi luminosi controllati parametricamente. I visitatori erano invitati ad apprezzare disegni e modelli d'architettura. La crudezza dei grandi blocchi di pietra che segnano la scalinata dell'Istituto Italiano di Cultura veniva smaterializzata dai pattern proiettati in controluce. Un raffinato sistema a LED fornito dalla Stanley Corporation proiettava sulle pareti e sul pavimento motivi originali integrati nei pannelli. Tali patterns, ritagliati con il laser, si basavano sulla comprensione delle regole creative ottenute dopo un lungo e graduale processo di purificazione. Erano inoltre parte di una ricerca in corso sui rapporti tra decorazione tradizionale e tecniche di progettazione generativa contemporanea.
Photo Matteo Belfiore
Photo Matteo Belfiore
Nell'insieme, Intermediating Patterns illustrava in modo suggestivo studi e sperimentazioni d'architettura che integrano le nuove tecnologie nella cultura tradizionale. La mostra offriva un panorama composto da interpretazioni di trasparenze, tessiture decorative e profondità, nonché una prospettiva inedita dell'architettura a venire, ampiamente fondata sull'attenta indagine delle nuove tecnologie.

Keisuke Toyoda ha fondato nel 2007 lo studio Noiz/Architecture, Design & Planning, con sede a Tokyo e a Taipei. È attualmente professore associato presso l'università statale Chiao-Tung di Taipei, e insegna presso il Centro d'arte e linguaggi dell'Università d'arte di Tokyo.
Photo Alessandro Agnini
Photo Alessandro Agnini
Intermediating Patterns
Luogo: Istituto Italiano di Cultura, Tokyo
Periodo d'apertura: 25.09.2011–12.10.2011
Curatori: Kengo Kuma, Matteo Belfiore, Salvator-John A. Liotta
Contributi: Laboratorio Kengo Kuma, coordinamento di Ko Nakamura, e Laboratorio Yusuke Obuchi, Laboratorio di Costruzioni digitali, G30, Università di Tokyo, Dipartimento d'Architettura
Progetto e ideazione: Matteo Belfiore, Salvator-John A. Liotta
Allestimento: V. Cannava (supervisore), C. Hurtado, S. Joichi, C. Vitorino
Contributi teorici: R. Balboa, F. Scaroni
Assistenza tecnica: Y. Ito, K. Yamaoka, J. Shimada, T. Kuma, B. Konkarevic
Realizzazione visiva: M. Angileri, S. Mezzapelle
Progetto di illuminazione: G. Crotti; Deskrama System: Jun Oishi
Contributi dei dottorandi: R. Baum, Y. Chen, K. Ko, C. Lippa, C. Vitorino, L. Zhang
Laboratorio di Costruzioni digitali: A. Hamada, Y. Ito, T. Kuma, C. Xuhao Lin, J. Narongthanarath, D. Zaho; Tsunami Museum: M. Koike, K. Nakamura, R. Ishida, S. Murai, S. Tanaka, H. Tomoeda, M. Yoshisato, R. Ishihara, T. Sakane, C. Vitorino, A. Braverman
Sponsor: Takenaka Corporation, Stanley Corporation, Stair Link, Z Corporation
Con il patrocinio di: Ambasciata italiana in Giappone, The Japan Society for Promotion of Science, Università di Tokyo

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