Project Heracles #7

Il mare Mediterraneo, prossimità e differenza dei popoli che vi si affacciano: è Carson Chan a leggere le cartoline nella settima puntata.

Leggi qui la serie dei commenti alle cartoline, tra questi quelli di Geoff Manaugh, Saskia Sassen, Bruce Sterling.

Nella mente di chi vive sulle sue rive il Mediterraneo è sempre stato un luogo a sé: un mondo acquatico familiare come casa propria e che tuttavia non appartiene a nessuno in particolare. Sul Mediterraneo si affacciano 21 Stati ma, nonostante la prossimità fisica di queste nazioni, il mare è fonte di differenza e di estraneità.

All'epoca in cui il turismo di massa non era ancora disponibile andare da una costa all'altra significava affrontare una traversata, creando una violenta distanza psicologica che oggi sta rapidamente diventando irrilevante. Ho adottato come criterio di scelta un punto di vista che cerca di spezzare i preconcetti geopolitici che appaiono responsabili del perpetuarsi delle differenze, proponendo una soluzione anche solo forse possibile. Un passaggio continentale sotterraneo, una funicolare sostenuta da aeromobili, una ferrovia sottomarina, per esempio, possono suggerire un nuovo modo di comprendere la coesione in questa regione proprio perché paiono esistere su questo versante della realtà.

Cartolina #38.
La strategia aeronave+funicolare per creare un collegamento tra Europa e Africa ha catturato immediatamente la mia attenzione per il carattere vagamente rétro del sistema di trasporto. I dirigibili aprono uno squarcio su un passato in stile steampunk, mentre le funivie sono un mezzo di trasporto fiorito insieme con la diffusione del turismo degli anni Venti: insieme mi fanno pensare a un passato parallelo in cui questo ponte era una realtà. Il progetto proietta nel passato qualcosa che appare improbabile nel futuro.
In apertura: Zhiguo Pan, Cina; qui sopra: <i>eurafrican connection</i>, Giorgio Cattano, Italia
In apertura: Zhiguo Pan, Cina; qui sopra: eurafrican connection, Giorgio Cattano, Italia
Cartolina #66. Come se scendessi in metropolitana immagino di prendere questo treno sottomarino in Africa e di riemergere in Europa. Nulla cancella la differenza di collocazione geografica quanto una metropolitana. Mi ricorda il progetto Metro-Net in cui Martin Kippenberger costruiva ingressi di stazioni di metropolitana in tutto il mondo. Da Siro in Grecia a Dawson City nella Tundra canadese si realizza implicitamente un collegamento fisico di normale amministrazione che disinnesca qualunque tensione relativa alla differenza.
<i>Red Sea</i>, Filippo De Dominicis, Ilaria Giannetti, Luca Porgueddu
Red Sea, Filippo De Dominicis, Ilaria Giannetti, Luca Porgueddu
Cartolina # 79. Secondo me questo progetto è un esempio di quanto ravvicinate siano le rive dello stretto. Con una distanza di 40 chilometri non ci si avvicinerebbe nemmeno al primato del ponte o del tunnel più lungo del mondo. In questa proposta si vedono persone che vanno a piedi da un capo all'altro dello stretto su un fondo marino ricoperto d'erba. Il collegamento visivo e fisico tra i due continenti è emozionante. Avvicinare in questo modo i territori, ovviamente, trasforma lo stretto in un fiume, anzi, in un ruscello.
Nella mente di chi vive sulle sue rive il Mediterraneo è sempre stato un luogo a sé
<i>Lanterna di Mare</i>, Alessandro Loschiavo, Francesco Nava, Italia
Lanterna di Mare, Alessandro Loschiavo, Francesco Nava, Italia
Cartolina #84. Mi attrae anche l'idea di un collegamento soltanto astratto tra i continenti. Come i lampioni di notte creano fili di luce che indicano il percorso di strade e autostrade, il progetto crea l'illusione di un ponte che appare solo di notte: una specie di sogno. Lo schema che rappresenta delle persone sedute sulle boe pare alludere al fatto che il progetto possa favorire la traversata a nuoto clandestina dello stretto. Come le stazioni di rifornimento d'acqua che punteggiano il deserto tra Messico e Stati Uniti forniscono acqua agli immigranti illegali che altrimenti si disidraterebbero nella traversata questi lampioni galleggianti sono fari di sicurezza per chi vuole attraversare lo stretto nonostante la legge.
<i>The third continent</i>, Sara Angelini, Paride Piccinini, Italia
The third continent, Sara Angelini, Paride Piccinini, Italia
Cartolina #107. Il Terzo continente si presenta come un monumento alla possibilità di un collegamento. Appare come un ponte tra i continenti, ma con un fulcro decentrato come a negarne la funzione. Apparentemente non c'è vegetazione, non ci sono abitanti, non c'è ombra e quindi manca la possibilità di insediamento umano. Visto da chi sta su una riva e guarda verso l'altra, questo monumento apparirà come la sponda opposta, inequivocabilmente alieno ma più vicino di quanto ci si aspettava.
AFRO, fronte e retro della moneta immaginaria disegnata da BIG
AFRO, fronte e retro della moneta immaginaria disegnata da BIG
L'afro-euro di BIG. Ovviamente il miglior ponte è il denaro. Con il denaro i confini cadono, le distanze si accorciano e i rapporti diventano quotidiani. La domanda è quale economia cresca più in fretta. Mentre l'economia spagnola l'anno scorso ha subito una contrazione dello 0,2 per cento quella del Marocco è cresciuta di oltre il 3 per cento.

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