Project Heracles #6

Prosegue la serie dei commenti alle cartoline ricevute: Elisa Poli ne interpreta dieci.

Leggi qui la serie dei commenti alle cartoline, tra questi quelli di Geoff Manaugh, Saskia Sassen, Bruce Sterling.

"Ed eccole, finalmente, le Colonne d'Eratostene a Gibilterra. Eccole laggiù, d'improvviso! Solide, giuste, giustificate, autorevoli, incontrovertibili, definitive, teoriche, geometriche". È il matematico e astronomo cirenaico, secondo l'interpretazione di Sergio Frau, ad aver mosso le Colonne fin nello stretto di Gibilterra. Conclusione impeccabile del mito e del rito, quello verbale, misurato solo da parole, senza compasso, che Alessandro il Grande rimpiazza con una carta geografica, la cui precisione è affidata ai passi - tanti quanti l'estensione dell'impero - compiuti dai Bematisti, gli uomini-contachilometri del condottiero macedone. La geopolitica del potere consegna nelle mani della nuova tecnica il destino dei luoghi: lo spazio fisico e la sua rappresentazione non sono più appannaggio della tradizione passata ma delle guerre future. Così dal canale di Sicilia, che parla fenicio, le porte dell'occidente migrano sull'Atlantico per formare un perfetto contrappunto con l'altro canale, quello sul Bosforo, con l'Ellesponto teatro dei miti troiani in cui le mura di una città erano estese tanto quanto lo strazio del cadavere del suo eroe. Ettore non guarda più il vicino Achille ma il sempre più distante Eracle e il Mediterraneo cambia forma nel tempo brevissimo in cui vengono tracciati ad Alessandria i nuovi confini del mondo.

Cartolina #166. Una riconfigurazione dei grandi centri economici e politici presenti in Europa, una nuova metropoli a cavallo tra due mondi che non si differenzia dalle altre se non per estensione e qualità. La luce elettrica simbolo della modernità novecentesca assicura la giusta densità al progetto: è di notte che il rumore visivo delle città rende più netti i loro confini e trasforma il simbolo di un passaggio nella chiave di volta della permanenza fatta di culture in perenne stato d'approccio. Continuamente decollano aerei e attraccano navi in quella che chiaramente è la Nuova Alessandria.
In apertura: Fernanda Ahumada de Toledo, Mexico D.F, <i>Light*</i>; qui sopra: Giorgio De Vecchi, Venezia, <i> Strait of Gibraltar</i>
In apertura: Fernanda Ahumada de Toledo, Mexico D.F, Light*; qui sopra: Giorgio De Vecchi, Venezia, Strait of Gibraltar
Cartolina #112. La linea metropolitana mette in comunicazione quartieri della stessa città – rive gauche e rive droite – brani di tessuto urbano che parlano una lingua comune, lingue comuni, che applicano leggi condivise che votano per la stessa politica che partecipano di una medesima economia. Un mezzo di trasporto per migrazioni quotidiane tra Europa e Africa racchiuso nella mappa tascabile di pendolari transcontinentali: "Ci vediamo alle 15:30 all'uscita della fermata di Ceuta, ti aspetto in cima alla scala-mobile, lato sud".
Sara Angelini, Paride Piccinini, <i>Fraglie Infrastructure #3</i>
Sara Angelini, Paride Piccinini, Fraglie Infrastructure #3
Cartolina #104. "Grazie a questi guanti – assicura François Périer a Jean Marais nel film Orphée – attraverserete lo specchio come fosse acqua". La celebre scena immaginata dal visionario Jean Cocteau rivisita il mito di Orfeo in chiave psicoanalitica utilizzando gli specchi come varchi dimensionali tra il mondo conscio del Super-io e la dimensione onirica dell'Es. Un espediente amatissimo dal grande cineasta francese che non perde oggi, citato con discrezione, la sua carica poetica. Nessuna tecnologia di comunicazione a distanza, niente wi-fi o skype, ma un silente ed erotico gioco di sguardi che obbliga gli spettatori – da entrambi i lati – a una lunga attesa, a un quotidiano voyeurismo. Aggraziata riconsiderazione sui tempi d'avvicinamento all'altro da sé: semplice ed effimera riflessione.
E se la soluzione al problema non venisse da Occidente? Da riconsiderare anche su quali sponde poggerà il ponte…
Vulmaro Zoffi, <i>Ouroboros</i>
Vulmaro Zoffi, Ouroboros
Cartolina #57. L'Ouroboros è il ritorno al mito delle origini, l'anello di congiunzione tra due culture in cui differenze e analogie si compenetrano, come nella tradizione antropologica che analizza il rito per comprenderne la legge. Un cordone rosso senza inizio e senza fine che mette in comunicazione due distanze e racconta di una storia la cui trama si tesse nel futuro ma i cui protagonisti affondano nel passato. "Il serpente che si morde la coda – scrive l'antropologo Gilbert Durand – indica che la fine dell'Opera rende testimonianza all'inizio".
Nikos Smyriis, Atene, <i>a rainbow is made of water and sunlight</i>
Nikos Smyriis, Atene, a rainbow is made of water and sunlight
Cartolina #15. Il ponte di Bifröst è un luogo mitologico che gli dei nordici utilizzavano per scendere sulla terra. Viene comunemente chiamato ponte ma in verità si tratta di un arcobaleno. La distanza tra questi due mondi, quello terreno e quello celeste, è basata sullo scarto di potere che separa umano e divino. L'arcobaleno non è la bilancia equilibrata della giustizia, il buon governo, ma una strada a senso unico tra povertà e ricchezza. Un mito appunto per chi crede ancora nella complessità delle leggende. Da una parte del ponte sta il povero sognatore, dall'altra la pignatta colma di monete d'oro che però svanisce prima ancora che sia terminata la pioggia, prima che si sia toccato terra.
esterni, Milano, <i>Gibraltar-Ceuta</i>
esterni, Milano, Gibraltar-Ceuta
Cartolina #111. Il viaggio legale. Non cambia nulla tranne il senso. Sintetico ed efficace, aspettiamo solo che entri in vigore nella tratta Ceuta-Gibilterra.
Orhan Ayyüce, Los Angeles, <i>Innerstructural Bridge</i>
Orhan Ayyüce, Los Angeles, Innerstructural Bridge
Cartolina #47. Molte cartoline inneggiavano al miracolo come soluzione per i problemi di dialogo interculturale, mostrando progetti infrastrutturali con maggiore o minore ironia, attraverso simboli più o meno riusciti. Mi chiedo quale sia qui, visto che il miracolo sembra già essere avvenuto, la vera terra promessa. Verso che direzione si muove l'esodo?
Gianfranco Setzu, <i>The Bridge of Breaths</i>
Gianfranco Setzu, The Bridge of Breaths
Cartolina #51 . Il salvagente da oggetto specifico progettato per il salvataggio diventa in questa proposta di ponte elemento di passaggio molto pop. Un'ironica considerazione - seguendo le istruzioni per l'uso – sulla reale condizione della traversata. Senza bisogno di mettere in campo volti dolenti e navi cariche di clandestini riporta il problema alla sua vera attualità, insolubile e difficilmente arginabile dove solo si può tentare di offrire espedienti per il primo soccorso.
Federica Doglio, Edoardo Riva, Torino
Federica Doglio, Edoardo Riva, Torino
Cartolina #40. Un omaggio a tutti i progetti che hanno raccontato con dovizia lirica il cimitero delle Balene di ferro. L'estetica della ruggine e la poetica della sostenibilità inesistente. Il mito della machine à habiter sembra davvero non ancora tramontato, forse è questo il vero ponte temporale tra le due culture: il mediterraneo presunto e pregiudiziale di Le Corbusier.
Shun Yao Luo, Cina
Shun Yao Luo, Cina
Cartolina #144. E se la soluzione al problema non venisse da Occidente? Le riconfigurazioni geografiche conseguenti alla sempre maggiore incidenza dell'andamento dei mercati asiatici sulle decisioni di politica internazionale cui l'intero sistema democratico mondiale sta andando incontro dimostrano come l'Europa non sia più un luogo adatto alla soluzione di problemi complessi. E la legge di Archimede viene applicata in modo preciso ed efficace da un giovane architetto cinese. Da riconsiderare anche su quali sponde poggerà il ponte…

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