Una storica azienda vinicola (1608), legata alla figura della contessa Enzenberg, aveva bisogno di essere ingrandita per dare spazio a cantine, a magazzini e a un punto vendita. Benché i vini Enzenberg si producano da quattrocento anni, il conte Michael Goëss-Enzenberg, proprietario dell'azienda e viticoltore, considera ancora Manincor come qualcosa di nuovo. E ciò poteva e doveva essere reso evidente attraverso l'ampliamento della cantina: Enzenberg non è soltanto un nobile viticoltore, ma anche il quarto 'architetto'. Il progetto rende giustizia ai parallelismi tra le idee e l'atteggiamento del conte nei confronti della vinificazione e le esigenze degli architetti. Ciò ha contribuito a far sì che l'architettura diventasse "un po' più autentica": soprattutto in questo mondo dell'architettura contemporanea applicata all'industria vinicola, dove spesso si preferisce puntare su considerazioni di carattere scenografico e sulle tecnologie della comunicazione.
La nuova cantina è situata a est dell'antico edificio e rispetta tutte le caratteristiche topografiche del luogo. L'obiettivo era quello di reinterpretare il paesaggio, invece di modificarlo. In superficie emergono così solo elementi individuali, 'ampliati' in rapporto alle parti preesistenti e collegati in modo funzionale al paesaggio circostante (vendita, sala di degustazione, ingresso). Il percorso che porta ai vigneti sovrastanti e le vedute, interne ed esterne, definiscono il concetto spaziale e la struttura dell'edificio. Ne risultano cavità e pareti inclinate, dovute non a un esplicito piacere di un design originale, ma alla topografia del luogo. Costruire sottoterra ha permesso di sfruttare anche le potenzialità geofisiche. Nascondere la costruzione e coltivare le viti sopra è un'operazione che va al di là della cosmesi del paesaggio. Nella profondità del terreno si trovano i locali per lo stoccaggio e le stanze di fermentazione, in collegamento con le vecchie cantine. Il sistema di circolazione dell'aria e quello di umidificazione e di ventilazione assicurano un'umidità ottimale e una temperatura stabile durante tutto l'anno.
In linea di principio, l'architettura ha bisogno di essere "abitabile": è un'altra regola valida non soltanto nel caso di questo edificio. Abitabilità anche da parte di microrganismi (un'ambizione di ogni cantina), una patina progettata ad hoc e il modo di utilizzare l'edificio: questi elementi formano parte del concetto, oltre alla rivendicazione dialettica di concetti come complessità e materializzazione, tettonica, spazio e luce, fenomenologia e pensiero semantico. Per fare di ogni spazio ciò che realmente è: invece di trasformarlo in un'architettura da salotto. Il cemento di alta qualità in qualche modo assumerà la stessa tonalità grigio-beige del luogo, mentre qualche piccolo stratagemma eviterà di renderlo chiaramente definibile come tale. Parti in acciaio arrugginito: non per fare colpo sui contemporanei, ma perché rappresentano la forma migliore di conservazione. Parti nere, progettate per svanire lentamente, come in un teatro o in sintonia con gli esistenzialisti francesi. Una buona illuminazione, sia naturale che artificiale. Il legno soltanto dove ha motivo di esserci, come scaffali o botti. Un concetto botanico di natura restituita. Tutti questi ingredienti dovrebbero bastare a dar sapore al cibo e a tener fede agli impegni architettonici. Dopo tutto, in primo piano dovrebbero esserci i vini della Manincor e non l'edificio.








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