di Lucy Bullivant

Un ampliamento concepito come un catalizzatore, un nuovo edificio opera degli architetti Herzog & de Meuron, dalla fisionomia ambigua e aperto sul lato sud occidentale della Tate Modern, darà occasione al museo d’arte contemporanea più visitato del mondo di svolgere un ruolo attivo nella rigenerazione del proprio contesto in occasione delle Olimpiadi del 2012. La proposta del nuovo edificio di undici piani si colloca sul lato meridionale della Tate Modern, sull’impronta dei serbatoi di gasolio della centrale elettrica dismessa; e si è già prestata a prevedibili critiche da parte di certi ombrosi addetti ai lavori dell’architettura britannica per la sua scala appariscente (70 metri; la ciminiera della Tate Modern è alta 99 metri) e per la sua visibilità dalla riva settentrionale del Tamigi.

Gli oltre 25 milioni di visitatori dall’apertura avvenuta nel 2000, cioè 4,1 milioni l’anno (il MoMA di New York ne ha 2,67 milioni) hanno indotto il direttore della Tate, Nicholas Serota, a creare un nuovo complesso destinato a essere un riferimento fondamentale nel quartiere della cultura che si sta rapidamente formando a Southwark. Fino a dieci anni fa era una sezione di lungofiume depressa e abbandonata invece che un polo d’attrazione per londinesi e turisti. Un quartiere della cultura suggerirebbe la necessità, anziché il divieto, di un’architettura vibrante, specialmente perché in questa fascia di lungofiume mancano da molto buoni edifici di nuova costruzione.

Il GLA di Foster è uno di questi; il London Eye difficilmente può essere considerato un edificio; la SwissRe di Foster nella City londinese nasce dalla tradizionale generosità di quest’ultima nei confronti della nuova architettura, e quindi un gesto riequilibratore appare assolutamente corretto. La situazione è destinata a cambiare in modo spettacolare nei prossimi anni, con la Palestra di Alsop, la Architecture Foundation di Zaha Hadid, il Bankside One, Two, Three di Allies & Morrison, tutti concepiti per trasformare questo “luogo fuori dal mondo”, mentre lo Shard di Renzo Piano al Ponte di Londra si innalzerà subito dopo, insieme con il prospetto di quattro nuovi edifici di Richard Rogers.

C’è infine un accordo con la Tate Modern per dare spazio in questo sito al Design Museum, perché ci costruisca la sua nuova sede entro sei anni. Il progetto di Herzog & de Meuron, una serie di contenitori impilati in forma di piramide, che ospitano vari tipi di spazi collegati da una spettacolare “viale verticale” (una lunga scala mobile), crea spazi migliori per i visitatori. Il nuovo centro di gravità, comune a edifici preesistenti e nuovi nell’unificazione, aumenta la capacità ricettiva della Tate Modern del 60 per cento, con 23.000 metri quadrati di nuovo spazio che, nelle speranze degli architetti, offriranno un’atmosfera intima e non formale. Un nuovo percorso pedonale sull’asse nord-sud garantirà permeabilità urbana, permettendo di passare dalla City all’edificio, tramite il Millennium Bridge, attraversandolo e procedendo a sud verso Southwark.

Un nuovo parco, di progetto locale, collegherà la aree a verde intorno al museo, le terrazze sul fiume e gli spazi aperti dietro la Tate Modern. L’identità dell’arte e il ruolo del curatore sono cambiati, e tuttavia a Londra all’epoca delle celebrazioni del Millennio non sono stati realizzati nuovi edifici che riflettano questa trasformazione; la Tate Gallery aveva una gran voglia di fare un passo avanti. 14.000 metri quadrati di nuovi spazi espositivi (ora sono 9.000, escludendo la Turbine Hall), con un incremento del 60 per cento, ampliano la prospettiva delle attività con dieci nuove gallerie (5.063 metri quadrati), di cui alcune a doppia altezza, per la fotografia, il cinema, il video, le performance e altre installazioni di lungo periodo. I due serbatoi di gasolio attualmente invasi dai topi saranno trasformati in un auditorio adattabile di 400 posti e in uno spazio per le performance.

Il panino da ingoiare seduti in un corridoio – uno soltanto dei sintomi di sovraffollamento della Tate Modern –dovrebbe diventare un ricordo grazie a sei nuovi caffè, bar e ristoranti, tra cui un secondo ristorante in cima all’edificio e una terrazza aperta al pubblico. Una serie di poli variegati come una città in miniatura – spazi didattici per la formazione istituzionale e non – aggiungeranno 1.567 metri quadrati di aree di servizio agli esistenti 1.000, compresa la Young Tate – uno spazio gestito da giovani, ‘incubatori’ dotati di spazi espositivi a uso delle realtà organizzate, sale per web-casting e area per le videoconferenze – e il Tate Forum, destinato a un programma di formazione per giovani adulti. Herzog & de Meuron, che hanno vinto il concorso internazionale per l’edificio fin dal 1995, sono stati nuovamente invitati nel gennaio 2005 a sviluppare un’ulteriore proposta per il lato sud ovest della costruzione.

La natura sinergica e comunitaria delle ambizioni della Tate ha richiesto un progetto liberamente fluido, lieve e cristallino, collocato dietro la sobria struttura neoclassica della centrale elettrica. Strutturalmente orientata su una griglia ortogonale, la complessa organizzazione spaziale è inserita in un involucro formale rustico e frammentato di lievi vetrate trasparenti fuse, con zone isolate più scure di pannelli di vetro opaco. Nell’interpretazione degli architetti si tratta sia dell’“erosione della piramide […] sia di una piramide in corso di emersione”. Le due forme costituiscono “un unico ma contrastante organismo”. Quale che sia il gioco di dualismi della nuova architettura, la Tate Modern ha sempre avuto l’intenzione di ‘completarsi’ rivitalizzando per un uso futuro le aree abbandonate dell’edificio. La EDF, il fornitore di energia elettrica proprietario della sottostazione attualmente situata nella centrale di distribuzione della Tate Modern, voleva ammodernarne le apparecchiature; perciò la Tate ha approfittato della rara occasione di traslocare l’impianto a sud in un’area più piccola dell’edificio, liberando spazio per espandersi sul lato meridionale.

I progetti di Herzog & de Meuron saranno presentati all’approvazione urbanistica entro l’autunno. Ruotare la Tate Modern per aprirla sul territorio degradato del suo lato meridionale è un’idea che piacerà. Per fortuna i nuovi progetti non prevedono lo “sguardo attraverso uno specchio oscuro” come un’esperienza futurista organica che il pubblico della Tate Modern potrebbe procurarsi.