Chiedere “che cosa può fare una professione” è un’interessante cartina di tornasole per misurare fino a che punto un mestiere viene universalmente compreso e definito. Chiedete che cosa può fare l’odontoiatria, oppure la ragioneria, e riceverete in risposta delle occhiate ironiche. Non è ovvio? Ma che cosa può fare il design? La perdurante ambiguità della parola e la sua recente tendenza a essere accostata praticamente a tutto (design delle attività d’impresa, design delle reti, design dei rapporti) ne fa un perfetto materiale per interrogativi esistenziali.
Prendiamo What Design Can Do (WDCD), il convegno di due giornate che si tiene ogni anno in maggio ad Amsterdam, che cerca di rispondere alla domanda facendo riferimento a un ampio ventaglio di attività e di fenomeni. La manifestazione offre una quantità di conferenze, di laboratori e di occasioni di stringere rapporti. Nutre anche grandi ambizioni: il fondatore dell’iniziativa Richard van der Laken spera che diventi “il maggior convegno multidisciplinare di design d’Europa, con un pubblico internazionale”.