L'oggetto ironico

Nel 1981, Domus si occupa di Philip Garner, designer che non perse mai la passione per i congegni futuristici, né l'aspirazione all'utopia di un mondo automatizzato, e che seppe semplicemente aggiungere al suo repertorio la coscienza dell'assurdità di tali congegni.

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Pubblicato in origine su Domus 621 / ottobre 1981

Le idee, i progetti e le realizzazioni di Philip Garner: un modo per rappresentare i limiti e le nevrosi americane.

Quando, sfogliando recentemente la rivista Home Video, ho visto alcuni progetti di Garner per una "nuova generazione" di congegni video sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla rinnovata capacità creativa di questo designer d'oltreoceano. Infatti già verso la fine degli anni sessanta Garner si industriava a progettare e realizzare oggetti, decori, strumenti, che alcuni critici amanti di etichette culturali avrebbero con troppa disinvoltura inserito all'interno di tendenze radicali o di controdesign.

Di fatto il lavoro di Garner, pur avendo una serie di affinità con esperienze radicali europee, se ne distacca per un dichiarato amore per tutto ciò che è tecnologia avanzata, una tecnologia sofisticata applicata a incredibili realizzazioni spesso ironiche alle volte provocatorie.
In apertura: Philip Garner, Closed Circuit Vanity, tavolo e specchio da make-up. Qui sopra: a sinistra, Philip Garner, Woofer. La radio portatile  pensata per una migliore fortuna nelle passeggiate e perché il proprio cane si senta finalmente realizzato. 1981. Foto Cari Zappo. Arredamento sprofondante. Proposta di messa in opera. Disegno 1973. <em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
In apertura: Philip Garner, Closed Circuit Vanity, tavolo e specchio da make-up. Qui sopra: a sinistra, Philip Garner, Woofer. La radio portatile pensata per una migliore fortuna nelle passeggiate e perché il proprio cane si senta finalmente realizzato. 1981. Foto Cari Zappo. Arredamento sprofondante. Proposta di messa in opera. Disegno 1973. Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Così, pur esprimendo la crisi di una generazione, il Garner degli anni Sessanta non ruppe del tutto con ciò che dal dopoguerra ad oggi rimane pur sempre l'utopia americana di un mondo automatizzato.
Philip Garner, serie di pattini, <em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Philip Garner, serie di pattini, Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Basterebbe guardare la mini-automobile (Grocar) costruita utilizzando un normale carrello da supermercato: il senso di questo particolare veicolo che racchiude tutta l'alienazione del mondo dei consumi contiene anche una sorta di messaggio riferito ai bisogni del futuro con tutte le caratteristiche di un progetto ambizioso come quello di un modello gigantesco quale siamo abituati a vedere sulle strade americane. Ecco quindi una mini macchina che non solo ha tutte le caratteristiche di efficienza del moderno design, ma che non sacrifica il gusto di autoespressione caratteristico degli americani.

"Alla robusta struttura della Grocar sono stati aggiunti una serie di sofisticati componenti meccanici, un elegante esterno e una serie di gadget opzionali, il tutto venduto in apposita scatola con accluse istruzioni per un facile montaggio"; una presentazione del veicolo che potrebbe appartenere al linguaggio del più banale sistema di vendita di oggetti di consumo ma che rivela tutta la sua intenzionalità con la nota finale "il carrello può facilmente essere reperito presso il più vicino supermercato".

La parola "reperito" ci rimanda a tutta una serie di immagini e progetti di riappropriazione e trasformazione del mondo degli oggetti e dei luoghi appartenenti ad un sistema che tra la fine degli anni Sessanta e i primi degli anni Settanta molti credettero di poter modificare.
L'automazione doveva produrre un mondo incredibilmente efficiente, che avrebbe potenzialmente eclissato il lato impietoso e barbarico della natura umana
A sinistra, Philip Garner, Doccia a sedere, per intraprendere una serie di attività che richiedono la posizione seduta come scrivere, sonnecchiare,  leggere, fare solitari. A destra, Philip Garner, Sedia TV, un'obsoleta mensola da TV è equipaggiata come seggiola comoda ed elegante. 1981. Foto A. Rapoport. <em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
A sinistra, Philip Garner, Doccia a sedere, per intraprendere una serie di attività che richiedono la posizione seduta come scrivere, sonnecchiare, leggere, fare solitari. A destra, Philip Garner, Sedia TV, un'obsoleta mensola da TV è equipaggiata come seggiola comoda ed elegante. 1981. Foto A. Rapoport. Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Garner ci prova ancora! Ma i suoi progetti più che trasformare la società in cui vive tendono a rappresentarne i limiti e le nascoste nevrosi; qualche didascalia relativa alle sue proposte o la lettura della sua autobiografia ci confermano il senso del suo lavoro. Ugo La Pietra
A sinistra, Philip Garner, costruzioni per la rivista <em>Home Video</em>: nuove idee sulla prossima generazioni di congegni video. 1981. Foto Dennis Pursue. A destra, Philip Garner, la colazione dei video campioni. Per mangiare la TV e guardare la TV al tempo stesso. <em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
A sinistra, Philip Garner, costruzioni per la rivista Home Video: nuove idee sulla prossima generazioni di congegni video. 1981. Foto Dennis Pursue. A destra, Philip Garner, la colazione dei video campioni. Per mangiare la TV e guardare la TV al tempo stesso. Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Philip Garner:
Sono cresciuto in America in quello che può essere chiamato il periodo "Neo Futurista", l'epoca immediatamente successiva alla seconda guerra mondiale, testimone di un frenetico sforzo di riconquista di immagini utopiche. Gli strumenti di cui ci si valse furono evidentemente materialistici e l'ispirazione venne da una parte dal desiderio di cancellare gli orrori e gli stenti della guerra, dall'altra dalla necessità di convertire le industrie che avevano lavorato per la guerra verso una produzione di beni di consumo.
Philip Garner, Backwards Car, automobile invertita. "Ho scelto per questo progetto la Chevrolet Biscayne due porte, per il suo stile esageratamente aerodinamico. Ho tolto l'interno e l'ho successivamente reinserito nel verso contrario, occupandomi io stesso di tutte le necessarie modifiche meccaniche. Ho montato i fari dietro le lenti dei fanalini di coda e il tergicristallo sul finestrino posteriore, rendendo in tal modo perfettamente legale la guida della macchina, Secondo la polizia californiana si trattava solo di una "macchina personalizzata". 1974. Foto Jeff Cohen
Philip Garner, Backwards Car, automobile invertita. "Ho scelto per questo progetto la Chevrolet Biscayne due porte, per il suo stile esageratamente aerodinamico. Ho tolto l'interno e l'ho successivamente reinserito nel verso contrario, occupandomi io stesso di tutte le necessarie modifiche meccaniche. Ho montato i fari dietro le lenti dei fanalini di coda e il tergicristallo sul finestrino posteriore, rendendo in tal modo perfettamente legale la guida della macchina, Secondo la polizia californiana si trattava solo di una "macchina personalizzata". 1974. Foto Jeff Cohen
Fu durante gli anni della mia prima adolescenza che questo fenomeno raggiunse il suo culmine e le immagini di design industriale e fantascienza divennero quasi sinonimi. L'automazione doveva produrre un mondo incredibilmente efficiente, che avrebbe potenzialmente eclissato il lato impietoso e barbarico della natura umana.
Philip Garner, Backwards Car, automobile invertita, schizzi. <em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Philip Garner, Backwards Car, automobile invertita, schizzi. Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Evidentemente era facile per un ragazzo, soprattutto se interessato alle cose di meccanica e dotato di un certo senso di stile teatrale, considerare questa eventualità senza scetticismo. Presto divenni un perfetto "tecno-romantico". La mia disillusione venne, assieme a quella di tutti gli altri, negli anni Sessanta, ma io non persi mai la mia passione per i congegni futuristici (specialmente l'automobile) né la mia aspirazione all'utopia di un mondo automatizzato.
Philip Garner, Cycliner, l'applicazione di laminato metallico a una bicicletta americana degi anni '50 rende possibile lo styling e il trattamento grafico sulle biciclette standard che normalmente non li prevedono. L'anello mancante tra la bicicletta e l'automobile. 1974. <em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Philip Garner, Cycliner, l'applicazione di laminato metallico a una bicicletta americana degi anni '50 rende possibile lo styling e il trattamento grafico sulle biciclette standard che normalmente non li prevedono. L'anello mancante tra la bicicletta e l'automobile. 1974. Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Semplicemente aggiunsi al mio repertorio la coscienza dell'assurdità di tali congegni. Su questi elementi si basa il mio lavoro di oggi. Mi ritengo fortunato di essere cresciuto nell'America postbellica, perché credo che in nessun altro paese del mondo si ebbe o si avrà mai quell'atmosfera. Philip Garner
<em>Domus</em> 621 / ottobre 1981; vista pagine interne
Domus 621 / ottobre 1981; vista pagine interne

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