Séance

Il film-documentario di Yuri Ancarani, Séance, su Carlo Mollino è, nelle intenzioni dell’artista, un’opera che va al di là del suo oggetto. Fa parte della mostra “Shit and Die” prodotta da Artissima e curata da Maurizio Cattelan assieme a Marta Papini e Myriam Ben Salah.

Yuri Ancarani, Séance, 2014, still da video
Il nuovo lavoro di Yuri Ancarani, visto nella Casa Museo Carlo Mollino, ne rivela le qualità sempre più affinate di filmaker – ormai questo è diventato, visto che i suoi lavori ne hanno la qualità e circolano nei festival di cinema oltreché nel più esclusivo ambito dell’arte e, in questo caso, in televisione.
Il documentario andrà in onda, in contemporanea alla mostra, di cui fa parte, “Shit and Die” – prodotta da Artissima e curata da Maurizio Cattelan assieme a Marta Papini e Myriam Ben Salah – su Sky Arte HD dal 4 novembre alle 20.30, con una programmazione continua durante Artissima e nel mese di One Torino sui canali 120 e 400 di Sky, e sarà disponibile anche su Sky On Demand.
Importa, e molto, che per Ancarani Séance sia un lavoro sull’artista in senso generale, su come sente un artista e perché si autodefinisce tale, proprio per questo ha scelto di mettere tutti i titoli in coda, di non dare allo spettatore elementi che potessero distoglierlo da questa sua intenzione. Mollino viene dopo, anche se il lavoro è un documentario sul noto architetto. Il film, un corto di trenta minuti, però è anche altro.

Ancarani costruisce una storia non priva di ironia, rendendo la casa un luogo affascinante, molto più di quanto non lo sia in realtà.

Popolata da luci sapienti e da un sound design d’eccellenza – costruito da Mirco Mencacci mescolando voci di persone morte e suoni ambientali – e abitata da due personaggi in carne ed ossa, più un “convitato di pietra”, casa e storia prendono vita. E alcuni passaggi, con inquadrature insistite e movimenti di macchina lenti, assumono qualità pittoriche che fanno emergere tonalità di gialli, verdi e rossi, da leggersi, a seconda del repertorio visivo di riferimento, come quasi pop o addirittura quasi rinascimentali.

Yuri Ancarani, Séance, 2014
Yuri Ancarani, Séance, 2014. Still da video

Sèance, è la parola con la quale si definisce un tentativo di entrare in comunicazione con gli spiriti. Ancarani racconta la storia di una curiosa séance avvenuta nella casa-museo.

Il “custode” della casa-museo di Mollino, Fulvio Ferrari – che ha ricostruito l’appartamento pezzo per pezzo e l’ha aperto agli studiosi nel 2000 – in abito bianco, di vago sapore sacerdotale, passa l’aspirapolvere, stira la bianca tovaglia cifrata a mano e apparecchia la tavola, ed è qui che l’ironia di Ancarani emerge, non si può prendere troppo sul serio una séance.

E poi si parte da sotto il tavolo da pranzo sorretto da colonne, con un punto di vista molto basso, per dire che siamo proprio qui, nella casa dell’architetto.

Costruita la situazione, un close-up su un volto di donna, una psicologa che interpreta se stessa e Mollino al contempo. Parla con lo spirito dell’architetto.

Yuri Ancarani, Séance, 2014
Yuri Ancarani, Séance, 2014. Still da video
La donna a occhi chiusi, parla al maschile. L’effetto è parecchio straniante, orecchini e collana e anello con turchesi dicono, insieme alla voce, di un’immagine proprio femminile. Il tono è piano, le parole ben scelte ma una donna che parla al maschile, si fa uomo per interpretare l’artista e il suo punto di vista sull’arte, la bellezza e persino le relazioni sentimentali tra i due sessi sembra, nel 2014, un paradosso. Come se una donna nel sacrario non potesse che annullarsi. Ancarani insiste sul suo volto.
Poi accade che il “custode” vuole proprio parlare con lo spirito del morto e porta alla donna le sue domande, qui il lavoro prende una breve piega realistica, Ancarani è costretto a documentare. Nonostante la pulizia delle immagini del tutto prosaiche in questo punto, fa capolino la Torino dell’occulto – una delle ossessioni dello stesso Mollino – del culto dei morti, dei pensieri su vita e morte. Le risposte sono intense, autentiche (?), le parole sembrano essere proprio quelle di Mollino, di un artista, del suo punto di vista sulla bellezza e l’arte.
Yuri Ancarani, Séance, 2014
Yuri Ancarani, Séance, 2014. Still da video

Ma in effetti la psicologa è stata invitata a cena, questa la scusa con cui è arrivata alla casa-museo perché poi Ancarani girasse la séance.

E allora il “custode” ricompare in veste di cameriere e le riempie il piatto con ravioli e sugo. La tavola è apparecchiata per due ma un solo piatto è riempito, l’altro coperto resta vuoto: gli spiriti non mangiano, che diamine!

E già, il Don Giovanni e il suo convitato di pietra ben si addicono alla situazione e un po’ anche a Mollino che in vita ha cercato molte donne. Il tormento e la solitudine del Mollino Don Giovanni affiorano nelle parole della psicologa, dice che solo l’arte, l’opera, è stabile le relazioni sentimentali no. Possiamo dargli torto?

Il film, anzi l’opera, di Ancarani si chiude con bellissime riprese della casa, del panorama, straordinario, che si gode dal terrazzo. È la sua di sensibilità d’artista che fa sparire la polvere, quella vecchiezza che le case si portano addosso quando non sono abitate.
Yuri Ancarani, Séance, 2014
Yuri Ancarani, Séance, 2014. Still da video

Fulvio Ferrari, coadiuvato dal figlio, racconta, prima della proiezione, la storia e l’interpretazione della casa, dai pavimenti alle tende. Carlo Mollino non l’ha mai abitata e secondo Ferrari era la casa del “Riposo del guerriero”. Ferrari si riferisce alle riflessioni di Mollino sulla vita ultraterrena, ispirate alla filosofia degli antichi egizi e alla sua passione per l’occultismo; così interpreta la camera con un letto singolo a barca, la moquette blu e le farfalle. Ogni dettaglio è preso in esame e ricondotto a questa antica idea dell’ultraterreno.

Come dimenticare, però, che proprio negli anni in cui Mollino costruiva questo appartamento – vi si dedica tra il 1960 e il ‘68 – usciva il film diretto da Roger Vadim, Le Repos du guerrier, con Brigitte Bardot (1962) tratto dall’omonimo romanzo di Christiane Rochefort pubblicato in Francia nel 1958, che è stato parte della cultura dell’epoca e che aveva suscitato allora un certo dibattito, sia sul romanzo e i suoi personaggi sia sul film. Il romanzo racconta la difficile relazione tra uno scrittore – l’intellettuale – e una borghese, una storia d’amore, di sesso e incomprensione.

 

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Yuri Ancarani, Séance, 2014
Yuri Ancarani, Séance, 2014. Still da video

Yuri Ancarani
Séance, 30min, 2014, colori, italiano, video HD
Con: Albania Tomassini, Fulvio Ferrari
Prodotto da: Dugong, Sky Arte HD
Produttore associato: Antonella Rodriguez Boccanelli
Con il supporto di: Film Commission Torino Piemonte, Fondazione Casa Museo Carlo Mollino
Camera e montaggio: Yuri Ancarani
Seconda camera: Giuseppe Favale
Assistente alla camera: Caterina Viganò
Compositing: Simone Rovellin
Fonico di presa diretta: Mirco Mencacci
Assistente fonico presa diretta: Silvia Bandini
Campionamenti ed elaborazione del suono: Andrea Ciacchini
Post-produzione audio: Sam, Mirco Mencacci, Silvia Bandini, Piergiorgio De Luca, Andrea Ciacchini, Marco Gorini

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