Borsani e Mattei. Una questione di contract

La Tecno per gli interni del Palazzo per uffici ENI a San Donato Milanese, 1956. Un modello innovativo di un sistema integrato contract applicato a una grande commessa.

Osvaldo Borsani, poltrona P32, Tecno, 1956

generale ha costi­tuito certamente uno dei filoni più prolifici e con­solidati. L’esperienza italiana, per quanto succes­siva a quella di altri Paesi industrializzati, ha rappresentato tuttavia anche a livello interna­zionale, grazie ad alcuni casi eccellenti, un model­lo innovativo per quanto riguarda l’industrial design. Dopo alcuni progetti sperimentali come quelli di Gio Ponti per il Palazzo Montecatini a Milano nel 1936 o quello di Giuseppe Pagano per l’Università Bocconi di Milano nel 1941, si deve arrivare ai primi anni Cinquanta per veder nasce­re un vero nuovo programma industriale di siste­ma per ufficio integrato applicato a una grande commessa.

Due emblematiche figure di impren­ditori-progettisti – Enrico Mattei e Osvaldo Bor­sani – sono i protagonisti di questa storia che, con il caso del primo Palazzo ENI di San Donato Mila­nese del 1956, ha segnato una pietra miliare nel campo del design degli arredi per ufficio in una prospettiva di vero e proprio sistema integrato contract. Il nome di Mattei significa, appena dopo l’ultima guerra mondiale e nei primi anni Cin­quanta, il rilancio economico del Paese con l’ENI, l’Ente Nazionale Idrocarburi, del quale è l’ideato­re e il presidente. Dopo un brillante programma di trivellazione per il gas metano in alta Italia, Mattei riesce a conquistare importanti contratti di licenza per lo sfruttamento del petrolio norda­fricano, ‘soffiandoli’ addirittura al monopolio delle cosiddette “sette sorelle” transnazionali.

Osvaldo Borsani è il fondatore nel 1953, con il fratello gemello Fulgenzio, della rivoluzionaria azienda di mobili prodotti industrialmente, de­nominata non a caso Tecno. Ma l’esperienza di Borsani parte dalla fine degli anni Venti quando, ancora giovanissimo, inizia a lavorare nell’azien­da di forniture d’arredo ABV (Arredamenti Bor­sani Varedo), fondata dal padre Gaetano Borsani nel 1923, della quale diventerà dai primi anni Tren­ta l’art director-designer. ABV è specializzata in interni per una clientela alto borghese, ma nel contempo amplia il suo interesse anche verso com­messe per piccoli spazi pubblici quali negozi, bar, uffici professionali, di fatto le attività commer­ciali di molti loro clienti.

A partire da questo trascorso si capisce quella che sarà una caratteristica saliente del neonato progetto Tecno, che sicuramente si ricollega alle origini dell’atelier ABV, ovvero la realizzazione, insieme al progetto del prodotto di serie (aspetto fondante della Tecno), anche di alcuni progetti ‘speciali’ o, potremmo meglio dire, “su misura” che ancora oggi sono classificati internamente come “grandi lavori”.
Fondamentale differenza tra le due aziende è che mentre in genere in ABV i progetti “su misura” riguardavano interni di piccole o medie dimen­sioni, per lo più domestici, in Tecno l’interesse si sposta via via verso edifici di grandi dimensioni, d’uso collettivo, con complessi problemi tecnolo­gici, quali aeroporti, stazioni, ospedali e palazzi per uffici. Il caso che dà avvio a questa importan­te storia si concretizza, quasi per coincidenza, grazie alle ampie vedute e alla determinazione di una personalità centrale ed emblematica dell’I­talia postbellica: Enrico Mattei.

Si racconta che un giorno, mentre si trovava a Milano negli uffici dell’avvocato Balestrini, sto­rico cliente di ABV, Mattei notò la qualità del di­segno e della fattura di quei mobili sobri ed ele­ganti e si informò per conoscerne gli autori. Le personalità forti di Borsani e di Mattei si incon­trarono subito sul piano della concretezza, dello spirito d’iniziativa e del senso del primato nel proprio campo. Come primo incarico furono as­segnati alla Tecno la ristrutturazione e l’arredo degli uffici in via Tevere a Roma, ma la prima veracommessa “grandi lavori” è l’allestimento e l’ar­redamento interno del nuovo palazzo ENI a San Donato Milanese, posto a suggello di quella citta­della voluta da Mattei e denominata Metanopoli. Progettisti dell’edificio sono Marcello Nizzoli e Mario Oliveri, il primo già fondamentale collabo­ratore per il design dei prodotti e per l’architet­tura dell’Olivetti, industria celebre per il suo in­novativo ruolo di servizio nel campo degli uffici e punto di riferimento per la cultura dell’industrial design a livello internazionale. Il tema degli uffi­ci, in chiave moderna, è nell’Italia di quel periodo un terreno nuovo da coltivare. Il progetto Tecno aveva già iniziato dal catalogo del 1954-1955 a pun­tare la propria attenzione sulle caratteristiche ‘tecniche’ ed efficienti di questo settore in grande evoluzione. L’edificio disegnato da Nizzoli e Olive­ri ha una pianta giocata sulla combinazione di esagoni che si sviluppano organicamente e gene­rano spazi interni tanto interessanti quanto in­consueti. La scelta progettuale di Borsani è quel­la di non forzare quel sistema con pezzi precosti­tuiti difficilmente integrabili, ma piuttosto di cercare di interpretare quelle forme sghembe con diversi elementi mobili, dinamici, alcuni dei qua­li disegnati a partire da quel principio generativo, quindi più organici al sistema impostato da Niz­zoli e Oliveri. Borsani diventa quindi non un sem­plice arredatore, ma un vero e proprio interprete di quell’innovativo concetto di lavoro d’ufficio racchiuso nel progetto di Nizzoli e Olivieri. Alla base della proposta di Borsani, certamente ispi­rata anche dalla coraggiosa visione imprendito­riale di Mattei, c’è un originale e rivoluzionario concetto di democraticità dell’arredo portato nel­lo spazio del lavoro terziario.
“Molteplici sono infatti le soluzioni formali e tecnologiche”, ha osservato Giuliana Gramigna, “con cui Borsani risponde a un progetto caratte­rizzato da soluzioni avanzate e insolite: dalla cre­azione della scrivania T96, a forma di boomerang, forma che parve la migliore per locali a pianta esagonale, inserita successivamente nel catalogo aziendale, alla realizzazione di armadiature-pa­rete collocate tra uffici e corridoi dove le decora­zioni lignee riprendevano i motivi che caratteriz­zavano la struttura esterna dell’edificio” (Giulia­na Gramigna, Borsani, Enrico Mattei e gli uffici ENI, in Giuliana Gramigna, Fulvio Irace (a cura di), Osvaldo Borsani, Leonardo De Luca Editori, Roma 1992).

Nasce così uno spazio senza soluzione di continuità sia in termini funzionali sia in termi­ni tecnico-materici. Borsani propone una suddi­visione interna principalmente affidata ad arma­diature componibili poste lungo i perimetri inter­ni che dividono gli spazi di connessione e gli uffi­ci. Il tutto è realizzato attraverso un massiccio utilizzo del legno, come materiale dominante e come fil rouge che unisce sia le pareti divisorie sia gli arredi più mobili come le scrivanie. Lo studio Tecno prevede l’utilizzo di arredi su misura e an­che un ampio uso di mobili di serie, fiore all’oc­chiello dell’appena costituito catalogo aziendale (come la poltrona P32 e il divano D70). Il principio che guida il disegno degli interni per Borsani, qui nell’allestimento degli uffici e della foresteria ENI (dove nasce il letto a struttura snodata L77), segue quell’idea di sistema di arredo per unità d’uso, il quale privilegia una visione e un concetto di spa­zio unicum, perseguito attraverso una continuità visiva e materiale delle parti e degli elementi e non da un semplice coordinamento stilistico-for­male degli stessi.

L’esperienza progettuale e produttiva con En­rico Mattei e l’ENI è per la Tecno un trampolino di lancio fondamentale per affrontare altri proget­ti speciali: “grandi lavori” dove mettere al servizio del cliente quella particolare combinazione di design tecnologico, tipologico e formale che insie­me alla radicata “qualità del fare” sarà una costan­te del progetto Tecno ideato e perseguito da Osval­do Borsani.

Immagine di apertura: la poltrona P32 disegnata da Osvaldo Borsani per Tecno (1956)

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