Questo numero di Domus si intitola “La moda è urbanistica”. Winy Maas ricorda nel suo editoriale che tutti hanno la responsabilità di contribuire ad un futuro sostenibile e che le azioni su piccola scala possono avere un impatto altrettanto grande di quelle su larga scala. La fashion designer Iris van Herpen spiega come la moda incontra l’urbanistica, cercando un nuovo dialogo tra moda, architettura, natura e tecnologia. I prodotti per la città del futuro sono presentati nell’articolo “Il design è vivo”: tra i progetti in cui si svela il potenziale della natura, Biogarmentry di Roya Aghighi è un tessuto vivo capace di purificare l’aria con le sue cellule fotosintetiche.
L’articolo sulle piantagioni di palma da olio, che stanno trasformando il paesaggio e causando danni all’ambiente e alle comunità rurali, riflette sulla violenza ecologica che sta dietro al cibo che mangiamo. Il numero di Domus parla dell’incendio di Notre-Dame, mostrando alcune delle proposte di progetti discussi per la ricostruzione della cattedrale parigina.
L’intervista a Gaëlle Hamonic e Jean-Christophe Masson parla della città del futuro: compatta, densa e integrata alla natura. Una città immaginaria di un’altra epoca è quella che si vede in The Jetsons, la sitcom animata che immaginava un futuro con auto volanti, jatpack, cameriere robot e marciapiedi mobili.
Nel numero si spiega perché la migrazione può essere un acceleratore del problema degli alloggi, con un’analisi delle città tedesche e della loro trasformazione per integrare i rifugiati. Alla fine del numero, una foto di Yan Wang Preston del Parco Egongyan, in Cina, dalla serie Forest.
Con la rivista gli allegati Domus EcoWorld, The UN global goals in practice e Domus paper.